La crisi economica che investe l’Italia ormai da diversi mesi ha avuto conseguenze piuttosto devastanti sul mondo del lavoro italiano. A dirlo, e a certificarlo anche attraverso dei dati, è la Confartigianato, l’associazione degli artigiani italiani, che ha rilevato l’esistenza all’incirca di tre milioni di disoccupati e di cinque milioni di lavoratori in difficoltà.
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Ma nonostante questi siano i numeri che contraddistinguono la crisi dell’economia italiana calata nella sua dimensione reale, nel nostro Paese ancora esistono settori che tentano di resistere all’attuale congiuntura economica negativa. Una situazione molto diversa, infatti, si registra ad esempio per il settore no profit, che tenta di reagire agli effetti della crisi puntando tutto sulle potenzialità inespresse dell’associazionismo e del welfare.
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Un recente rapporto stilato da Confartigianato sulla realtà del no profit rivela infatti che tra il 2001 e il 2011 il numero delle imprese del settore è cresciuto del 28%, con un incremento ancora più intenso che ha occupato gli ultimi 5 anni, in cui l’aumento ha sfiorato il 53%.
Oggi, dunque, gli occupati del settore sono 680.811 persone, anche se questi ultimi sono costantemente supportati, nelle loro attività anche da volontari, che raggiungono una percentuale pari all’8% della popolazione totale.
In termini pratici, dunque, quello che lo studio della Confartigianato vuole dimostrare, anche nei confronti del problema dell’occupazione, è che l’economia reale è capace di produrre nel nostro Paese molti più posti di lavoro effettivi di quella finanziaria, dal momento che le esigenze assistenziali sono negli ultimi tempi decisamente aumentate anche a livello sociale.