Anche la Banca Popolare dell’Emilia Romagna è prossima alla storica trasformazione in società per azioni. Il passaggio è atteso dall’assemblea che si tiene in queste ore alla Fiera di Modena, dove sono presenti 3.904 soci.
Una compagine nella quale, ha dichiarato il presidente Ettore Caselli introducendo i lavori, si sono mostrati due soci sopra al due %: la Fondazione Banco di Sardegna con il 2,076% e Norges Bank al 2,062%. Sempre Caselli ha poi spiegato come ci siano altri due soci sopra il 2%, tuttavia trattandosi di fondi potrebbero aver chiesto alla Consob l’esenzione dal comunicare la loro quota fino a quando non arriveranno al 5%. I due fondi dovrebbero essere: Dimensional Fund Advisors, gruppo d’investimento di Austin in Texas, che secondo varie fonti ha più del 3% della banca, e poi BlackRock, accreditato nei mesi scorsi del 2,23%.
L’ultima assise con il meccanismo “una testa un voto”, eliminato dalla riforma del governo sulle Popolari, approverà il bilancio 2016 (utile di 160 milioni e dividendo di 10 cent) e il rinnovo di 5 dei 6 consiglieri in scadenza dopo la riduzione del consiglio di amministrazione. Ma il punto caldo, per la banca che l’anno prossimo spegne 150 candeline, è proprio il cambiamento dello statuto necessario ai fini della trasformazione in spa.
“Ahimè” dalla riforma del governo Renzi “non si potrà tornare indietro”, ha detto l’ad Alessandro Vandelli a inizio assemblea: le banche del territorio, con i loro soci, ne devono prendere atto e “guardare al futuro” per “cogliere tutte le opportunità che il cambiamento porta con sé”. Quanto alla possibilità di aggregazioni, il manager ha rivendicato che la Banca emiliano-romagnola è un “gruppo solido con i conti in ordine”, il
primo in Italia per utili cumulati negli ultimi sette anni. E’ pronto ad aprire una discussione con altre banche per valutare opportunità di aggregazioni, ma “se non troveremo delle opportunità serie che ci permettono di gestire questi processi, andremo avanti da soli”.