La questione del lavoro in Italia è sempre più una priorità e un elemento importante da diversi punti di vista. I dati sulla disoccupazione, con particolare attenzione a quella giovanile, sono allarmanti, come ha ammesso anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Altri dati, però, dimostrano come la questione del lavoro in Italia ha bisogno di essere presa in considerazione immediatamente con leggi e riforme che sono necessarie. Renzi ha affermato che il suo “Job’s Act” sarà presentato in circa dieci giorni e intanto arrivano i dati sul lavoro sommerso.
Questi dati sono stati presentati dall’Istat nell’aggiornamento sugli indicatori politiche di sviluppo e mostrano un ritorno alla crescita del cosiddetto lavoro nero. Nel 2012 il dato è del 12,1% che concerne un livello alto è in crescita leggera rispetto al 2011, quando era al 12%. Nei due anni precedenti il lavoro sommerso era in calo e quindi la ripresa della crescita, seppure leggera, non è una buona notizia.
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A livello del territorio ci sono differenze consistenti tra le regioni. Al sud il lavoro sommerso è al 20,9% e il dato più alto si registra in Calabria con 30,9%. Questo significa che su dieci lavoratori calabresi tre non sono in regola e testimonia una sorta di assenza dello Stato con tutto quello che ne discende in termini di garanzie dei lavoratori e di entrate fiscali.
L’intervento nell’intero ambito lavoro è quindi necessario sia per ammorbidire il peso fiscale sul lavoro sia per regolarizzare molte situazioni. Il taglio del cuneo fiscale proposto da Renzi potrebbe essere un primo passo per creare maggiori posti di lavoro, ma di certo non quello risolutivo in quanto è necessaria anche la crescita economica che porti maggiore lavoro per le imprese in Italia.