La fusione per la integrazione di Banca Tercas e Caripe nel Gruppo Banca Popolare di Bari è stata effettuata: come previsto dal piano industriale 2016-2020, dunque, i due Istituti bancari abruzzesi sono stati accorpati in quella che a tutti gli effetti è la banca più grande del Meridione. Raggiunti gli accordi con i sindacati che, dal canto loro, esultano per avere salvaguardato circa trecento posti di lavoro che in un primo momento sembravano potessero essere a rischio. A livello di pratica, la fusione ha portato qualche piccolo cambiamento per i correntisti (per quanto riguarda l’Iban, per esempio). Un disagio comunque minimo a fronte di servizi che si preannunciano da qui in avanti più efficienti, come affermato dal presidente del Gruppo Banca Popolare di Bari, Marco Jacobini, il quale si è detto molto soddisfatto del traguardo raggiunto rispettando i tempi stabiliti.
Le sedi Tercas e Caripe di Roma, Marche, Emilia Romagna e Lombardia sono già state trasformate: un nuovo logo adesso campeggia al di fuori, simbolo inconfutabile di una fusione avvenuta in modo efficace (Tercas e Caripe rimarranno invece i marchi in Abruzzo). L’accordo firmato con i sindacati e l’ufficializzazione della integrazione è la fase finale del procedimento di acquisizione iniziato nel novembre del 2013 con il salvataggio assieme al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, formalizzato nel luglio del 2014 con l’uscita del commissariamento. Da qui è seguita la fase di riorganizzazione delle due banche con l’obiettivo della integrazione avvenuta questo luglio. Un processo lungo che consentirà però all’intero Gruppo un miglior posizionamento sul mercato oltre che una maggiore efficienza per i clienti (le aree credito, commerciale, personale, organizzazione e sistemi informativi delle due filiali faranno adesso parte del Gruppa Banca Popolare di Bari e non agiranno più, quindi, come realtà a sé stanti). Ad oggi Tercas e Caripe fanno parte di un gruppo solido e rodato, con una offerta di prodotti e servizi moderna e a misura del cliente. E ampi sono, secondo il presidente del Gruppo Marco Jacobini, i margini di crescita.