Sulla tassazione legata alla prima casa, in Italia, non si muove foglia che Bruxelles non voglia. In effetti nonostante molti annunci e tante promesse, per ora siamo ancora nel limbo del niente di fatto ma l’Europa dice di volerci vedere chiaro su quello che sta succedendo nel nostro Paese.
Cosa consiglia Bruxelles agli stati europei? Tutto è riassunto nelle parole del vicepresidente della Commissione UE Valdis Dombrovskis:
Normalmente la Commissione consiglia agli Stati di spostare il peso della tassazione dal lavoro a consumi, proprietà o capitali, l’azione intrapresa dal governo italiano non va in questa direzione, quindi dovremo discutere con loro le ragioni e le potenziali implicazioni.
Questo vuol dire che se anche la tassazione resta una prerogativa dei vari stati, è anche vero che le normative varate non devono far prevedere degli squilibri economici futuri. Meglio sarebbe secondo tanti esperti, intervenire sulla riduzione del carico fiscale sul lavoro invece che concentrarsi su gabelle che poco offrono in termini di sviluppo.
> TASI abolita anche per le abitazioni di prestigio?
In Italia, ricordiamolo, non si paga più l’IMU sulla prima casa a meno che non sia un’abitazione di lusso. Si paga inve la TASI con un’aliquota massima allo 0,33% del valore catastale. Sulle seconde case la TASI deve essere sommata alll’IMU con un’aliquota complessiva massima dell’1,14%.
Quello che accade nel resto d’Europa non ricalca certo il sistema italiano. In Francia, tanto per fare un esempio, il proprietario di un immobile deve pagare la taxe foncière sulla prima e sulla seconda casa, applicata ai valori catastali dell’immobile e secondo aliquote differenti in base alla località. Si deve poi aggiungere a questa aliquota anche un’imposta sulla ricchezza che rende più “equilibrata” la tassazione.