L’incognita sulla riapertura dei Mercati cinesi si risolve con un leggero ribasso, tuttavia a indossare i panni della protagonista durante questo inizio settimana dei mercati è la Borsa di Tokyo, che si conclude con un risultato record (+7,16%) e numerose grandi azioni, da Nomura a Panasonic, in rialzo in doppia cifra.
Un buon viatico per i mercati europei, che trattano positivi: Piazza Affari sale del 3,4% con le banche protagoniste e si riporta sopra 17.000 punti. Londra cresce dell’1,5%, Parigi del 2,8% e Francoforte del 2,3%. Shanghai, chiusa durante la scorsa ottava per il Capodanno cinese, limita le perdite allo 0,63%, Shenzhen tiene la pari e Hong Kong risale del 3%.
Si restringe, a seguito delle recenti fiammate, lo spread tra Btp e Bund. Il differenziale di rendimento tra i decennali italiani e i pari durata tedeschi trattano a 133 punti base, dai 138 della chiusura di venerdì. Flette anche il rendimento, che si porta all’1,6%. Bankitalia ha comunicati i dati sul debito pubblico, che è ammontato a 2.169 miliardi alla fine del 2015, in salita di 33 miliardi sull’anno prima. L’euro tratta in leggero ribasso a 1,1207 dollari, dopo i forti rimbalzi della settimana scorsa. I deludenti dati sul Prodotto interno lordo del Sol Levante pesano sul super yen, che fa dietrofront a quota 113,82 sul biglietto verde e a 127,54 sulla moneta comune.
A evidenziare la fase di estrema volatilità dei mercati, capaci di pesanti ribassi e successivi rimbalzi, c’è il fatto che le notizie dal fronte macroeconomico del Sol Levante non sono state di sicuro positive. Quello di Borsa è stato dunque un movimento speculativo e tecnico, dopo la peggior settimana degli ultimi sette anni, chiusa a -11%. Come accennato, i dati sul Pil del Giappone hanno fatto registrare una nuova fase di contrazione per l’economia, in calo dello 0,4% nel periodo da ottobre a dicembre, con consumi deboli malgrado la politica espansiva messa in atto dal governo nipponico negli ultimi tre anni.
Durante lo scorso anno, la crescita del Pil si è limitata allo 0,4%. Le rilevazioni dell’ultimo trimestre hanno mostrato una flessione annua dell’1,4%, più marcata rispetto alle previsioni degli analisti interpellati dall’agenzia Bloomberg, di un meno 0,8%. La diminuzione dei consumi dello 0,8%, che da soli contribuiscono al 60% del Pil, e la crescita fiacca dei salari non consentono alle riforme del premier Shinzo Abe il raggiungimento dell’obiettivo di una ripresa dell’inflazione al 2% e l’uscita definitiva dalla spirale deflattiva che attanaglia la terza economia mondiale da quasi vent’anni.