In un post pubblicato in precedenza abbiamo visto che se i soggetti diversi dalle persone fisiche, una volta effettuate tutte le procedure richieste dalla normativa fiscale italiana per l’ apertura della Partita Iva, intendono operare anche in ambito intracomunitario, devono necessariamente dichiarare questa loro volontà, sulla base di quanto previsto dalla disciplina della Commissione Europea in materia di contrasto delle frodi fiscali e di quanto previsto da un apposito decreto legge italiano – decreto legge 78/2010.
Redazione
Partita Iva per soggetti diversi dalle persone fisiche – Autorizzazioni per operazioni intracomunitarie
L’ apertura della Partita Iva per soggetti diversi dalle persone fisiche
In alcuni post pubblicati in precedenza ci siamo occupati del caso particolare costituito, nel mondo fiscale, dall’ inizio di una nuova attività e dall’ apertura della Partita Iva da parte di soggetti diversi dalle persone fisiche.
Partita Iva per soggetti diversi dalle persone fisiche – Soggetti interessati
L’ inizio di una nuova attività e l’ apertura della Partita Iva per soggetti diversi dalle persone fisiche
In un post pubblicato subito prima di questo abbiamo cominciato a parlare di quanto la normativa fiscale italiana prevede per l’ inizio di una nuova attività imprenditoriale e l’ apertura della Partita Iva da parte di quei contribuenti che non possano essere considerati delle persone fisiche.
Fiat alla ricerca di risorse: arriva il bond in euro
La Fiat è ancora in trattative con Veba sul prezzo delle azioni della Chrysler che la Fiat deve acquistare per poter arrivare al controllo dell’americana.
Un prezzo che ancora non è stato definito e sul quale c’è molta tensione e forse è stato proprio questo a spingere la Fiat a immettere sul mercato un’obbligazione in euro con scadenza a luglio 2019. Questo bond, infatti, dovrebbe portare al Lingotto le risorse necessarie per l’acquisto del 100% delle azioni della Chrysler.
► 10 miliardi per il duo Fiat-Chrysler
Bond Fiat con scadenza a luglio 2019 – Le caratteristiche
Investimento riservato a investitori internazionali
Scadenza: 2019
Taglio minimo: 100.000 euro
Prezzo di emissione: 100 euro
Cedola: annuale a tasso fisso (6,75%) da pagare ogni mese di luglio fino alla scadenza
Prima cedola: ottobre 2014
Oltre che al reperimento delle risorse per l’acquisizione di Chrysler, la Fiata ha emesso questo bond con benchmark da 850 milioni di euro anche per garantire il rimborso del bond Fiat 6,125% in scadenza a luglio 2014 da 900 milioni, il cui attuale rendimento ha beneficiato dell’emissione di questo nuovo bond, arrivando ad un rendimento del 3%.
Il nuovo bond Fiat ha fin da subito mostrato delle ottime performance sui mercati, arrivando a segnare un aumento di prezzo di 0,68 euro, come nella media dei vari strumenti Fiat.
►L’epopea del titolo e dell’azienda Fiat
Gli occhi degli analisti sono comunque tutti puntati sulla lunga trattativa tra Veba e Fiat che farà un ulteriore passo avanti quando a Corte del Delaware si pronuncerà sul valore delle azioni Chrysler che la Fiat deve comprare dal fondo.
Aumento Iva ottobre 2013: cosa, quanto e perché
Cosa vuol dire che aumenta l’Iva?
L’Iva è un’imposta che si applica a servizi e prodotti ad ogni passaggio della loro produzione in base all’acquisizione di nuovo valore del prodotto o del servizio nel processo di trasformazione. Quindi, vuol dire che aumenteranno di prezzo tutti i prodotti di largo consumo e dei principali servizi.
► Iva in Europa: quanto è aumentata negli ultimi 40 anni?
Di quanto aumenta l’Iva?
L’Iva aumenta dal 21% al 22%, aliquota da applicare al valore aggiunto del prodotto o servizio.
Quando aumenta l’Iva?
L’Iva dovrebbe aumentare a partire dal 1° ottobre 2013, ma è allo studio la fattibilità di un ulteriore posticipo a gennaio 2014.
► Aumenti Iva: quanto pagheranno in più gli italiani?
Quali sono i prodotti colpiti dall’aumento dell’Iva?
Tra le principali tipologie di prodotti e servizi che vedranno aumentare il loro prezzo ci sono:
utensili per la casa ed elettrodomestici;
abbigliamento, calzature e accessori;
profumi, cosmetici e parrucchiere;
bevande alcoliche e analcoliche, tabacchi;
televisori, fotocamere e videocamere, computer;
articoli sportivi, biglietti di partire e concerti, piscine e palestre;
giocattoli, pacchetti vacanza, strumenti musicali, fiori,
cartoleria, servizi legali e contabili, parcelle,
auto, moto e bici, riparazione, garage, noleggi,
imbarcazioni, motori fuoribordo, equipaggiamenti;
carburanti da trasporto e carburanti per riscaldamento;
telefoni, servizi telefonici fissi e mobili.
Quanto costa alle famiglie l’aumento dell’Iva?
Secondo le ultime stime, l’aumento di un punto percentuale dell’aliquota Iva, considerando una famiglia tipo di tre persone, sarà compreso tra i 44 e i 51 euro se l’aumento dell’Iva arrivasse ad ottobre 2013, se fosse invece posticipato a gennaio, l’aumento della spesa per le famiglie sarebbe compreso tra 88 e 103 per il 2014.
Iva in Europa: quanto è aumentata negli ultimi 40 anni?
Se in Italia l’aumento dell’Iva annunciato dal Governo già ad inizio anno, anche se poi è stato posticipato fino almeno all’inizio di ottobre, è il sesto che l’Imposta sul valore Aggiunto ha subito negli ultimi 40 anni, anche negli altri paesi europei la situazione di questa tassa non è molto diversa.
► Aumento Iva rimandato: dove sono state trovate le coperture?
In Italia l’aliquota per l’applicazione dell’Iva è passata dal 12% del 1973 al 21 attuale, per una maggiorazione pari a 9 punti percentuali, il maggior aumento registrato in Europa. Il secondo posto della classifica dei paesi che hanno aumentato di più l’Iva è occupato dalla Germania, dove l’aliquota Iva è aumentata di 8 punti percentuali (dall’11 al 19%) dal 1973 ad oggi.
Gli aumenti dell’Iva in Europa dal 1973 al 2013
Italia: dal 12 al 21%, (9 punti percentuali);
Germania: dal 16% al 21% (5 punti percentuali);
Olanda: dal 16% al 21% (5 punti percentuali);
Austria: dal 16% al 20% (4 punti percentuali);
Belgio: dal 18% al 21% (3 punti percentuali).
In controtendenza rispetto al resto d’Europa solo la Francia, paese dove l’aliquota Iva è scesa, passando dal 20 al 19,6%.
► Aumenti Iva: quanto pagheranno in più gli italiani?
Iva sempre più alta: quali conseguenze sui consumi?
Nonostante l’aumento continuo delle aliquote di applicazione dell’Iva, le casse degli stati non sempre beneficiano di questi balzelli: l’esempio è l’Italia, dove alla maggiorazione dell’Iva è sempre corrisposta una frenata dei consumi a causa dell’incidenza di questa imposta tanto sulle merci che sui carburanti che, in un paese come il nostro dove l’86% della merce viene trasportata su gomma, incide in maniera molto rilevante sulle spese quotidiane delle famiglie.
Aumento Iva rimandato: dove sono state trovate le coperture? – II
L’aliquota Iva passerà dall’attuale 21% al 22% al massimo entro il gennaio del 2014, anche se il Governo auspica un ulteriore rinvio, che sarà possibile solo se troverà almeno un miliardo di euro per coprire il minor gettito fiscale.
Lo ha già fatto per evitare l’aumento previsto per giugno 2013, aumentando gli acconti che le persone fisiche, le persone giuridiche e le società devono al fisco per Irpef, Irap e Ires. L’aumento degli acconti fiscali, però, ha generato solo una parte delle risorse necessarie, che sono state trovate anche grazie all’aumento delle tasse sulle sigarette elettroniche e aumentando l’imposta di bollo.
► Aumenti Iva: quanto pagheranno in più gli italiani?
Tasse più alte del 50% sulle sigarette elettroniche
Quello che si apprestava ad essere il boom economico del momento è stato drasticamente ridimensionato dalla decisione del governo di aumentare le tasse sulle sigarette elettroniche, che diventano pari al 58.3% del prezzo di vendita.
Non è una novità: il fisco italiano ha sempre sfruttato ‘il vizietto’ degli italiani per recuperare quanto necessario, e dopo che le e-cig avevano scampato l’aumento delle tasse per il finanziamento del debito della pubblica amministrazione, non poteva essere altrimenti.
► Aumento Iva rimandato: dove sono state trovate le coperture? – I
Aumenta anche l’imposta di bollo
Anche se l’aumento dell’imposta di bollo era stato già deciso da un precedente provvedimento, una parte del gettito sarà utilizzato per la copertura dell’Iva. L’imposta di bollo passa dai vecchi importi fissati a 1,81 euro e 14,62 euro rispettivamente a 2 e 16 euro, che dovranno essere pagati, ad esempio, per le fatture che contengono importi non assoggettati ad Iva e gli estratti conti o altri documenti di accreditamento o addebitamento per somme superiori a 77,47 euro.
Aumento Iva rimandato: dove sono state trovate le coperture? – I
L’aumento di un punto percentuale dell’aliquota Iva è stato rimandato di ulteriori tre mesi – da giugno ad ottobre 2013 – e il Governo ha anche annunciato che potrebbe essere possibile posticipare di un altro trimestre questo salasso, aspettando così qualche altro mese per capire se sarà possibile recuperare il miliardo di euro necessario per non far scattare l’aumento.
► Aumenti Iva: quanto pagheranno in più gli italiani?
Le speranze in effetti sono davvero poche, a meno di una ripresa economica fulminea che porti l’Italia fuori dalla recessione in meno di tre mesi, o, come è già successo, andare ad aumentare altre imposte. E’ quello che è stato fatto per riuscire a posticipare l’aumento ad ottobre 2013, con una manovra che ha cercato di spalmare il minor gettito di un miliardo su altre tasse con l’aumento dell’Irpef, dell’Ires, dell’Irap, delle tasse sulle sigarette elettroniche e l’aumento dell’imposta di bollo.
Aumentano gli acconti per Irpef, Irap e Ires
► Aumento Iva rimandato: dove sono state trovate le coperture? – II
L’aumento di un punto percentuale dell’Iva previsto per giugno è stato posticipato ad ottobre 2013 grazie all’aumento degli acconti dovuti dai contribuenti per l’Irpef e l’Irap: a decorrere dall’anno d’imposta in corso al 31 dicembre 2013 le persone fisiche e le società di persone dovranno versare un acconto pari al 99/100% di quanto dovuto.
Stessa sorte anche per l’Irap e l’Ires dovute dalle persone giuridiche, per le quali gli acconti, sempre a partire dall’anno di imposta in corso al 31 dicembre 2013, saranno del 100/101% di quanto dovuto.
Peggio ancora per le banche: lo slittamento dell’Iva è stato possibile anche grazie all’aumento sulle ritenute sugli interessi e i redditi da capitale che gli istituti di credito sono tenute a versare, che arriveranno anche al 110% di quanto dovuto al Fisco.
Perché aumenterà l’Iva?
Si parla molto dell’aumento dell’Iva che scatterà, a meno di auspicabili sorprese dell’ultimo momento ad ottobre 2013, perché, come hanno anche provato a dimostrare molti studi delle principali associazioni di consumatori, sarà una vera e propria mannaia sulle famiglie italiane.
► Aumenti Iva: quanto pagheranno in più gli italiani?
Stando alle ultime notizie che arrivano dalle stanze dei bottoni, l’aumento di un punto percentuale dell’aliquota Iva, che passerebbe così dall’attuale 21% al 22%, potrebbe essere fatto slittare ancora di qualche tempo, al massimo fino a gennaio 2014, ma difficilmente l’appuntamento potrà essere ulteriormente procrastinato.
Le ragioni principali per le quali l’aumento dell’Iva è inevitabile sono due: uno che riguarda i conti dello Stato italiano e l’altro è l’Europa e gli standard che l’Italia deve mantenere.
► I possibili effetti dell’aumento dell’Iva ad ottobre 2013
I conti in tasca all’Italia
Partendo dal presupposto che l’aumento dell’aliquota Iva di un punto percentuale vale per le casse dello stato – almeno in teoria – 4 miliardi di euro all’anno, l’aver posticipato l’aumento da giugno a settembre ha già comportato un ammanco del gettito Iva di circa un miliardo, che è stato recuperato con aumenti spalmati su altre tasse.
Posticipare di altri tre mesi vorrebbe dire perdere 1 miliardo di euro ogni tre mesi, che al momento lo Stato italiano non può permettersi di perdere se non vuole sforare gli standard imposti dall’Europa.
L’Europa e la questione del deficit
Se l’Italia vuole mantenersi entro gli standard imposti dall’Europa sul rapporto tra il debito pubblico e il Pil. Il paese, per uscire dalla procedura di infrazione, deve rispettare il vincolo del 3%. Soluzioni alternative all’aumento dell’Iva quindi sembrano non esserci, a meno che l’Italia non decida di sfidare l’Europa.