Un soggetto che sia indagato e non possegga una casa ma ne abbia la disponibilità anche parziale, è passibile di sequestro. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza numero 15995 dell’8 aprile.
►Il reddito fondiario e i famigliari a carico
I porporati hanno stabilito che è legittimo il sequestro preventivo di un immobile che sia in comproprietà tra l’evasore e sua moglie anche se è quest’ultima a pagare il mutuo sulla casa con i propri redditi. Il sequestro, infatti, può essere applicato anche ai beni che sono disponibili per l’indagato e può riguardare sia il prezzo, sia il profitto del reato.
Tutto nasce da un caso concreto. Il Gip aveva emesso un’ordinanza di sequestro preventivo per un contribuente che aveva donato i suoi tre appartamenti alla moglie ai due figli. Per il sequestro è stato fatto ricorso e il ricorso è arrivato in Cassazione dove i giudici hanno ascoltato la lamentela della donna sull’illegittimità della misura. Secondo la ricorrente il sequestro doveva interessare soltanto la metà dell’immobile di proprietà dell’evasore.
►Per le agevolazioni sulla prima casa vale il dato anagrafico
I giudici della Corte di Cassazione però, hanno ritenuto legittimo il provvedimento impugnato dalla donna. Il fatto è che ai fini di un sequestro preventivo che debba essere funzionale alla confisca, viene sequestrano e confiscato non il il bene in base alla disponiilità dell’indagato ma il bene in base al profitto o al prezzo del reato.