Buone notizie dall’Abi per quanto concerne l’erogazione di prestiti da parte delle banche. Vi sono, tuttavia, anche dei ‘contro’ da tenere in considerazione per fare un quadro dell’attuale situazione.
I finanziamenti alle imprese hanno fatto registrare durante il primo trimestre del 2015 un aumento di quasi il +8,1% sul corrispondente trimestre dell’anno precedente (gennaio-marzo 2014). Per le nuove emissioni di mutui per l’acquisto di immobili sempre nello stesso trimestre si è registrato un aumento annuo di +50,4% rispetto al medesimo trimestre dello scorso anno. Nell’analogo periodo, le nuove operazioni di credito al consumo hanno segnato un incremento del +8,6%”.
Queste nuove operazioni, però, che non riescono ad invertire ancora il trend negativo per quanto riguarda la massa complessiva di prestiti verso le famiglie e le imprese. Ancora il mese scorso, infatti, il totale dei finanziamenti si è contratto: -0,8% nei confronti di aprile 2014. La ferita si è ristretta, se si pensa che il dato era -1% il mese precedente e -4,5% nel novembre 2013, quando aveva raggiunto il picco negativo, ma non è ancora chiuso. “Questo di aprile 2015 per i prestiti bancari a famiglie e imprese è il miglior risultato da maggio 2012”, ha comunque modo di dire l’Abi. “Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi i prestiti all’economia sono passati da 1.673 a 1.825,8 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1.407 miliardi di euro”.
L’abbassarsi degli spread a seguito del Quantitative easing della Bce ha portato in basso anche i tassi: quello medio sui prestiti è al 3,54% (minimo storico), quello dei mutui per la casa al 2,64% (minimi dal settembre 2010, era al 5,72% a fine 2007).
Malgrado il miglioramento del quadro economico, con i primi germogli di fragile ripresa, “la rischiosità dei prestiti in Italia è ulteriormente cresciuta, le sofferenze lorde sono risultate a marzo 2015 pari a quasi 190 miliardi, dai 187,3 di febbraio 2015. Il rapporto sofferenze lorde su impieghi è del 9,8% a marzo 2015 (8,6% un anno prima; 2,8% a fine 2007), valore che raggiunge il 16,6% per i piccoli operatori economici (14,6% a marzo 2014; 7,1% a fine 2007), il 16,7% per le imprese (14% un anno prima; 3,6% a fine 2007) ed il 7,1% per le famiglie consumatrici (6,4% a marzo 2014; 2,9% a fine 2007)”. Le sofferenze nette registrano a marzo 2015 un lieve aumento, passando da 79,3 miliardi di febbraio a 80,9 miliardi di marzo.