Un debito che deriva dall’acquisto di beni e servizi (apparecchiature mediche, siringhe, lavanderia, pasti etc) che è stato conteggiato grazie ai piani di rientro dal disavanzo sanitario organizzati dal ministero della Salute, ma ai quali mancano ancora dei numeri di alcune regioni che, anche se obbligate alla comunicazione, ancora non hanno passati gli ultimi aggiornamenti.
Secondo la Cgia, nel 2011 il debito della sanità pubblica nei confronti dei fornitori privati ammontava a 18 miliardi di lire, un numero che però non considera i debiti di alcune regioni. Per un calcolo più preciso, quindi, ci si è riferiti all’andamento del debito del 2010 e le stime risultanti parlano di pagamenti da effettuare per 37 miliardi di euro.
Ma il problema non è solo il mancato trasferimento di queste cifre, ma i tempi necessari perché questo avvenga. Infatti, nonostante il recepimento della direttiva europea che impone pagamenti al massimo a 60 giorni, le strutture sanitarie italiane hanno un tempo medio di pagamento di 300 giorni.
E la situazione non sembra volgere per il meglio, a causa dell’estensione del Patto di Stabilità che irrigidisce i criteri per i bilanci dei comuni, anche di quelli più piccoli, rendendo ancora più difficile per le amministrazioni locali rispettare i tempi di pagamento.