Stanno per morire i pub

 Il Financial Times è sempre attento alle nuove tendenze e sembra averne scoperta una che era rimasta nascosta agli analisti: la crescita dei debiti dei pub. Questi punti di ritrovo, che per anni hanno attirato giovani e meno giovani, hanno perso appeal e la crisi è cominciato proprio lì dove sono nati, in Irlanda e nel Regno Unito.

La birra tedesca è un cartello

Se si dice pub, si pensa subito all’Irlanda, al Regno Unito e alla birra Guinness. Se però cerchiamo d’immaginare il pub dei nostri sogni, allora ci viene in mente un posto totalmente diverso da quello che troviamo in ogni angolo del paese. I luoghi dello svago e del ritrovo stanno cambiando e i pub non sembrano essersi allineati alle esigenze delle nuove generazioni.

Ristorante cerca personale italiano in Irlanda

Secondo il Financial Times, come spiegato in modo esemplare nella rubrica Lex Column, i pub sono a rischio estinzione per via della loro incapacità di modernizzarsi. In Irlanda e nel Regno Unito, dove i pub rappresentano un luogo caratteristico, il fatturato dei locali in questione è calato del 33 per cento circa nell’arco di 5 anni. I debiti accumulati dai pub ammontano oggi a 2 miliardi di euro.

Sono rimaste in vita soltanto 7400 attività ma non si conosce la loro tenuta sul medio e lungo periodo. Un’occasione in più per scommetterci su.

Resoconto dell’asta BTp

 Il Ministero del Tesoro, riguardo l’ultima asta dei titoli di stato italiano, era sembrato un po’ scettico. Si temeva il peggio mentre adesso di parla già di impresa riuscita. Alla fine di luglio, dal Rendiconto dell’asta Ctz avevano appreso una notizia molto positiva per il mercato tricolore, visto che nell’asta erano stati piazzati titoli per 3 miliardi di euro.

Subito dopo, con molto entusiasmo, il premier avevano promesso di lavorare sul differenziale: Letta ha promesso uno spread più basso di 50 punti entro 6 mesi. Poi sono arrivate le tensioni, legate anche alle decisioni delle banche centrali, in particolare la Federal Reserve che ha scelto di avviare il tapering in anticipo dicendo anche che il tetto del debito sarà raggiunto ad ottobre invece che a novembre.

A distanza di un mese, siamo ormai alla fine di agosto, il Tesoro torna a sorridere. I tassi dei titoli a 5 anni sono aumentati leggermente mentre i tassi dei titoli decennali sono praticamente rimasti stabili. L’Italia ha fatto il pieno nell’ultima asta mentre lo spread si è retto in equilibrio sui 250 punti e Piazza Affari ha messo a segno una performance positiva molto interessante.

La giornata di oggi, dal punto di vista finanziario, è stata importante anche per altri paesi come la Spagna che ha annunciato un calo del PIL e la Germania che ha confermato la stabilità dell’indice di disoccupazione.

La Merkel accusa la Grecia

 La Germania è in pieno clima di campagna elettorale e per questo le dichiarazioni dei leader politici in corsa per la poltrona di Cancelliere appaiono più perentorie che mai. E’ vero che a livello finanziario e sociale la Germania ha ottenuto delle gratificazioni non indifferenti: per esempio le è stata confermata la tripla A dalle maggiori agenzie di rating che la considerano, ormai, l’unico pilastro dell’Unione Europea.

PIL in frenata e poco lavoro per la Grecia

La Germania è un punto di riferimento anche finanziario visto che lo spread che tanto ossessiona gli investitori e i cittadini, è stabilito sulla base del confronto tra i titoli decennali di un certo paese e i Bund tedeschi. Insomma, se parla la Germania, tutti pendono dalle sue labbra. Eppure l’ultima dichiarazione di Angela Merkel appare quanto meno forte.

Cresce ancora la disoccupazione in Grecia

La Cancelliera, infatti, ha accusato Gerhard Shroeder che l’ha preceduta di non aver lottato abbastanza per evitare che la Grecia entrasse nello spazio dell’euro. Si offre così della moneta unica un carattere esclusivo piuttosto che inclusivo. Secondo Angela Merkel, la Grecia non aveva rispettato tutte le regole previste dall’Europa per l’ingresso nell’euro.

La Grecia resta così il tema dominante della campagna elettorale tedesca dopoché anche il ministro delle finanze Schaeuble ha ribadito che ad Atene servono ancora 11 miliardi di euro secondo il piano di salvataggio escogitato dalla Troika.

In consumatori tornano a credere nell’Italia

 La ripresa tocca costruirla giorno per giorno con l’impegno della politica, della finanza, dei singoli lavoratori e delle istituzioni, ma nella ripresa tocca anche crederci e gli italiani sembrano essere tornati di buon umore. A certificare questo incremento dell’indice di fiducia è l’ISTAT che ha già dato una buona notizia al paese: a luglio retribuzioni in aumento più dell’inflazione.

Ad agosto il clima di fiducia espresso dai consumatori è cresciuto dal 97,4 al 98,3. Una crescita registrata soltanto nell’arco di un mese. In questo genere d’indagini si chiede alla popolazione se ha avuto un miglioramento del quadro economico e del quadro personale. La stessa ricerca è poi svolta tra le imprese e si chiede loro che sono maggiormente fiduciose nel futuro del paese.

Italiani dediti al risparmio

A luglio la situazione è molto buona visto che la fiducia nel miglioramento del quadro personale è spassata dal 98,7 al 98,9, ma tutti sono fermamente convinti che sia migliorato e migliorerà ancora il quadro economico. In questo caso specifico l’indice è passato dal 94,8 al 97,6. Per quanto riguarda le imprese diremo sinteticamente che la loro fiducia è arrivata al livello massimo mai registrato da agosto del 2012.

A livello territoriale permangono tuttavia delle differenze visto che la fiducia migliora molto al Nord Ovest, al Nord Est e al Centro ma non si crede più nella ripresa nel Mezzogiorno d’Italia.

A luglio retribuzioni in aumento

 Il potere d’acquisto delle famiglie italiane è eroso dalla crisi? Niente paura, c’è una soluzione ad ogni problema. L’italiano medio, come abbiamo avuto modo di constatare leggendo gli ultimi report di Bankitalia, di fronte alla crisi, esercita la sua capacità di risparmio e i conti in banca aumentano del 5 per cento. Peccato che si torni a parlare di IMU e adesso anche di tassa sui servizi.

Aumentano gli stipendi a luglio 2013

E’ inevitabile pagare queste imposte, visto che è stata estesa la platea dei paganti anche a chi una casa non la possiede. Eppure una notizia buona, in questo periodo, c’è e arriva direttamente dall’Istituto nazionale di statistica che a luglio 2013 ha rilevato un aumento delle retribuzioni nel nostro paese. Chi aveva stretto la cinghia, quindi, può allentare la presa e tornare a consumare? Vediamo cosa dice più nello specifico il documento dell’ISTAT.

Le misure approvate dal governo per il pubblico impiego

Il succo è che le retribuzioni aumentano più dell’inflazione. Nella pratica i salari fissati da contratto aumentano dell’1,5 per cento rispetto allo stesso mese del 2012 e dello 0,1 per cento rispetto al mese di giugno 2013. Intanto, con riferimento a luglio, si prende atto che è cresciuto l’indice dei prezzi al consumo e la variazione è stata dell’1,2 per cento su base annuale.

Crescono soprattutto i salari legati al settore privato mentre restano inchiodate al palo le retribuzioni della Pubblica Amministrazione.

La rupia crolla ancora

  Le valute maggiormente in crisi sono quelle dei paesi emergenti. Ci sono delle realtà che soffrono più di altre. L’est europeo, per esempio, sembra quasi graziato dall’andamento altalenante dell’economia europea, ma non si può dire altrettanto di Turchia, Brasile e India. La lira turca continua a subire la pressione dei disordini siriani e pur col sostegno della banca centrale non riesce a guadagnare terreno nei confronti del dollaro e dell’euro. Il real brasiliano ha un andamento simile: si svaluta nei confronti del dollaro ma la crescita costante e le ottime riserve valutarie, fanno pensare ad una crisi passeggera.

Più grave quello che sta succedendo in India dove la valuta crolla così come tutta la borsa di Mumbai. La rupia indiana, nella giornata di oggi, è riuscita a segnare un nuovo record negativo: ha raggiunto i livelli minori che non si registravano da 18 anni a questa parte. Il cambio tra dollaro e rupia è arrivato quasi oltre la soglia psicologica delle 70 rupie.

L’India è nei guai

La Reserve Bank of India ha pensato di lanciare la stretta monetaria per correre ai ripari visto che dal lancio del tapering il crollo è stato troppo veloce. Poi però, il timore della stagflazione ha fatto capolino e si è tornati indietro. Le previsioni più attendibili sull’India, fornite dal BNP Paribas parlano di una crescita annua del 3,7 per cento.

Le valute maggiormente in crisi

 La crisi economica dei paesi emergenti sembra legata in modo indissolubile all’avvio del tapering deciso dalla Federal Reserve. Ma la crisi economica si traduce inevitabilmente in una crisi valutaria che ha mandato in crisi soprattutto alcune valute, come la lira turca, il real brasiliano e la rupia indiana. Ci sono poi delle valute che in una condizione di crisi hanno saputo trovare un grimaldello per fare fortuna. Si tratta ad esempio dello zloty polacco, della corona ceca e del lev bulgaro.

La resistenza delle valute dell’Est Europa

I paesi emergenti sono chiamati tali perché le loro economie sono in fase crescente e stanno tentando di sbarcare il lunario. In questi ultimi mesi, però, abbiamo assistito ad un importante passo indietro che ha gettato i BRICS e non solo nella peggior crisi mai registrata da 10 anni a questa parte.

Tutto parte dalla decisione della FED di ridurre gli stimoli monetari che si traducono in un minore afflusso di denaro nei paesi emergenti che adesso rischiano di veder aumentare l’inflazione e ridursi il ritmo della crescita. A parte la rupia indiana che è scesa ai minimi storici mai registrati negli ultimi 18 anni, in crisi ci sono soprattutto il real brasiliano e la lira turca.

Da settembre via al tapering

Il real brasiliano ha perso il 20% del suo valore rispetto al dollaro ma non cede al pensiero della crisi considerando le riserve valutarie e la crescita ancora costante del paese. La lira turca, continua a perdere terreno dal dollaro e dall’euro ma ha il sostegno della banca centrale che vuole evitare di subire troppo le tensioni della vicinissima Siria.

Risorse in arrivo per gli esodati e per la CIG

 L’ ultimo Consiglio dei Ministri ha finalmente trovato una soluzione di largo consenso sull’ annosa questione dell’ IMU, della quale ha varato al sua cancellazione definitiva e la sostituzione a partire dal 2014 con la Service Tax. Ma all’ interno dello stessa seduta sono venuti alla luce anche altri due importanti provvedimenti volti alla risoluzione di due problemi altrettanto spinosi che riguardano il mondo del lavoro italiano.