Le banche stanno facendo registrare già da qualche mese una ripresa graduale in Italia, ma alcuni rischi rimangono.
La Commissione europea, nel documento che illustra la situazione degli squilibri macroeconomici nazionali pubblicato di recente, sottolinea che l’attività economica ha registrato una modesta espansione nel 2015, ma dovrebbe rafforzarsi quest’anno e il prossimo.
Le prospettive positive sono alimentate dalle migliori condizioni di finanziamento, dalla maggiore fiducia, da un orientamento di bilancio propizio alla crescita, dalle migliori prospettive del mercato del lavoro e dai bassi prezzi del petrolio. La ripresa “è tuttavia più debole rispetto alla zona euro nel complesso ed è esposta a rischi di revisione al ribasso”. Sulle prospettive pesano, in particolare, il rallentamento sui mercati emergenti e le recenti turbolenze sui mercati finanziari.
Nel contempo, l’elevato rapporto debito pubblico/pil dell’Italia, associato al deterioramento della competitività e della crescita della produttività, continua a essere una fonte di vulnerabilità per l’economia. Gli economisti comunitari evidenziano che il rapporto debito/pil dovrebbe toccare il massimo a circa il 133% nel 2015 per poi diminuire quest’anno e il prossimo grazie alla prevista ripresa associata a un ulteriore calo del tasso d’interesse sul debito.
L’avanzo primario strutturale dovrebbe, tuttavia, peggiorare, rallentando il ritmo di riduzione del debito sottostante. Al contempo, i piani di privatizzazione potrebbero subire ritardi e “sono stati ulteriormente ridimensionati gli obiettivi di risparmio perseguiti dalla revisione della spesa pubblica”. Questi ultimi aspetti della politica di bilancio segnalano la preoccupazione della Commissione Ue circa l’adeguatezza della legge di bilancio 2016 sulla quale dovrà pronunciarsi a maggio tenendo conto, però, degli impegni del governo per il 2017.
Nel complesso Bruxelles ritiene che l’Italia abbia compiuto qualche progresso nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per Paese del 2015. Per esempio, l’anno scorso è stata varata una riforma complessiva del mercato del lavoro, le istituzioni del mercato del lavoro italiano “sono state riformate in profondità e i primi dati indicano un effetto positivo sull’economia che verrebbe amplificato da una riforma della contrattazione collettiva”.