La crisi economica non dà ormai più tregua neanche a quei comparti economici che tradizionalmente erano considerati più protetti e quasi al riparo del normale corso e tracollo degli eventi. Come il mondo delle banche e dei bancari, che oggi sono costretti, al pari della maggior parte dei settori produttivi italiani, a prendere in considerazione estreme soluzioni di fronte a condizioni diventate estreme.
> Un tetto per gli stipendi dei manager di Rai, Anas e Ferrovie
L’ABI, infatti, l’Associazione Bancaria Italiana, è stata costretta a sciogliere, proprio in queste ultime ore, il contratto nazionale del lavoro per tutti i dipendenti del settore, una realtà da quasi 300 mila lavoratori, che invece avrebbero dovuto ridiscutere il proprio contratto di lavoro non prima del prossimo giugno, data prevista per la scadenza.
> Le banche italiane reagiscono alla svalutazione dei titoli di Stato delle banche di Londra
Si è verificato, quindi, in questi ultimi giorni quello che i sindacati di categoria avevano a lungo paventato. Eppure le motivazioni addotte dall’ABI sono in stretta relazione con i rovesci della crisi economica. L’associazione delle banche italiane ha infatti parlato di calo di redditività, peso delle riforme e impatto delle nuove tecnologie.
Dalla parte opposta, però, quella dei lavoratori e dei sindacati, la notizia non è stata affatto presa bene e le associazioni di categoria già promettono mobilitazioni, la prima delle quali avrà luogo a quanto sembra il prossimo 31 ottobre in occasione della Giornata del Risparmio.
C’era una volta il mondo felice degli impiegati di banca. Un quasi – mito nazionale. Che forse non ci sarà più.