L’Iran boccia senza mezzi termini la proposta di congelamento della produzione e il petrolio crolla di nuovo sotto quota 31 dollari, facendo affondare le Borse europee e non solo. Da Wall Street all’Asia, fino al Vecchio continente, la caduta è immediata.
A gelare le quotazioni del greggio, che cercava un rimbalzo dopo il crollo della scorsa settimana sotto i 30 dollari al barile, è stato il ministro del petrolio di Teheran, Bijan Namdar Zanganeh, il quale ha definito “ridicola” la proposta messa a punto da Russia, Arabia, Venezuela e Qatar per un congelamento della produzione sui livelli di gennaio. Stando a Zanganeh, infatti, la proposta avanzata dai quattro Paesi, che la scorsa settimana hanno raggiunto un accordo di massima a Doha da concretizzare entro il primo marzo, pone “richieste irrealistiche” all’Iran.
“E’ irrealistico – ha dichiarato il ministro – perché arrivano con questa proposta di congelamento loro (l’Arabia Saudita) che producono 10 milioni di barili, contro l’Iran” che ha in programma un incremento della produzione “di un milione di barili. Se la produzione dell’Iran diminuisce, il nostro posto verrà preso dai paesi vicini”. Insomma, nonostante le debolezza della domanda l’offerta di petrolio non calerà, cosa che invece continuano a fare le quotazioni con il Brent che scende sotto quota 33 dollari.
Il ribasso dei prezzi del greggio grava su tutti i listini. Quelli europei non sfuggono alle vendite: Milano scende dell’1,7%, Parigi l’1,3%, mentre Londraarretra dell’1,2% e Francoforte dell’1,7%. La presa di posizioni iraniana ha già portato Wall Street ad archiviare la seduta in rosso, zavorrando la Borsa di Tokyo che ha ceduto lo 0,85%: sul listino giapponese ha inciso anche il recupero dello yen che penalizza i titoli dell’export.
L’euro è in discesa sul dollaro appena sopra la soglia di 1,10 (1,1006) mentre continua a rafforzarsi sulla sterlina a causa dei timori della Brexit che continuano ad indebolire la valuta inglese. Contro la moneta unica la divisa britannica scambia a 78,60 pence per euro mentre crolla sotto 1,40 dollari per la prima volta da marzo 2009. A confermare le tensioni sui mercati arrivano anche gli acquisti sull’oro, bene rifugio per eccellenza, che sale a 1.229 dollari l’oncia.
D’altra parte la caduta dei prezzi del petrolio “ha rotto completamente il sistema di affari” dei Paesi produttori di petrolio, che attualmente si confrontano con “una realtà completamente nuova” ha ammesso la direttrice generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), Christine Lagarde, e mentre il vicepresidente della Fed, Stanley Fisher, ribadisce che è troppo presto per valutare l’impatto della volatilità dei mercati sull’economia, sale la pressione sulla Banca centrale europea.