L’integrazione, in Europa e la solidarietà tra gli stati membri dell’UE, sono elementi essenziali per portarsi fuori dal recinto rischioso della crisi del debito che sta condizionando l’evoluzione e la ripresa del Vecchio Continente.
Secondo diversi analisti l’anno prossimo ci sarà effettivamente una ripresa in Europa e in Italia e sarà il nostro paese a cavarsela e ad illustrare la via della salvezza agli altri stati fratelli. Intanto però, bisogna far fronte alla crisi del debito e alla crisi della fiducia riposta nell’euro.
La moneta unica non è più considerata il deus ex machina per il salvataggio tanto che ci sono paesi che pur facendo fisicamente parte dell’Eurozona, rifiutano l’euro.
Basta pensare alla Svezia che è un caso a parte nel nostro panorama perché è entrata nell’Unione europea soltanto nel 1995 ed in seguito ad una consultazione popolare. All’epoca del referendum, il 52,3% degli svedesi votò a favore dell’ingresso nell’UE.
Fu firmato un tratto di adesione all’Unione Europea che in genere obbliga gli stati firmatari ad accogliere entro un tempo determinato anche la moneta unica. Il trattato firmato dalla Svezia, invece, non ha un termine ultimo quindi il paese ha pensato di lanciare una consultazione popolare sull’argomento. Nella prima, quella del 2003, gli svedesi rinunciarono alla moneta unica.
Nell’ultima consultazione, il novembre scorso, l’euro è stato ostacolato dall’82,3 per cento dei votanti. Si tratta di un nuovo record.