Sull’economia cinese e sul suo progresso inarrestabile si è fondata gran parte dell’economia nostrana e mondiale. In pratica se la Cina cresce c’è da mangiare per tutti. Il problema è che è finito il periodo delle vacche grasse e siamo passati alla carestia.
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Un linguaggio biblico soltanto per dire che le avvisaglie sul rallentamento dell’economia cinese, registrate nel primo trimestre, saranno confermate anche per il periodo che va da aprile a giugno.
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Nel primo trimestre del 2013, infatti, il PIL cinese è crsciuto soltanto del 7,7 per cento su base annua anche se si pensava di arrivare ad un incremento dell’8 per cento. La spesa pubblica è passata dal 15,7 per cento del periodo gennaio febbraio al 7,5 per cento di marzo.
Tutti sintomi di un rallentamento che nemmeno gli analisi si aspettavano fosse così forte. La Cina sta inviando anche un altro messaggio: se nell’ultimo trimestre del 2012 si parlava di ripresa ed oggi si fanno i conti con il rallentamento della crescita, non vorrà mica dire che la ripresa è già in fase calante? In fondo gli Stati Uniti non possono certo parlare di exploit e il Vecchio Continente se la passa ancora peggio.