Il prezzo del carburante per i jet crolla a picco. Ma i biglietti aerei costano sempre allo stesso modo. O quasi. Il calo vertiginoso del petrolio continua dunque a non creare risparmi presso i consumatori.
Durante lo scorso anno, le grandi compagnie hanno speso poco più di 180 miliardi di euro di carburante per volare, con un risparmio del 30% rispetto al 2014. E per quest’anno si potrebbe scendere di ben 45 miliardi a giudicare dalle stime preliminari.
Ma i passeggeri ne hanno tratto vantaggi in termini di risparmio sulle tariffe? Pare di no.
A ben vedere, il costo medio dei biglietti nel 2015 è sceso del 5%. Molto meno del crollo dei costi per le compagnie. Inoltre, i dati raccolti sul campo da fonti indipendenti sono ancora più scoraggianti: le tariffe domestiche sul mercato statunitense sono scese nel primo semestre del 2015 dell’1%, per il Dipartimento ai trasporti di Washington. FareCompare, una delle più autorevoli realtà del trasporto aereo, ha comunicato che il prezzo dei biglietti è oggi in linea con quello del 2014, malgrado nello stesso periodo il greggio sia sceso del 70%.
La domanda è: dove sono finiti tutti i soldi risparmiati dai vettori nel fare benzina? La risposta, maliziosa ma non troppo, è: nelle tasche delle compagnie. Non sono stati utilizzati per sforbiciare le tariffe, ma per premiare gli azionisti, aumentare gli stipendi dei dipendenti o investire sulla flotta. Così, durante lo scorso anno le compagnie aeree hanno guadagnato 33 miliardi di euro. Quest’anno il bottino dovrebbe salire a 33,6. Un exploit figlio non solo dell’andamento dell’oro nero (le spese per il carburante sono crollate dal 30% dei costi totali nel 2014 al 19% previsto quest’anno da Capa Aviation) ma anche dalla netta ripresa della domanda, cresciuta del 9% nel 2015.