Il termine Ivafe richiama quello di un’altra tassa, l’Iva, della quale si sta parlando moto in questi ultimi tempi. Come l’Iva, anche l’Ivafe è un’imposta sul valore, ma si applica alle persone fisiche – non beni e servizi – che sono in possesso di una fonte di reddito all’estero, come conti correnti, libretti di risparmio e tutte le attività a sfondo finanziario.
L’importo dell’Ivafe varia in modo proporzionale alle quote possedute e al periodo di detenzione, secondo un’aliquota, a partire dal 2013, pari all’1,5 per mille ogni anno.
Chi deve pagare l’Ivafe?
Sono tenute al pagamento dell’Ivafe tutte le persone fisiche che siano in possesso o partecipino di attività finanziarie come:
partecipazioni al capitale o al patrimonio di soggetti residenti o non residenti,
obbligazioni e titoli italiani o esteri,
titoli pubblici italiani e i titoli equiparati emessi in Italia o all’estero,
titoli non rappresentativi di merce e certificati di massa,
valute estere,
depositi e conti correnti bancari all’estero che non derivino da accredito di stipendi, pensione o altro tipo di compensi;
finanziamenti, riporti, pronti contro termine e prestito titoli con controparti non residenti,
polizze di assicurazione sulla vita e di capitalizzazione stipulate con compagnie estere,
metalli preziosi.