L’Italia non ha ancora intrapreso la strada per uscire dalla crisi, ma si trova in un momento di pesante recessione per il paese. Continua ad aumentare, infatti, il numero dei fallimenti delle imprese italiane nel secondo trimestre del 2014, arrivando ad una percentuale del 14 per cento.
I dati però sono anche più negativi del previsto. La crescita dei fallimenti che si registra al momento in Italia è infatti la più elevata dall’ inizio della crisi secondo una recente ricerca.
> Tanti i fallimenti e le chiusure per la crisi
Lo rilevano i dati del Cerved, che hanno il polso della situazione in relazione al rischio nei finanziamenti, i quali mostrano a partire dal 2001 il picco più alto nelle chiusure aziendali. Dall’ inizio della crisi infatti, ci sono circa il 10 per cento di fallimenti aziendali in più rispetto al passato.
> Fallimenti in aumento del 12% rispetto al 2012
Continuano ad abbassarsi quindi le serrande delle imprese del nostro paese, ma la piaga interessa tutto il territorio nazionale. Nel corso del secondo trimestre 2014 solo il nord est è stato risparmiato dai risvolti più pesanti della crisi, con una percentuale di fallimenti pari al 6,5 per cento, mentre la zona più colpita è quella del sud e delle isole, con percentuali che si aggirano intorno al 14 per cento. Zone del centro Italia e del nord ovest invece accusano il peso dei fallimenti per un 10 per cento circa.
Nell’ ultimo periodo inoltre sono cambiate anche le modalità con cui vengono trattati i fallimenti. Sono infatti diminuiti gli accordi e vengono stipulate meno liquidazioni che in passato.