Il fatto che l’economia sia in una fase di ripresa stimola moltissimo i lavoratori alla mobilità nazionale e internazionale. Tuttavia il clima globale è ancora incerto e in moltissimi casi capita che non tutto vada per il verso giusto.
Pietro Reichlin, economista e docente alla Luiss, commenta con Labitalia i dati diffusi oggi dall’Istituto di Statistica rispetto alla crisi. Il suo discorso può essere considerato una lucida analisi della situazione italiana.
> La mobilità dei talenti promossa dall’ottimismo
“L’Istat con i dati su Pil e occupazione di oggi, non ci segnala grandi novità. Forse non c’è da essere particolarmente ottimisti, ma la ripresa c’è, anche se in quadro globale molto incerto. E dunque è una ripresa da consolidare. Per quanto riguarda il mercato del lavoro -aggiunge Reichlin- c’è qualche segno incoraggiante, accompagnato però dalla crescita degli inattivi”. Un fenomeno, quello delle persone che non hanno e non cercano lavoro, che però, spiega il professore “va visto come dato di lungo periodo”.
“Basti vedere quello che sta succedendo negli Usa: anche con una forte ripresa la partecipazione al mercato del lavoro è più bassa che negli anni ’50”, ricorda Reichlin che ribadisce: “L’andamento degli inattivi è una tendenza di lungo periodo su cui incidono una molteplicità di fattori, tra cui anche il cambiamento demografico della popolazione”.Per quanto riguarda il Pil, spiega Reichlin “anche se le stime preliminari erano un po più alte e davano una crescita tendenziale dello 0,9%, non stupisce il dato dello 0,8%”.
Nel periodo intercorso tra le due stime, spiega l’economista si è assistito sia alla battuta d’arresto delle economie emergenti, sia alla crescita della domanda interna. Qualcosa si muove anche se il movimento non è del tutto strutturato.