E’ stata alla fine costretta a dichiarare il fallimento la città americana di Detroit, famosa a livello internazionale per essere la capitale mondiale dell’ auto. Al suo interno, infatti, il punto nevralgico della produzione automobilistica del globo, con GM, Ford, Chrysler e Chrysler – Fiat come rappresentanti.
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Eppure non ce l’ ha fatta. Il debito della città ha infatti raggiunto una cifra da capogiro – la bancarotta più grande della storia americana, che oscilla tra i 18 e i 20 miliardi di dollari, così che il governatore del Michigan Rick Snyder si è visto costretto ad avviare le procedure per l’ emergenza finanziaria.
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A poco sono serviti, infatti, anche gli sforzi del commissario straordinario Kevyin Orr, che ha cercato di portare a termine le trattative con i creditori, far approvare tagli al personale e ridurre le retribuzioni dei dipendenti.
Alla base dei problemi finanziari della città di Detroit stanno infatti ragioni politiche e demografiche di più vecchia data: determinante è stato, infatti, il progressivo abbandono dei quartieri periferici, la drastica riduzione degli abitanti, l’ aumento della disoccupazione e della criminalità organizzata.
Ma sul fallimento della capitale dell’ auto ha pesato anche la cattiva politica e la cattiva amministrazione, soprattutto finanziaria.