Eni scommette sull’Egitto. Proprio il Paese in cui due mesi fa il cane a sei zampe ha scoperto il più grande giacimento di gas nel Mediterraneo è al centro dei prossimi obiettivi dell’azienda.
L’azienda italiana si è aggiudicata due nuove licenze esplorative nel mare egiziano, nell’ambito dell’asta internazionale competitiva Egas 2015. In seguito ai due investimenti, Eni diventa operatore del blocco North El Hammad con la quota del 37,5% (in compartecipazione con British Petroleum al 37,5%, e con Total al 25%) e acquisisce la partecipazione del 50% nel blocco North Ras El Esh, in condominio con Bp, che avrà il ruolo di operatore.
I due blocchi, che saranno gestiti attraverso la controllata Ieoc – Eni è presente nel paese dal 1954 ed è il primo produttore con una quota propria di circa 190.000 barili di olio equivalenti al giorno – “sono situati nelle acque poco profonde dell’offshore egiziano adiacente al Delta del Nilo e sono situati rispettivamente a Sud-Ovest dell’area di El Temsah e a Ovest dell’area di Baltim, dove Eni opera campi e infrastrutture di produzione già esistenti”, si legge in una nota. Le due aree aggiudicate si estendono, rispettivamente, per 1.389 e 1.927 chilometri quadrati, e arrivano poco dopo la scelta di esplorare i blocchi offshore di Karawan e North Leil, nelle acque profonde del Mediterraneo.
La scoperta annunciata a fine agosto a Zohr, al largo di Port Said, ha un potenziale di 850 miliardi di metri cubi di metano, e garantirà per un ventennio il fabbisogno del paese del Nilo. Lo ha rimarcato il presidente del consiglio Matteo Renzi, parlando all’assemblea degli industriali di Treviso: “L’intervento dell’Eni in Egitto non è solo gas, non è solo un campo, è un pezzo della strategia del paese. L’Italia nei prossimi venti anni in Africa dovrà essere leader, non solo in Libia ma in tutto il continente. Il mondo ha un bisogno disperato del nostro paese”.