La crisi colpisce anche la UBS, una delle realtà bancarie di maggior pregio. In un comunicato di questa mattina la banca elvetica ha reso noto che nei prossimi tre anni saranno licenziati 10 mila dipendenti e che la banca subirà una revisione delle sue attività.
I dipendenti della UBS, primo istituto di credito svizzero, passeranno dai 63 mila e 500 attuali a 54 mila entro il 2015, una riduzione del 15% dell’organico totale che andrà a colpire soprattutto le sedi dell’istituto che si trovano a New York, Londra e Singapore.
Questa riduzione dell’organico permetterà alla UBS di risparmiare circa 5,4 miliardi di franchi svizzeri, un risparmio necessario dopo il periodo nero che la banca ha attraversato negli ultimi periodi a causa di perdite ante imposte da svalutazioni (2,172 miliardi di franchi svizzeri) e oneri di ristrutturazione sul valore del proprio debito (863 milioni di franchi).
Per far fronte alla situazione di emergenza la UBS ha messo in cantiere anche una ristrutturazione delle sue attività: le attività della banca si allontaneranno dal business del trading per concentrarsi su private banking e investment bank.
Decisioni difficili da prendere, come si legge nel comunicato rilasciato da Sergio Ermotti, presidente della direzione di Ubs, ma che, hanno immediatamente avuto un effetto positivo sulla quotazione del titolo nella Borsa di Zurigo.