Aumenta il contrabbando di sigarette in Svizzera. Il traffico illecito, da qualche tempo, a causa dei prezzi al pacchetto di “bionde” troppo elevati nella Confederazione, si svolge a senso inverso.
In sostanza non sono più gli italiani che acquistano sigarette di provenienza elvetica, aggirando i controlli della Guardia di Finanza, ma l’esatto contrario. Adesso, sotto pressione sono le Guardie di Confine elvetiche.
“In effetti abbiamo registrato un considerevole aumento del contrabbando e, solo quest’anno, i casi che abbiamo scoperto sono già stati più di 200”, spiega Davide Bassi, funzionario delle dogane svizzere, al quotidiano 20Minuti. Ma cosa è successo per far invertire la rotta a quello che, per anni, è stato uno dei punti cardine dei traffici di confine, con tutta la sua retorica di spalloni che si inerpicavano per sentieri impervi, sovente di notte, braccati dai finanzieri? Clamoroso, al riguardo, l’episodio di cui fu protagonista il comasco Augusto Arcellaschi, detto “il rosso di Albiolo”, per il colore dei capelli. In un’occasione, per non farsi prendere dalle Fiamme Gialle, sacrificò un dito, rimasto impigliato con la fede matrimoniale, alla rete metallica posta a cavallo della frontiera.
Ormai, però, è da una quindicina d’anni che Arcellaschi e i suoi compari hanno abbandonato le mitiche bricolle, che riempivano di stecche di sigarette di contrabbando, da rivendere in Italia. Nel 2000, infatti, il prezzo per pacchetto, venduto nella Confederazione si è, in sostanza, parificato a quello in commercio in Italia, mentre oggi i tabaccai elvetici sono decisamente più cari di quelli italiani. In effetti un pacchetto di Marlboro rosse, che nella Penisola costa 5,20 euro, in Svizzera sfiora gli 8 euro e mezzo. Con il risultato che il 15 per cento dei fumatori del Canton Ticino acquista, ormai da tempo, i prodotti dei Monopoli di Stato.