Non ci sono le coperture. Per questo motivo salta, o per lo meno verrà procrastinata, l’annunciata flessibilità in uscita dal lavoro al fine di correggere il ripido innalzamento dell’età pensionabile.
I sindacati che all’unisono considerano un errore il rimando della flessibilità chiedendo che la norma venga inserita nella prossima legge di stabilità, sono sul piede di guerra. Preoccupato anche il numero uno degli industriali, Giorgio Squinzi, che ammette: “Le coperture sono tutte da rivedere e da ricalcolare. Quindi non mi posso esprimere, comunque il problema è serio”. Sul punto cerca di spegnere la polemica il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che mantiene in agenda la questione della flessibilità, sulla quale “non siamo nemmeno partiti, per un principio di buon senso: si annuncia una cosa sulle pensioni quando si è sicuri di farla, spererei di farlo comunque nelle prossime settimane o nei prossimi mesi, io sono fiducioso su questo”. Nel corso di Porta a Porta, il premier conferma: “Dobbiamo trovare un meccanismo per cui chi vuole andare un po’ prima in pensione prendendo un po’ meno soldi possa andarci, ora dobbiamo vedere quanto prima e quanti soldi”.
Restano comunque le forti critiche espresse dai sindacati. Per la Uil, ad esempio, “sarebbe letteralmente incredibile se il Governo rinviasse l’introduzione della flessibilità di accesso alla pensione ripetutamente annunciata negli ultimi mesi dal Presidente del Consiglio e dal ministro del Lavoro”. Per il segretario confederale, Domenico Poretti, “ci troveremmo di fronte al protrarsi di iniquità ed ingiustizie alle quali tutti dicono di voler porre rimedio”. Ancora più dura la Cgil secondo cui “è indispensabile che la legge di stabilità affronti il tema delle pensioni, introducendo quella flessibilità necessaria da un lato a dare risposte più eque a chi è in procinto di uscire dal mondo del lavoro e dall’altro in grado di consentire l’accesso allo stesso per i giovani. Le risorse, quando vi è l’intenzione, si cercano e si trovano”.