Gli Usa hanno portato avanti durante gli scorsi mesi una vera e propria battaglia contro le “inversioni fiscali”, procedure adottate dalle multinazionali per rendere più lieve il conto da versare all’Erario americano.
Questa crociata manifesta la sua prima grande conseguenza. La fusione tra colossi farmaceutici Pfizer-Allergan, un maxi-progetto di matrimonio da 160 miliardi di dollari, è clamorosamente saltata. Il Tesoro ha appena introdotto nuovi paletti per la prassi che prevede la fusione di una società americana con una straniera, per spostare la sede in Paesi con trattamento fiscale più agevole. Proprio il caso che si stava delineando nel comparto farmaceutico; d’altra parte, lo stop testimonia che la convenienza fiscale fosse alla base della stessa operazione più di quanto non lo fossero le sinergie industriali.
Il board amministrativo di Pfizer ha votato a favore per l’interruzione della transazione, riporta il Financial Times citando fonti vicine al dossier. Le due società hanno poi confermato di essere arrivate di comune accordo alla decisione di non procedere con la fusione: Pfizer risarcirà Allergan con 150 milioni di dollari come compensazione per le spese sostenute.
Ieri il Wall Street Journal aveva segnalato che la mossa del Tesoro, per quanto attesa, era stata più aggressiva del previsto. “Sarà un impedimento significativo, praticamente toglie tutti i vantaggi dell’inversione. Le misure attaccano letteralmente tutti i benefici che si potevano avere, eliminandoli in modo sistematico”, ha dichiarato un analista fiscale. Le nuove norme, il terzo giro di vite dell’amministrazione americana contro gli accordi di questo tipo, rendono più difficile per le società spostare la sede fiscale fuori dagli Stati Uniti e quindi contabilizzare i profitti in Paesi con tassazione più bassa, evitando dunque di versare aliquote più alte al Fisco americano.