Niente sconto IRPEG per le casse professionali

 Se anche sembra che per lo stesso reddito si duplichino le imposte, bisogna sempre considerare che il prelievo fiscale fa differenze tra i soggetti interessati e nel tributo applicato. Non si può per questo parlare di doppia imposizione. Questo chiarimento, adesso espresso in forma sintetica, è stato messo nero su bianco dalla Corte di Cassazione.

I compensi esosi dell’amministratore

I porporati di Piazza Cavour, nello specifico, hanno detto che la Cassa nazionale del notariato è un ente preposto al soddisfacimento di interessi particolari e per questo motivo non può avere esenzioni o agevolazioni per quanto riguarda l’IRPEG.

Questo vuol dire che i redditi della Cassa nazionale del notariato, devono pagare tale imposta e non si può alludere ad un conflitto nel prelievo tributario sul reddito pensionistico dei notai in pensione.

Nelle liti fiscali non vale l’autocertificazione

La sentenza che ha chiarito questa posizione è stata la numero 17691 del 24 luglio scorso. Tutto nasce, come sempre, da un episodio di “cronaca”: la Cassa nazionale del notariato, infatti, aveva effettuato una domanda di rimborso dei tributi IRPEG che erano stati versati dal 1997 al 2001. In merito a questa domanda c’era stato un rifiuto silenzioso. Il ricorso presentato è stato poi rigettato dal Ctp di Roma e dalla Ctr del Lazio.

Il settore commerciale è il più vivo

In Italia cresce il numero delle partite IVA nel mese di giugno 2013. Ecco il risultato dell’indagine che parla di una ripresa della “voglia” di fare business nonostante il mercato del lavoro sia ancora in pessime condizioni.

Lo sguardo sulle partite IVA a gennaio 2013

La notizia è che mettendo a confronto i dati relativi alla natura giuridica, all’attività, al territorio, al sesso e all’età, si scopre che nel giugno del 2013 c’è stato un aumento delle partite IVA, quindi dei lavoratori autonomi e dei liberi professionisti, rispetto al 2012.

In aumento le imprese straniere in Italia

Partiamo subito dal settore economico di riferimento per notare che è quello commerciale il più vivo in assoluto. In questo settore, infatti, le nuove partite IVA rappresentano il 24 per cento del totale. A seguire ci sono i professionisti e gli autonomi del settore edile che rappresentano il 9,7 per cento del totale. Per quanto riguarda invece gli aumenti del numero delle partite IVA, dobbiamo considerare che a giugno sono cresciute le attività finanziarie assicurative. Rispetto al 2012, per questo settore, si parla di aumento del 50 per cento delle partite IVA.

Molto interessante, per comprendere anche i cambiamenti che interessano il mondo del lavoro, la crescite delle nuove partite IVA del settore sanitario che crescono dell’8,4 per cento. Sul sito del Dipartimento delle Finanze sono disponibili maggiori dettagli sul report in analisi.

In campo energetico vince il mercato tutelato

 I prezzi della luce e del gas, in questo momento, non sono certo alle stelle ma sono cresciute nel corso degli anni, le tasse applicate all’erogazione dei servizi. E’ questo il grosso problema dell’Italia, il paese in cui il 60 per cento delle risorse serve ai cittadini per pagare le utenze e i servizi di prima necessità.

Come si polverizza lo stipendio degli italiani

Una recente indagine dell’Autorità per l’energia sui prezzi 2011 ha cercato di capire cosa conviene agli italiani per risparmiare. In campo energetico la risposta non è facile e si tratta di fare un’analisi dei costi del mercato tutelato o a maggior tutela che dir si voglia, e del mercato libero.

Secondo l’indagine dell’Autorità, in questo momento, per avere la luce in casa si spende meno con il mercato di maggior tutela. Rispetto al mercato libero, per la fornitura di energia elettrica il mercato tutelato offre un risparmio del 12,8 per cento e il mercato del gas offre un risparmio del 2 per cento.

La ripresa nel consumo di energia

L’analisi ha preso spunto dalle offerte delle aziende energetiche che operano sul mercato libero. Molti cittadini, infatti, in questi anni, hanno cercato di fare chiarezza sulle condizioni del mercato ma scegliendo una proposta piuttosto che un’altra, non si sono sempre dimostrati consapevoli dei costi sostenuti.

L’autorità, quindi, oltre a rilevare la soluzione più conveniente, ha anche valutato l’opportunità di rendere il mercato sempre più limpido.

A quanto ammonta il debito giapponese

 Il Giappone, nelle ultime elezioni, ha confermato la supremazia del partito del premier Shinzo che prolungando i tassi molto bassi, ha dato una mano all’economia locale. In questo momento, però, si torna a parla di debito pubblico e i livelli raggiunti dal Giappone sono a dir poco preoccupanti.

Dov’è arrivato il debito italiano

Non si tratta delle indiscrezioni di qualche analista contrario alla politica del premier in carica, ma di una rivelazione ufficiale, arrivata per bocca del Ministro delle Finanze giapponese: il debito pubblico del paese ha raggiunto la quota record di un biliardo di yen. Un milione di miliardi che è una cifra con 15 zeri. Se si volesse quantificare questo debito in euro diremmo che siamo di fronte a 7700 miliardi di euro di buco.

Abe vince anche alla Camera Alta

Il problema, in questo momento, è capire perché si è arrivati a questa situazione. La prima cosa che salta all’occhio è sicuramente il rendimento dei titoli giapponesi, prossimo all’1 per cento e quindi molto più basso del rendimento dei titoli italiani.

La preoccupazione per il debito, però, sembra svanire quando si considerano i proprietari dei titoli: quasi tutti cittadini giapponesi e istituzioni locali che non intendono restituire i buoni chiedendo interessi. Insomma, il rischio default non è assolutamente all’orizzonte del Giappone.

Letta promesso uno spread più basso

 Lo spread è il differenziale che c’è tra il valore dei nostri titoli di stato e quello dei titoli di stato tedeschi. Se il paese risulta affidabile dall’analisi delle condizioni economiche e finanziarie, lo spread si mantiene a livelli molto bassi, ma il paese vacilla sotto il peso dell’instabilità politica ed economica, lo spread schizza alle stelle.

Piazza Affari ha dimenticato il Cavaliere

Nonostante il processo Mediaset e le tensioni nella maggioranza di governo, la borsa sembra voler dare fiducia all’Italia e il premier, quasi congedandosi per le ferie estive, promesse che in sei mesi il differenziale si abbasserà ancora, perdendo anche 50 punti.

La BCE, d’altra parte, sta raccogliendo nell’Eurozona, tantissimi segnali positivi ed è sempre più convinta che dalla fine del 2013 e per tutto il 2014, si possa parlare tranquillamente di ripresa. La Banca Centrale, come già detto con il famoso discorso di Londra, è pronta a mettere in campo tutti gli strumenti a sua disposizione.

Se la Merkel vincesse di nuovo in Germania

Poi a settembre, necessariamente cambieranno degli equilibri in Europa visto che si voterà in Germania e visto che la FED ha deciso d’iniziare con la riduzione degli aiuti agli Stati Uniti. L’obiettivo che l’Italia ha per settembre, è quello di portare lo spread a 200 punti.

La ripresa è iniziata, questo è il messaggio, ma va sostenuta.

Il roaming sarà abolito e c’è un accordo

 Il roaming international è la tariffa maggiorata che si paga oggi per effettuare e ricevere chiamate dall’estero. Chi abita in Italia, per esempio, e desidera chiamare oltre i confini nazionali, deve pagare una tariffa maggiore rispetto a quella applicata per le chiamate nazionali.

In Europa, fino a pochi mesi fa, c’era una giungla di tariffe che impediva anche al cittadino, di conoscere con chiarezza l’operatore più conveniente. Adesso tutto sembra risolto con l’applicazione di tariffe uniformi per il roaming international. Non basta però, perché di recente si è tornato a parlare addirittura dell’abolizione dei confini nazionali per la telefonia. Che significa?

I nuovi costi della telefonia in Europa

Gli operatori telefonici sono finalmente arrivati ad un accordo con il commissario europeo Kroes. Hanno trovato un compromesso che è stato messo nero su bianco da un articolo dell’Herald Tribune.

Il roaming non sarà più a pagamento

Il commissario europeo che si occupa dell’agenda digitale del Vecchio Continente, infatti, cerca di promuovere la soluzione netta: l’abolizione delle tariffe del roaming per tutti coloro che chiamano all’estero. Oggi il roaming vale quando si parla con qualcuno che non è nel Vecchio Continente.

Il compromesso, che forse potrebbe garantire un minimo di concorrenza, è la non abolizione del roaming ma un ritocco al ribasso delle tariffe degli operatori europei.

 

Il documenti di Saccomanni sull’IMU

 L’IMU, l’abbiamo detto un milione di volte, più che essere un’imposta, è un terreno di scontro tra le varie compagini politiche che promettono da un lato agli elettori di abolire questa imposta reintrodotta dal governo Monti, dall’altra promettono di renderla più sostenibile.

La verità è che abolendo la tassa sugli immobili, il nostro paese, sarebbe condannato ad una nuova fase di recessione che adesso non possiamo permetterci visto che il mercato offre segnali positivi che fanno pensare ad una ripresa. Il ministero del Tesoro, di recente, ha pensato di dare man forte alla riflessione sull’IMU, attraverso un documento in cui esplora le “ipotesi d’intervento sulla tassazione immobiliare che sono emerse nel recente dibattito, corredandole con valutazioni di natura quantitativa e qualitativa”.

Si discute ancora di modifica dell’IMU

Si cerca di capire, in sostanza, se è necessario introdurre l’abolizione totale dell’IMU sull’abitazione principale, oppure se è meglio operare una riforma del catasto e rendere l’imposta più equa. Di certo è necessario vincolare l’imposta a parametri diversi da quelli attuali, magari legandola ai fattori produttivi, al lavoro del proprietario di una casa, al suo capitale.

IMU e IVA alla resa dei conti

Il possesso dell’abitazione principale, in questo momento, è considerato uno strumento per la misurazione della condizione economica dei cittadini e della loro capacità contributiva. Questo, però, non deve penalizzare chi possiede soltanto la prima casa, senza tassare adeguatamente chi possiede più di un immobile.

Rimborso veloce per i crediti dell’UNICO

 I crediti d’imposta sono ormai una chimera. Se da un anno all’altro gli anticipi pagati tramite i modelli di dichiarazione, sono troppi, il contribuente arriva a vantare un credito d’imposta nei confronti del fisco. Siccome questo credito non è mai eccessivo, moltissime persone, soprattutto chi compila l’UNICO, tendono a lasciarlo in giacenza per pagare le imposte dell’anno successivo.

Qualche detrazione fiscale per lavoratori autonomi

Se siete un contribuente che paga le tasse attraverso il modello 730 siete abituati al recupero dei crediti d’imposta che vanno ad arricchire la busta paga estiva. Con l’UNICO le cose cambiano ma adesso arriva la buona notizia: si potrà avere in modo celere il rimborso dei crediti d’imposta relativi a questo modello di dichiarazione.

per ottenere il rimborso è sufficiente recarsi ad un CAF per la domanda, i soldi, invece, arriveranno in un secondo  momento a casa. Comunque in tempi rapidi. La novità non è promozionale ma nasce da un articolo aggiunto in extremis al Decreto del Fare. Si tratta dell’Articolo 51-bis che amplia i servizi di assistenza fiscale forniti dai CAF.

Prorogato il pagamento di alcuni UNICO

I contribuenti che possono chiedere il rimborso dei crediti d’imposta sono quelli che hanno un reddito da lavoro dipendente o redditi assimilati ma non hanno un sostituto d’imposta e sono arrivati alla fine del contratto. I redditi assimilati sono gli assegni di mantenimento, le borse di studio, le collaborazione di tutti i tipi senza vincolo di dipendenza, i compensi da amministratore e i redditi legati a lavori socialmente utili.

 

In Italia i postini sono in crisi

 Il mondo del lavoro, in Italia, sta affrontando un momento di crisi e gli elementi in gioco sono numerosi. Abbiamo le imprese che gravate dalle imposte, faticano ad allocare la produzione, hanno difficoltà ad esportare i prodotti, ad assumere personale e soprattutto giovani.

La cessione del quinto su Poste Italiane

Il tasso di disoccupazione, in Italia, come in Grecia e come anche in Europa, è in aumento e soprattutto in riferimento alle nuove generazioni. In questi giorni, però, pensando all’Italia, viene alla mente soprattutto la situazione dei postini, dei portalettere che tanto hanno caratterizzato il nostro sistema epistolare colorando l’immaginario collettivo.

Uno sguardo più malizioso al mondo dei postini è stato offerto dalla riflessione dei sindacati che si lamentano degli ulteriori tagli di personale che rallentano il servizio mettendo le briglie alla burocrazia e alla società tricolore. La denuncia più esplicita è stata quella della UIL del Lazio che ha voluto mettere le mani nel dramma di Poste Italiane.

I nuovi libretti di risparmio postale

Oggi, infatti, gli uffici postali sono colmi di giacenze e non solo di raccomandate, ma anche di bollette mai recapitate e già scadute, riviste fornite in abbonamento, convocazioni per concorsi pubblici o anche citazioni giudiziarie. Insomma, per colpa dei postini, l’Italia rallenta.

Il taglio di 6000 portalettere, quindi, appare sconsiderato ed è necessario provvedere al più presto alla riorganizzazione del mercato.

I danni economici della caduta del governo

 Il nostro paese sta migliorando la sua posizione economica ed ha anche recuperato la stabilità politica che molti investitori auspicavano da tempo. Eppure c’è qualcosa che non convince del tutto e si comincia a pensare alle possibili ricadute economiche di un crollo del governo.

A lanciare l’allarme ci ha pensato l’associazione degli artigiani di Mestre, la CGIA. Quest’associazione spiega che il governo, dopo il downgrade delle agenzie di rating e dopo le ultime minacce legate ad un ulteriore possibile declassamento, deve affrontare dei nodi importanti.

Un’impresa su tre chiude i battenti

Non è soltanto arrivato il momento delle riforme che dovrebbero mettere ordine nel mondo del lavoro e lenire la piaga della disoccupazione giovanile. Adesso si stratta di riformare le tre imposte più urgenti: l’IMU, la Tares e l’IVA.

L’IMU è il campo di battaglia dei partiti politici ed oggi è all’esame del ministro delle finanze che propone delle soluzioni alternative per fare in modo che non si abolisca questa imposta che condannerebbe il paese ad una nuova fase di recessione.

Nuove proposte sull’IMU da Saccomanni

Si deve decidere quindi se e come procedere con l’aumento dell’Imposta sul Valore Aggiunto senza danneggiare i consumi italiani. In più bisogna capire bene cosa includere nella Tares. La riforma di queste imposte, però, non deve mettere in difficoltà il governo, o renderlo meno stabile, perché se il gabinetto Letta dovesse vacillare, per gli italiani ci sarebbe lo spettro di nuove tasse.

Si parla di 7 miliardi d’imposte in più: impossibili da digerire con la peggiore delle austerity.