Il calo del petrolio continua inesorabilmente a mietere vittime. Ieri la francese Total ha mandato in archivio un allarme sugli utili, quello che nelle sale operative viene chiamato un ‘profit warning’ e Royal Dutch Shell a stretto giro segue la stessa sorte: la compagnia ha annunciato un forte calo dell’utile nel 2015, con profitti lordi che, stando alle prime indicazioni, oscilleranno tra i 10,4 e 10,7 miliardi di dollari, circa la metà dei quasi 20 miliardi di dollari del 2014.
I dati definitivi verranno pubblicati il 4 febbraio. Utili dimezzati, secondo i dati preliminari, anche nel quarto trimestre: la stima è tra gli 1,6 e gli 1,9 miliardi di dollari, a fronte dei 3,3 miliardi di dollari del quarto trimestre del 2014.
Costretta a vendere attività e tagliare posti di lavoro e investimenti a causa del crollo del prezzo del petrolio, la compagnia anglo-olandese ora punta tutto sulla fusione con British Gas. “Il completamento della transazione, che prevediamo sia questione di settimane, segnerà l’avvio di un nuovo capitolo per Shell, per ringiovanire la compagnia e migliorare i dividendi”, si legge nel comunicato dell’azienda.
L’imminente fusione tra le due società, come spesso si verifica in questi casi di riorganizzazioni aziendali in periodi difficili di mercato, rischia di esser pagata dai lavoratori: comporterà il taglio di 10 mila posti di lavoro. Lo ha spiegato l’ad della compagnia petrolifera anglo-olandese, Ben van Beurden, in una nota, definendo il completamento dell’integrazione “questione di settimane”. Il gruppo ha comunicato una riduzione dei costi operativi pari a 4 miliardi di dollari nel 2015 e un taglio di ulteriori 3 miliardi di dollari nel 2016.
Gli scossoni di Borsa non risparmiano anche alcuni casi italiani: l’avvicinarsi dell’aumento di capitale, insieme alla rotta del petrolio, affonda Saipem a Piazza Affari, con il titolo che aggiorna i minimi storici a 5,77 euro (-8,05%). I crolli delle ultime settimane, complice la rotta del petrolio, hanno ridotto la capitalizzazione della compagnia di servizi legati al greggio a 2,6 miliardi di euro, sotto i 3,5 miliardi che verranno chiesti al mercato.