Nella speranza di assistere a un recupero del mercato borsistico italiano stona ancora Mps, che viene anche messa in stand-by per eccesso di ribasso.
A pesare sul titolo, già al centro di una fase di debolezza assoluta, ci sono anche le dichiarazioni di ieri del numero uno di Ubi, Victor Massiah, il quale ha escluso una fusione con l’istituto di Siena.
Un quadro ben diverso in confronto a quello disegnato per Bpm e il Banco Popolare, che sono ormai sempre più vicine alle nozze. Un accordo preliminare per l’aggregazione dovrebbe giungere il prossimo weekend: a dirlo è il ceo dell’istituto veronese, Pier Francesco Saviotti. “Stiamo lavorando per chiudere, ci vuole ancora un pò di tempo ma sono fiducioso”, ha dichiarato parlando a margine di un convegno della Fabi.
Ubi Banca si è invece chiamata fuori dal tam tam di voci e in particolare dal dossier del Monte dei Paschi, proprio nel giorno del ritorno all’utile di bilancio (116,8 milioni contro la perdita pesante dello scorso anno di 725,8 milioni) e al dividendo (11 cent per azione). “Escludo un merger in questo momento” con il Monte dei Paschi di Siena, ha detto ieri in conference call con la stampa Massiah, precisando che “non ci sono le condizioni”. Tuttavia, “nella vita sono abituato a non escludere niente e quindi non si sa mai. In questo momento, però, abbiamo deciso di concentrarci su noi stessi”. Più in generale ha spiegato che “abbiamo fatto dei colloqui” con le banche interessate al consolidamento, “abbiamo verificato se c’erano possibilità, queste ad oggi non ci sono e quindi andiamo avanti con tutta serenità”.
Il riferimento va ovviamente all’ipotesi auspicata dal governo di una fusione a tre con Mps e Bpm, tramontata in seguito all’accelerazione tra la Milano e il Banco Popolare che a giorni potrebbero firmare un memorandum d’intesa. Restando in orbita Siena, intanto, fonti vicine al Mef hanno spiegato che al momento il Tesoro non ha intenzione di liberarsi della quota detenuta in Mps, pari al 4,02%.