Aumenti Iva: quanto pagheranno in più gli italiani?

 All’inizio di ottobre 2013 il Governo potrebbe decidere, come già annunciato da tempo, che l’aliquota IVA passerà dall’attuale 21% al 22%. Un aumento di un solo punto percentuale che rischia, però, di avere delle conseguenze disastrose sulle famiglie e le attività economiche italiane. Secondo le associazioni Federconsumatori e Adusbef, a pagare maggiormente per questo aumento saranno le famiglie.

► Per l’ IVA 40 anni di aumenti dell’ aliquota

Aumento dell’Iva- Quanto costerà in più – Le stime della Federconsumatori

Secondo la Federconsumatori le famiglie italiane potrebbero subire degli aumenti pari a +81 euro nel settore dell’abbigliamento, a +25 euro in quello calzaturiero, e del +12 euro per vini e liquori, aumenti ai quali si aggiungono anche quelli consequenziali dei carburanti, che si trasformerà in un ulteriore rialzo dei prezzi, in quanto in Italia oltre l’86% dei beni di largo consumo è trasportato su gomma.

Aumento dell’Iva- Quanto costerà in più – Le stime della CGIA di Mestre

Secondo l’istituto di Mestre, l’aumento di un punto percentuale dell’aliquota Iva si trasformerà in un aggravio per le famiglie italiane che potrà variare dai 30 ai 120 euro al mese.

► Le aliquote dell’IVA e le possibili soluzioni contro l’aumento

Nello specifico, secondo le stime fatte dalla CGIA di Mestre – che ha analizzato diverse tipologie di consumatori ‘medi’ – un consumatore single che guadagna tra i 15mila e i 55mila euro lordi annui, spenderà tra i 37 e 99 euro in più all’anno, in base al livello di reddito.; una famiglia di 3 persone (2 coniugi e un figlio) con entrate da stipendio tra 1.200 e 3mila euro netti al mese, pagheranno tra i 50 e i 113 euro in più all’anno; un nucleo familiare composto da 4 elementi (marito, moglie e due figli a carico) con stipendi tra 1.300 e circa 3mila euro netti mensili, avranno un aggravio delle spese compreso tra 61 e 120 euro annui.

 

Al via i controlli e gli accertamenti del Redditometro

 Dopo l’ entrata in vigore del Redditometro ecco scattare in Italia anche i primi controlli derivanti appunto dalle attività di controllo e di accertamento sulle dichiarazioni dei redditi che l’ Agenzia delle Entrate ha compiuto proprio grazie all’ utilizzo del nuovo strumento.

Cosa sono gli assegni famigliari

 Assegni familiari – Cosa sono e chi ne ha diritto

Per chi ha figli  coniuge a carico che non svolgono attività lavorativa, l’Inps contribuisce al sostentamento della famiglia con appositi assegni. Ecco chi può richiederli e come.

L’INPS ha previsto diverse forme di sostegno per le famiglie italiane. Tra queste prestazioni ci sono due tipi di assegni, che spesso sono confusi per la somiglianza del loro nome: gli assegni al nucleo famigliare e gli assegni familiari.

Le due prestazioni sono molto diverse tra di loro e riguardano diverse categorie di lavoratori. Dopo esserci occupati degli Assegni al nucleo famigliaredi chi ne ha diritto e delle procedure per ottenerli, vediamo di cosa si parliamo quando parliamo di assegni famigliari.

► Come richiedere il sussidio di disoccupazione INPS

Gli assegni familiari sono una tipologia di contributo previdenziale che l’Inps eroga a favore dei contribuenti che hanno il coniuge e i figli (o il figlio) a carico, ossia che non percepiscono reddito. Per ognuno dei componenti della famiglia che non svolge attività lavorativa, l’Inps erogherà il contributo previsto.

Chi ha diritto agli assegni familiari?

Possono fare richiesta per gli assegni familiari le seguenti categorie di contribuenti:

– coltivatori diretti, coloni e mezzadri;

– piccoli coltivatori diretti;

– titolari delle pensioni a carico delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri).

Per quali familiari si può richiedere l’assegno familiare?

L’assegno familiare può essere richiesto per le seguenti tipologie di familiari, purché siano a carico:

– coniuge, anche se separato,

– figli ed equiparati;

– fratelli, sorelle, nipoti, conviventi;

– ascendenti (genitori, nonni, ecc..) ed equiparati, (a condizione che il richiedente sia un piccolo coltivatore diretto.)

– familiari di cittadini stranieri residenti in Paesi con i quali esista una convenzione internazionale in materia di trattamenti di famiglia.

► Assegno al nucleo familiare – Cos’è e chi ne ha diritto

Come si fa la richiesta per l’assegno familiare?

La domanda per l’erogazione del contributo deve essere fatta all’Inps tramite:

1. Sito Web dell’Inps se in possesso di un codice PIN

2. Contact Center al numero verde 803164 gratuito da rete fissa o al numero 06164164 da rete mobile a pagamento

3. Patronati.

 

Assegno al nucleo familiare – Cos’è e chi ne ha diritto

 L’assegno al nucleo famigliare – ANF – è stato introdotto in Italia con le legge n. 153 del 1988 che prevede che sia l’INPS a erogare un determinato contributo alle famiglie di lavoratori dipendenti o di titolari di una prestazione pensionistica Inps che si trovano in difficoltà economica.

► Come richiedere il sussidio di disoccupazione INPS

Chi ha diritto all’assegno al nucleo familiare

Partendo dal presupposto che l’assegno al nucleo famigliare è una prestazione dell’Inps alla quale possono accedere tutti i possessori di un reddito da lavoro dipendente, da pensione o altro tipo di rendita, che rientrano in determinate fasce reddituali che ogni anno sono stabilite dal governo in base alle risorse disponibili.

Prima di procedere alla disamina dei casi particolari, ricordiamo che l’assegno è concesso solo nel caso in cui il reddito da lavoro dipendente, pensione o da altre prestazioni sia pari ad almeno il 70% dell’intero reddito familiare.

Hanno diritto all’assegno al nucleo familiare le seguenti categorie di lavoratori:

– dipendenti in attività;

– disoccupati indennizzati;

– cassintegrati;

– in mobilità e impiegati in lavori socialmente utili;

– assenti per malattia o maternità;

– richiamati alle armi;

– in aspettativa per cariche pubbliche elettive e sindacali;

– dell’industria o marittimi in congedo matrimoniale.

Possono fare richiesta dell’assegno al nucleo famigliare anche:

– le persone assistite per tubercolosi;

– i pensionati ex lavoratori dipendenti;

– i caratisti imbarcati sulla nave da loro stessi armata, agli armatori e ai proprietari armatori;

– i soci di cooperative.

► Cosa sono gli assegni famigliari

Come si richiede l’assegno al nucleo famigliare?

Per ottenere dall’Inps l’assegno al nucleo famigliare il contribuente deve necessariamente farne richiesta, con il modulo ANF/DIP dell’INPS, a:

– datore di lavoro, se lavoratore dipendente.

– INPS, in caso di addetti ai servizi domestici, operai agricoli dipendenti a tempo determinato, lavoratori iscritti alla gestione separata.

Le entrate dello Stato in crescita nei primi sette mesi del 2013

 Il graduale aumento delle tasse che ha colpito gli Italiani negli ultimi mesi ha avuto almeno un aspetto e una conseguenza positiva: quella di far aumentare il gettito delle entrate dello Stato, che nei primi sette mesi dell’ anno, ovvero da gennaio 2013 a luglio 2013, sono aumentate dell’ 1,2% rispetto allo stesso periodo del 2012.  

In calo le esportazioni verso i Paesi extra UE a luglio 2013

 L’ Istat, l’ Istituto Nazionale di Statistica, ha pubblicato i dati relativi al più recente andamento delle esportazioni in Italia, in particolare di quelle dirette verso i Paesi non appartenenti alla Unione Europea. I flussi commerciali verso questi paesi extra UE, infatti, nel corso del mese di luglio 2013 sono risultati essere in calo sia a livello tendenziale che a livello congiunturale. 

Aumentano le ore di cassa integrazione ad agosto 2013

 L’ INPS ha recentemente pubblicato, nel suo periodico bollettino, gli ultimi dati relativi all’ andamento dei maggiori ammortizzatori sociali esistenti in Italia: la cassa integrazione, nelle sue diverse suddivisioni di ordinaria, straordinaria e in deroga, e la disoccupazione.

I tassi BCE restano al minimo storico

 Anche dai vertici della Banca Centrale Europea, BCE, arrivano conferme del generale miglioramento della situazione economica che sembra aver investito negli ultimi tempi l’ intera Eurozona. Il presidente dell’ Istituto, infatti, Mario Draghi ha parlato dei segnali che fanno sperare nelle possibilità di una ripresa a breve termine  e nel frattempo ha confermato anche la precedente politica, oramai in atto da mesi, relativa al costo del denaro. 

Spese, vantaggi e costi nascosti del conto corrente

 E’ sempre più importante capire come scegliere il conto corrente più adatto alle proprie esigenze. Una delle domande principali è: conviene farlo online oppure recarsi allo sportello? Le ricerche più recenti affermano che mediamente chi non usa mai internet per il conto spende 120 euro l’anno. Chi utilizza il conto online 82 euro. La tendenza, in ogni caso, è quella di ridurre il più possibile le spese.

Secondo Bankitalia, i costi medi per la gestione di un conto sono scesi per il terzo anno consecutivo. Ora si attestano mediamente a 105 euro, 4 euro in meno rispetto al 2010 e di e 8 euro in meno rispetto al 2009.
Costi nasconsti

Tuttavia, qualcosa non torna a fine anno. Le tasche dei correntisti sono comunque vuote. Ciò accade perché, malgrado la continua riduzione delle spese fisse, le spese variabili continuano a incidere e non poco. Per capire come mai è così, è opportuno fare una scomposizione della spesa. Bankitalia, nel suo ultimo rapporto, afferma che al netto delle commissioni versate sugli scoperti e i finanziamenti in conto corrente, la spesa media si aggira intorno agli 88,3 euro (2,8 in meno del 2010). Il 57,3 per cento è composto dalla parte fissa, mentre quella variabile copre il 26,2 per cento e la quota rimanente (16,5 per cento) riguarda commissioni sugli utilizzi a debito.

In altri termini, la diminuzione dei costi è dipesa dalla flessione della parte fissa (-4,3 euro) e dalle minori commissioni sugli utilizzi (-1,7 euro). Il complesso delle spese variabili, invece, è aumentato di 1,5 euro, anche per il maggior numero di operazioni effettuate in confronto all’anno precedente.

Come accendere il Fondo di Solidarierà per il mutuo sull’acquisto della prima casa

Il nuovo piano casa del Governo adottato con il decreto legge n. 102/2013 ha delegato il Ministero delle infrastrutture e trasporti per la gestione del Fondo di solidarietà con il quale è possibile accendere (o sospendere) le rate del mutuo per l’acquisto della prima casa.

Il Fondo di solidarietà offre dunque incentivi per l’accesso al credito per accendere il mutuo sull’acquisto della prima casa. Nello specifico si prevedono con il Fondo le garanzie richieste per ottenere il mutuo, dal momento che ora lo Stato assicura il 50% della quota capitale del mutuo che viene erogato. Possono fare richiesta per accesso al fondo le giovani coppie o i nuclei familiari anche mono-genitoriali con figli minori. Con le nuove disposizioni, potranno accedere al Fondo anche i giovani di età inferiore ai trentacinque anni titolari di un rapporto di lavoro a tempo determinato o tempo parziale.

I requisiti da possedere per poter accedere al Fondo sono i seguenti:

  • età inferiore a 35 anni (tale requisito deve essere soddisfatto da tutti i richiedenti);
  • giovani coppie coniugate (con o senza figli) o nuclei familiari anche mono-genitoriali con figli minori
  • giovani lavoratori titolari di contratti di lavoro atipici di cui all’articolo 1 della legge 28 giugno 2012, n. 92;
  • reddito ISEE complessivo non superiore a 40 mila euro;
  • non essere proprietari di altri immobili ad uso abitativo.

Tuttavia, anche l’immobile che diventerà prima casa deve avere specifiche caratteristiche, ovvero:

  • L’immobile deve essere adibito ad abitazione principale;
  • L’immobile non deve rientrare nelle categorie catastali A1 (abitazioni signorili), A8 (ville) e A9 (castelli, palazzi) e non deve avere una superficie superiore e a 95 metri quadrati;
  • L’immobile non deve avere le caratteristiche di lusso.

Il mutuo in tal caso non può essere mai superiore a 200.000 euro.