Le sofferenze bancarie superano la soglia dei duecento miliardi di euro a settembre, portandosi a 200,4 miliardi, e la loro incidenza sul totale dei prestiti è salita ai massimi da 20 anni.
E’ quanto si evince dal bollettino mensile dell’Abi, secondo il quale Ii prestiti delle banche italiane alle famiglie e alle imprese sono calati a ottobre dello 0,3% su base annua, la stessa flessione registrata a settembre.
Venendo al monte dei crediti di difficile esigibilità, la crescita continua ininterrotta da diversi anni; tra settembre 2014 e settembre 2015 i prestiti più a rischio sono aumentati di 23,5 miliardi di euro e solo in un mese di 2 miliardi. Qualche segnale di rallentamento emerge dalle percentuali, considerato che la crescita delle sofferenze in un anno è stata del 13,5%, mentre a settembre del 2014 l’incremento annuo era stato del 22,4%. Le sofferenze rappresentano a settembre il 10,5% del complesso degli impieghi, il valore più alto dell’ultimo ventennio: a fine 1996 l’incidenza era pari al 9,9% mentre a dicembre 2007, prima dell’inizio della crisi, il rapporto era al 2,8%. La percentuale a settembre raggiunge il 17,4% per i piccoli operatori economici e il 17,9% per le imprese. L’ultimo dato disponibile dell’Abi, risalente a giugno scorso, rivela che gli affidati in sofferenza sono oltre 1,18 milioni.
Quanto alla dinamica del credito, l’Abi parla di “segnali positivi” che emergono per le nuove erogazioni di prestiti bancari. Sulla base di un campione rappresentativo di 78 banche, che rappresentano circa l’80% del mercato, i finanziamenti alle imprese hanno segnato nei primi nove mesi del 2015 un incremento di circa il +16,2% sul corrispondente periodo dell’anno precedente (gennaio-settembre 2014). Per le nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di immobili, sempre nello stesso periodo, l’associazione bancaria italiana ha rilevato un incremento annuo del 92,1% rispetto al medesimo arco temporale del 2014.