Il clima di fiducia pervade le Borse europee. Merito del recupero del petrolio. Il Brent ha nuovamente superato la soglia dei 50 dollari al barile, per via del calo delle scorte settimanali negli States. Un calo più alto del previsto. Non succedeva da ben sette mesi.
Pertanto, i future sul Light crude Wti si sono attestati a 49,75 dollari, mentre quelli sul Brent hanno raggiunto soglia di 50 dollari a seguito di un top a 50,13 dollari, il massimo dallo scorso 4 novembre 2015. Le scorte americane sono scese di 4,2 milioni di barili, in larga parte a causa del blocco della produzione canadese, che è il più grosso fornitore degli Stati Uniti. Inoltre ieri la banca centrale del Canada ha fatto sapere che gli incendi nella zona delle sabbie bituminose dell’Alberta avranno un impatto sui conti pubblici del paese. Sullo sfondo, tuttavia, resta il nodo delle forniture eccessive sui mercati, sul quale i paesi Opec non intendono intervenire. Da gennaio, quando toccò i minimi degli ultimi 12 anni, il prezzo è quasi raddoppiato.
Oltre al greggio i mercati hanno ben reagito all’accordo tra la Grecia e i suoi creditori e a una settimana esatta dalla gelata arrivata dalla Federal Reserve, che con i verbali della riunione di aprile aveva detto di prevedere un rialzo dei tassi già a giugno, le Borse iniziano ad essere a loro agio con l’idea di un incremento del costo del denaro.
L’impressione generale è che una stretta, magari solo di 25 punti base come lo scorso dicembre, rappresenterebbe un voto di fiducia per l’economia a stelle e strisce. Ieri le probabilità di un rialzo dei tassi a giugno, così come vengono misurate dai future sui Fed funds, erano al 36% contro il 34% di sette giorni prima e il 4% di inizio mese.