Operare nell’Artico significa lavorare in un contesto complesso, in un ambiente molto sensibile e ricco di biodiversità, nel quale prestare la massima attenzione agli ecosistemi locali.
Tutte le attività devono essere condotte seguendo norme ben precise e utilizzando tecnologie di ultima generazione, che garantiscano la sicurezza degli operatori e una collaborazione continua con le comunità locali.
Dopo l’enorme impegno su questo fronte, oggi Eni si sta finalmente preparando per attivare la piattaforma Goliat, il colosso da 64mila tonnellate progettato per resistere alle più temibili tempeste artiche.
Ecco quanto affermato dall’ a.d. di Eni Claudio Descalzi, interpellato a margine della cerimonia di premiazione degli Eni Awards a proposito dell’avvio della produzione nel giacimento di Goliat, in Norvegia: “Confermo quanto detto. Siamo assolutamente pronti per partire. Trattandosi di un ecosistema molto sensibile stiamo facendo i testi di sicurezza e li facciamo molte volte.”
Il Cane a Sei Zampe lo ha sempre indicato come uno degli obiettivi principali del 2015, obiettivo che sta per essere raggiunto nei tempi prestabiliti.
Il progetto relativo alla piattaforma Floating and Production Storage Offloading Unit ha impiegato sistemi tecnici a basso rischio per l’ambiente e per le persone impiegate, pur considerando le condizioni estreme che caratterizzano l’area, ovvero l’inverno artico – con bassissime temperature e lunghi mesi di oscurità – e le mutevoli e talvolta pessime condizioni del mare.
La navigazione della piattaforma FPSO è durata 63 giorni ed è terminata il 17 aprile, dopo aver percorso 15.608 miglia nautiche. Le operazioni di “float off” si sono concluse il 23 aprile e hanno permesso il rilascio della piattaforma in acqua in una situazione di galleggiamento, lasciando la nave da trasporto semisommergibile Dockwise Vanguard.
Partita dal cantiere coreano di Ulsan il 14 febbraio scorso, Goliat ha viaggiato attraverso l’Oceano Indiano circumnavigano l’estremità sud dell’Africa, per poi puntare a nord attraverso l’Atlantico fino alle isole britanniche e raggiungere Hammerfest, nella Norvegia settentrionale.
Il giacimento Goliat sarà il primo giacimento a olio in produzione nel Mare di Barents, con impatto ambientale minimo, grazie all’alimentazione elettrica da terra e al concetto operativo “zero discharge”.
La FPSO di tipo Sevan 1000, costruita nel cantiere Hyundai a Ulsan in Corea, è il più grande e sofisticato impianto di produzione e stoccaggio cilindrico del mondo, costruito con le più avanzate tecnologie, che hanno permesso di superare le difficoltà tecniche e ambientali legate all’operatività in un ambiente ostile come quello Artico.
Per approfondire l’argomento è possibile consultare il seguente link: http://www.eni.com/it_IT/sostenibilita/case-studies/2013/tecnologie-eni-sfide-artico.shtml