Sembrava dovesse non finire mai il periodo del lusso, invece con la crisi di Burberry tornano in primo piano le difficoltà delle grandi firme. Ecco un’analisi della situazione proposta da FashionMag che parte dalla crisi delle vendita dei prodotti del brand in Cina.
Il gruppo del lusso, ha annunciato il 15 ottobre, ricavi retail in crescita del 2% a 774 milioni di sterline nei sei mesi chiusi il 30 settembre 2015, contro le attese degli analisti per 818 milioni. È un gioco di aspettative che comunque rivela che l’azienda non è ancora nella situazione seria e grave che si potrebbe pensare.
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Il fatturato del colosso britannico nel semestre chiuso al 30 settembre si è attestato a 1,105 miliardi di sterline (1,485 miliardi di euro), stabile rispetto 1,100 miliardi di sterline dello stesso periodo dell’anno precedente. Le previsioni degli analisti erano per ricavi a quota 1,16 miliardi. In particolare, le vendite in Asia sono scese del 2% a cambi correnti.
Le vendite su un perimetro omogeneo di negozi sono aumentate dell’1% (con un calo nella regione Asia e Pacifico) a fronte di un consensus di +5%. In borsa il titolo ha perso in giornata circa il 12% intorno ai minimi da due anni e mezzo.
Il settore del lusso, e quindi anche i titoli italiani, che erano già rimasti scossi all’inizio della settimana dai dati deludenti del comparto moda e pelletteria di LVMH ne ha risentito.
“Se LVMH rallenta e Burberry precipita, allora anche le aziende del lusso italiano avranno poco di cui gioire”, ha commentato Luca Solca, responsabile del settore lusso di Exane BNP Paribas.