Il 22° Consiglio dei Ministri del 2013 ha decretato la fine della tanto odiata IMU, la tassa sugli immobili che tanto ha fatto discutere, che è stata sostituita dalla Service Tax, una nuova tassa sui servizi, che sarà pagata sia dai proprietari che dai reali usufruttuari degli immobili in base ad aliquote definite dai singoli Comuni.
IMU abolita, prima rata cancellata, ma ancora si è in attesa di sapere cosa ne sarà della seconda rata dell’Imu, anche se il governo ha preso l’impegno politico per trovare le risorse che possano permettere di cancellarla.
► Chi pagherà la Service Tax
Taser, una tassa federale
Quindi, dal 2014 non si pagherà l’Imu, ma la Tares, una tassa federale della quale si occuperanno i singoli comuni della penisola, provvedendo alla determinazione delle aliquote a alla riscossione del tributo, secondo i parametri che saranno stabiliti con la Legge di Stabilità, attesa per il prossimo 15 ottobre.
Ai comuni anche la scelta delle esenzioni, mentre al Governo rimarrà il compito di decidere il tetto massimo di tassazione oltre il quale i comuni non si potranno spingere. Un fatto, questo, che lega indissolubilmente il destino dei sindaci di tutta Italia alle aliquote che decideranno di applicare.
Tari e Tasi – Le due componenti della Service Tax
La Tari
Una delle due componenti della Taser, la tassa sugli immobili, è la Tari, la vecchia Taser, la tassa che si paga per i rifiuti che, come la precedente, dovrà essere pagata da chi occupa, a qualunque titolo, locali o aree suscettibili di produrre rifiuti urbani.
Chiunque detenga un locale o un immobile – occupante, proprietario o affittuario – che sia predisposto per la produzione di immondizia, dovrà sostenere l’intero onere della Tari.
L’importo della Tari sarà determinato dai singoli comuni in base al principio chi inquina paga, quindi in proporzione alla superficie dell’immobile, con criteri che saranno definiti dalla Legge di Stabilità del 15 ottobre prossimo e della riforma del catasto.
La Tasi
La seconda componente della Service Tax, la nuova tassa sugli immobili, ha lo scopo di finanziare le spese che le amministrazioni comunali sostengono per la gestione dei cosiddetti servizi indivisibili, come la manutenzione delle strade, l’illuminazione pubblica o la cura dei parchi.
Come ha indicato il presidente Letta, la Tasi è l’applicazione su scala cittadina delle spese condominiali, ossia le spese che servono al mantenimento degli spazi comuni. Per questo tutti devono pagare: a differenza della Tari, la Tasi sarà pagata sia da chi detiene l’immobile – in quanto sia da chi lo usa (occupante o affittuario).
Il proprietario dovrà pagare perché i beni e i servizi pubblici locali concorrono a determinare il valore commerciale dell’immobile, l’affittuario o l’occupante pagheranno in quanto usufruiscono di tali servizi.
► A quanto ammonterà la nuova Service Tax
Le 10 città dove si pagherà di più
Ciò che balza agli della nuova Service Tax voluta dal Governo Letta per sostituire l’Imu è che più che sostituire una tassa, la si sia distribuita su più contribuenti. Infatti, a differenza dell’Imu, non saranno solo i proprietari a pagare, ma anche chi occupa la casa.
Le polemiche sono già molte, anche perché la Service Tax è slegata dell’effettiva capacità contributiva delle famiglie italiane, non basandosi sul reddito ma sulla superficie della casa e il suo valore catastale.
Saranno previste esenzioni, ma prima dell’arrivo della Legge di Stabilità non si potrà sapere chi sarà a beneficiarne (sicuramente disabili e single).
Il costo per le famiglie della Service Tax è stato simulato da Repubblica, che ha preso in considerazione abitazioni A2 e A3 di 80 metri quadrati, con un’aliquota media del 2%. La simulazione è stata fatta nelle dieci città più care d’Italia (gli importi si riferiscono alla Tasi, quindi alle cifre riportate si deve aggiungere il valore della Tari, l’ex Tares).
Roma: euro 222
Milano: euro 211
Bologna: euro 206
Firenze: euro 168
Rimini: 166
Verona: 163
Padova: 162
Pisa: 153
Bolzano: 146
Siena 145.