Eni ha raggiunto in modo positivo l’accodo sui crediti vantati nei confronti dell’Iran. Lo ha annunciato l’ad del gigante oil italiano, Claudio Descalzi.
“Abbiamo finalizzato, non abbiamo ancora scritto, ma abbiamo trovato l’accordo”, ha evidenziato il top manager, presente oggi alla Cop21, la conferenza mondiale sul clima di Parigi, per una colazione con il segretario generale dell’Onu, Ban ki-moon, e il segretario di Stato americano, John Kerry.
I crediti vantati dal gigante oil italiano si aggiravano intorno agli 800 milioni di dollari. Alcune fonti qualche settimana fa aveva ventilato un’intesa per meno di 400 milioni di dollari. Descalzi non ha fornito alcuna cifra, si è limitato a dire che “il passato con l’Iran si chiude con un compromesso tra le parti soddisfacente”.
L’ad è però preoccupato per il prezzo del petrolio ai minimi, sotto quota 40 dollari al barile: “Un’anomalia” che è diventata “un fatto strutturale”, ma nonostante questo Eni è tra le poche compagnie che “non ha tagliato posti di lavoro”. In particolare, Descalzi ha previsto per il prossimo anno un prezzo del greggio ancora basso e forse l’anno successivo leggermente più alto.
Per ora i colossi petroliferi hanno reagito tagliando investimenti e costi: nel 2014 sul 2015 Eni ha tagliato 200 miliardi e potrebbe verificarsi anche nel 2016 un nuovo taglio “e quindi altri 150/200 miliardi”. Per Descalzi “la verità è che fra 2 o 3 anni ci sarà un buco di supply rispetto alla domanda e i prezzi saliranno”.
In ogni caso Eni è ben strutturata anche per operare in un contesto con quotazioni basse: “Abbiamo un break-even per progetti futuri a 40-45 dollari, quello per i progetti esistenti, che hanno già recuperato l’investimento, è inferiore. Per la nostra struttura di asset, convenzionali, semplici, a terra o shallow water i costi si stanno riducendo e si ridurranno ulteriormente.