Il Fondo Monetario Internazionale incoraggia l’Italia, elevando le stime della sua crescita economica per quest’anno.
Non mancano le dovute raccomandazioni per non incappare in rischi al ribasso; Washington ritiene in generale che Brexit, volatilità sui mercati, immigrazione e altri eventi contingenti potrebbero smorzare la (timida) ripresa.
Andando alle buone notizie, secondo il Fmi, il Prodotto interno lordo dovrebbe crescere di circa l’1,25% nel 2017-2018, mentre per il ritorno a livelli di produzione pre-crisi (2007) bisognerà attendere metà del prossimo decennio, si legge nel comunicato diffuso al termine della visita del capo missione, Rishi Goyal, e del vicedirettore per il Dipartimento europeo, Thanos Arvanitis. Il governo ha indicato per quest’anno una crescita dell’1,2%, per il 2017 dell’1,4% e per il 2018 dell’1,5%. La stima di un +1,1% è in linea con quel che prevede la Commissione Ue.
Questo il comunicato di Washington:
La crescita nominale potrebbe essere troppo debole per risolvere stabilmente le fragilità finanziarie ed i bilanci potrebbero continuare a costituire una fonte di vulnerabilità, poiché il loro risanamento richiederebbe un periodo prolungato. L’Fmi dà atto al governo di aver stilato un elenco impressionante di riforme e reputa indispensabile che tali sforzi siano ampliati e completati. È dunque importante che per il futuro si mantenga un ampio sostegno politico a favore di un vasto pacchetto di riforme. Anche perché, il “rilassamento fiscale” dato dalla minor correzione – rispetto alle previsioni Ue – del bilancio strutturale nel 2016 rischia di trasformarsi in una futura restrizione fiscale.
I rappresentanti del Fondo americano, che hanno incontrato i giornalisti al ministero dell’Economia, hanno anche sollecitato un programma ambizioso di privatizzazioni ai fini di un calo del debito pubblico il più veloce possibile.