Crisi banche, le nuove mosse del Governo

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A salvare le banche saranno prima di tutto gli azionisti, successivamente gli obbligazionisti che hanno sottoscritto bond dell’istituto in difficoltà e dopo i correntisti. Tuttavia, solo quelli con depositi al di sopra dei 100mila euro.

Se tutto ciò non fosse sufficiente, toccherà allo Stato intervenire con i soldi di tutti i contribuenti. Con il decreto attuativo della direttiva europea Brrd che contiene anche le norme sul salvataggio (‘bail-in’) delle banche, già recepita dal Parlamento in via definitiva a inizio luglio, il governo allinea l’Italia alle direttive europee. Il decreto è stato approvato in via preliminare nel consiglio dei ministri di oggi, durato un paio d’ore.

In particolare la direttiva, ha spiegato il Tesoro, prevede misure per prevenire l’insorgere di crisi e misure di intervento precoce idonee ad affrontare con successo casi di banche in difficoltà, misure preparatorie perché una eventuale risoluzione possa essere condotta rapidamente e con i minimi rischi per la stabilità finanziaria del Paese, strumenti di risoluzione comuni a tutti i Paesi membri per risolvere efficacemente le crisi in alternativa alla liquidazione quando la crisi stessa potrebbe avere un impatto sull’intero settore e infine l’istituzione del Fondo nazionale di risoluzione. Il bail-in è uno strumento di risoluzione che si attiva qualora l’azzeramento del capitale non sia sufficiente a coprire le perdite. Questo strumento consente alla Banca d’Italia (l’autorità nazionale di risoluzione) di svalutare alcune categorie di crediti vantati da terzi nei confronti della banca, così come di convertire quei crediti in azioni al fine di soddisfare esigenze di ricapitalizzazione.

Con le nuove norme nessun creditore può subire perdite maggiori di quelle che avrebbe sopportato in caso la banca fosse stata sottoposta a liquidazione coatta amministrativa secondo la normativa oggi in vigore. La direttiva invece esclude esplicitamente alcune categorie di crediti.

 

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