La stetta del Fisco continua a influire pesantemente sulle tasche degli italiani, privati o imprenditori che siano. Il governo ha adottato e messo in cantiere provvedimenti che operano nella direzione di un alleggerimento del peso dell’Erario, che stando ai recenti dati Ocse resta tra i maggiori nei Paesi avanzati (ma l’Organizzazione parigina non tiene conto di alcune misure già adottate).
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha assicurato che anche l’anno prossimo i risparmi di spesa verranno indirizzati proprio all’alleggerimento del conto versato da imprese e cittadini, mentre potrebbe avvicinarsi il taglio dell’Ires programmato per il 2017. Soltanto ieri sera, da Washington, il titolare delle Finanze ha confermato che “l’intenzione del governo rispetto al bilancio del 2017 è quella di rimpiazzare gli aumenti dell’Iva previsti dalle clausole di salvaguardia con misure alternative”: in ballo ci sono 15 miliardi di aumenti. Intanto, secondo i calcoli della Cgia di Mestre “negli ultimi 6 anni di grave crisi economica le imprese e le famiglie italiane hanno dovuto sostenere uno sforzo fiscale aggiuntivo di ben 29,3 miliardi di euro”.
Secondo l’associazione degli artigiani veneti, dal 2010 le imposte nazionali e le tasse locali hanno continuato nella loro fase di crescita. Le prime, al netto del bonus da 80 euro, sono cresciute del 6,1 per cento, le seconde, invece, dell’8 per cento: la stretta arriva dalla periferia della macchina pubblica, anche se in valore assoluto quelle nazionali (come l’Irpef, l’Iva, l’Ires e via dicendo) sono aumentate di 21,6 miliardi e quelle locali (Imu, Irap, addizionali comunali e regionali Irpef etc.) di 7,7 miliardi di euro. C’è poi da considerare che, con l’eccezione della Tari (tassa sui rifiuti), l’ultima legge di Stabilità ha posto il veto a incrementi di tassazione a livello locale.
Per la Cgia la composizione del gettito per livello di Governo, tuttavia, è rimasta pressoché la stessa nel periodo analizzato. Su un importo totale delle entrate tributarie pari a 483,2 miliardi di euro (anno 2015 al netto del bonus Renzi) il 21,6 per cento è finito nelle casse di Regioni e Comuni (104,4 miliardi di euro), mentre il 78,4 per cento lo ha incassato l’erario (378,8 miliardi di euro).