In Italia si parla ancora di calo delle vendite

 L’Italia è sul viale della ripresa? A quanto pare il viale della ripresa si è allontanato ancora nel primo semestre dell’anno che è stato archiviato con molta delusione dai consumatori, dalla politica e dall’economia. Adesso gli euroscettici presenti nel nostro paese sono aumentati in linea con il trend europeo ma quello che più preoccupa è la risposta ad una serie di stimoli che arrivano dal mercato e dall’economia in generale.

Undicesimo calo delle vendite a maggio 2013

Sono stati lanciati i saldi, ad esempio, e il boom di vendite registrato l’anno scorso, è subito apparso un ricordo lontano e sfocato. Più in generale, ed è questa la notizia di oggi, c’è stato un calo delle vendite. Il raffronto è stato fatto su un anno e si è visto chiaramente che c’è stato un calo dell’1 per cento nonostante qualche piccolo miglioramento da un mese all’altro.

Negli USA vendite al dettaglio sotto tono

Sembra che a fare la differenza sia stato soprattutto il comparto non alimentare dove le vendite sono diminuite sensibilmente. A tenere banco restano soltanto l’informatica e la profumeria. Al contrario, nel settore alimentare proliferano i profitti dei discount. I dati sono stati organizzati e riassunti in un report dell’ISTAT che nota come nel trimestre marzo-maggio 2013 ci sia stato un calo delle vendite dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti.

La Formula 1 corre all’ombra del Fisco

 Più di una volta ci siamo soffermati sul rapporto complesso tra il mondo dello sporto e quello del fisco ma abbiamo parlato soprattutto di squadre calcistiche. Adesso, invece, l’attenzione della cronaca finanziaria si è spostata sulla Formula 1 che in Gran Bretagna paga meno di un milione di tasse nonostante l’indotto di denaro generato.

Riconoscere l’elusione dai prezzi dell’outsourcing

Insomma, Bernie Ecclestone è da considerare un vecchio volpone  e con la sua natura elusiva sembra essere pronto ad entrare nell’insieme di “evasori” graziati del quale fanno parte grosse aziende come Google ed Apple. Il gigante di Mountain View e l’azienda di Cupertino, infatti, hanno trovato un buon sistema per eludere il fisco in Inghilterra.

Lo stesso sistema è stato poi adottato anche dalla Formula 1 che pur avendo incassato profitti per 305 milioni di sterline, ha pagato soltanto 1 milioni di sterline di tasse. La situazione descritta dipende tantissimo dal gioco che si può fare con gli interessi passivi e con le deduzioni fiscali.

Cresce ancora Yahoo ma meno del previsto

Siamo di fronte all’ennesimo furbetto? Risposta affermativa. I numeri della Formula 1 parlano chiaro: 1 milione di sterline di tasse per il 2011, un fatturato di 980 milioni di sterline nello stesso anno e profitti registrati per 305 milioni di sterline. A denunciare la situazione ci ha pensato il quotidiano Indipendent di Londra.

 

Torna la sfiducia nell’euro

 La nostra moneta è ai minimi storici per quel che riguarda la fiducia dimostrata dalla popolazione. Il fatto è che tutte le speranze riposte nel miglioramento dell’economia, in questo momento, sembrano essere molto fragili. Se si vanno a contare gli italiani che ancora vedono vicina la ripresa, troviamo che 9 su 10 hanno in corpo preoccupazione più che fiducia.

Ridurre i contanti per combattere l’evasione

La primavera non ha portato consiglio e la fiducia nella cosiddetta unione monetaria ha vacillato. Il 51 per cento degli europei, ormai, teme il peggio soprattutto per quel che riguarda le condizioni lavorative dei cittadini. Il problema occupazione è caldo nel nostro paese ma preoccupa moltissimo anche il resto dell’Unione. Anzi, è la preoccupazione principale del Vecchio Continente.

Nel mercato forex il dollaro perde quota

L’ottimismo dell’Eurobarometro primaverile è un eufemismo. Sono stati interrogati ben 30 mila cittadini europei e quasi tutti si sono dimostrati preoccupati per quel che succederà in Europa. Il fatto è che se prima credevano almeno nella tenuta della moneta unica, adesso sembrano mettere in discussione anche l’euro.

La percentuale di persone che sono contrarie all’unione monetaria del Vecchio Continente, sono in crescita. I favorevoli sono scesi fino al 51 per cento della popolazione mentre cresce il parco degli euroscettici che sale fino a quota 42%. Il clima d’incertezza resta stabile.

Risale Nintendo grazie ad Animal Crossing

 Il mondo delle telecomunicazioni sta ripartendo grazie alle performance di alcuni titoli in borsa. In questi giorni il faro è puntato sull’azienda Nintendo che sembra aver trovato nuova linfa con il lancio del nuovo capitolo del gioco Animal Crossing.

Un videogioco, che sembra anche molto semplice, è sufficiente per riportare il titolo di un’azienda in corsa. Le quotazioni della Nintendo, che hanno raggiunto il livello massimo mai registrato da due anni a questa parte, riescono ad essere una prova valida della nostra affermazione.

Nel mercato forex il dollaro perde quota

Il gioco che ha ridonato vita all’azienda è Animal Crossing per cui è stato previsto un nuovo capitolo. Adesso al centro della storia c’è il sindaco di una città di animali. Il videogame è distribuito in esclusiva per Nintendo 3DS ed ha registrato un interessante record di vendite già nel primo mese di lancio.

Previsioni e borse legate alla Cina

Il gioco, infatti, è uscito proprio a giugno e in poche settimane è riuscito a piazzare sul mercato ben più di 500 mila copie. I negozi hanno dovuto mandare indietro più di un richiedente. La casa di produzione giapponese è riuscita con altri due titoli molto seguiti, Donkey Kong Country Returns e Luigi’s Mansion a determinare il sorpasso del Nintendo 3DS su Xbox360 e Ps3.

 

La liberalizzazione delle banche cinesi

 La Cina è per moltissimi aspetti sotto i riflettori finanziari. Sicuramente colpisce il rallentamento produttivo del colosso asiatico ma di recente la discussione si è infiammata riguardo la liberalizzazione che ha coinvolto gli istituti di credito cinesi.

La banca più potente in Europa

Riassumendo: fino alla settimana scorsa le banche cinesi non potevo oltrepassare una soglia minima nella definizione dei tassi d’interesse, adesso invece, potranno scegliere il tasso che vogliono. La liberalizzazione del sistema dei tassi delle banche cinesi dovrebbe così aumentare la competizione tra gli istituti di credito, con il conseguente aumento della domanda di mutui e prestiti. Un movimento che è esattamente opposto a quello che si verifica nel nostro paese dove nonostante il credit crunch, la pressione sul sistema creditizio tricolore non diminuisce.

La liberalizzazione delle banche cinesi è da considerarsi un ulteriore passo avanti verso la decostruzione dello statalismo orientale. I vantaggi ricadranno sia sulle banche che potranno tornare ad essere competitive, sia sulle famiglie e sulle imprese che vedranno i costi di mutui e prestiti notevolmente ribassati.

Il credit crunch cinese non piace all’Europa

L’Italia non è ancora pronta per seguire il modello cinese perché la stretta del credito è troppo pesante. Basta far riferimento all’ultimo rapporto ABI in cui si spiega che a giugno c’è stato un altro calo del 3 per cento circa dei prestiti concessi dalle banche.

Ridurre i contanti per combattere l’evasione

 L’evasione fiscale è un problema molto sentito nel nostro paese ma adesso sembra sia stata trovata la strada giusta per combattere questa piaga sociale, si tratta della moneta elettronica. Molti analisti finanziari sono convinti che l’arma per combattere il sommerso, la cosiddetta “black economy”, sia proprio questa.

Le nuove soglie del recupero crediti per gli errori per modico valore

Per suffragare l’ipotesi è stata anche proposta una ricerca curata dall’Istituto I-Com. Per combattere l’evasione fiscale ci si propone d’incentivare l’uso delle carte di credito a discapito del contante. E’ questa l’emergenza cui gli istituti di credito e il sistema italiano dei pagamenti, devono far fronte.

L’Italia ha le tasche bucate

Una rivoluzione che va a toccare le carte di credito ma anche le carte bancomat e le carte prepagate. Secondo l’ipotesi portata avanti dall’Istituto I-Com, nel nostro paese, basterebbero 10 milioni di carte di pagamento in più in circolazione per risanare l’economia e la finanza. In realtà, aumentando il numero delle carte, si ridurrebbe del 3,6 per cento il valore dell’economia sommersa. In termini monetari si parla di un recupero superiore ai 5 miliardi di euro.

Il problema è soltanto nella fattibilità del progetto che ormai è in piedi dal lontano 2006. In cinque anni la fiducia nella moneta elettronica è aumentata ed ora sembra sia arrivato il momento giusto per fare la rivoluzione. Sarà vero?

 

I bond delle FS piacciono agli investitori

 E’ la prima volta che la società che gestisce la rete ferroviaria italiana decide di lanciarsi in modo diretto nel mondo finanziario con l’emanazione di una serie di nuovi bond. Eppure queste obbligazioni targate Ferrovie dello Stato piacciono parecchio agli investitori istituzionali sia nel nostro paese, sia all’estero. Qualcuno immagina che il successo delle obbligazioni ferroviarie sia dovuto alla novità, ma è davvero così?

Italia recupera terreno ma i fondi UE sono a rischio

Il bond in questione è stato lanciato sul mercato il 15 luglio scorso e la sua durata è di sette anni quindi la scadenza è prevista per il 2020. La cedola per gli investitori è del 4 per cento ma per essere corretti è necessario spiegare che la prima emissione è stata riservata agli investitori istituzionali.

Italo attacca Trenitalia: ipotesi di Dumping

Questi non sono certo mancati all’appello e così a fronte di un offerta iniziale di 500 milioni di obbligazioni FS, sono stati raccolti ordini per un totale di 3,6 miliardi di euro. Questa proliferazione della domanda ha consentito di ritoccare al rialzo gli ordini iniziali che sono saliti fino a 750 milioni di euro. In aumento anche il rendimento dei bond che si è assestato sul 4,15 per cento.

Per quanto riguarda la dislocazione geografica degli investitori dobbiamo ricordare che oltre il 50 per cento delle richieste sono arrivate dall’Italia ma sono molto presenti nel nostro paese anche austriaci, tedeschi e inglesi.

Pechino ridona fiducia alle borse europee

 Dalla Cina arriva una dichiarazione del primo ministro che sembra ridare fiducia agli investitori facendo schizzare in alto gli indici del Vecchio Continente. Il primo ministro cinese, infatti, ha spiegato che per il suo paese, nonostante il rallentamento dell’economia, non è accettabile una crescita del prodotto interno lordo inferiore al 7 per cento.

E’ bastata questa dichiarazione per dare fiducia alle borse. La piazza di Tokyo, per esempio, ha recuperato lo 0,8 per cento e anche le borse europee hanno avviato la settimana di contrattazioni in terreno positivo. A far ben sperare per il mese in corso c’è la performance dei titoli Tlc. Un po’ di movimento, infatti, si registra attorno a Telefonica e Vivendi.

Per quanto riguarda l’Italia – e così si completa il giro – lo spread resta intorno ai 275 punti. L’allontanamento dalla pericolosa quota 300 si deve in modo particolare all’alleggerimento della tensione sul Portogallo. La crisi politica, infatti, aveva messo in allarme i mercati ma adesso tutto è tornato entro i ranghi: il governo portoghese resiste alle pressioni.

Qualche novità arriva anche dal mercato valutario dove si nota che il dollaro perde quota nonostante l’andamento positivo di Wall Street. L’euro resta stabile al di sotto dell’1,32. Per quanto riguarda le materie prime, petrolio e oro vanno molto bene e sono ai livelli massimi degli ultimi giorni.

Perché è urgente la riforma del catasto

 La campagna elettorale si è giocata sui temi fiscali, in particolare il riferimento di tutti i discorsi dei politici in corsa è stato alla tassa sugli immobili. Un tema sul quale si sono divise nettamente la Destra e la Sinistra. L’ex ministro Mara Carfagna, ospite di In Onda, il programma d’informazione di La7, ha ribadito che il suo partito ha promosso a lungo la sospensione, o l’abolizione dell’IMU al fine di far ripartire i consumi degli italiani.

Come si calcola e come si paga la Tares

In realtà a preoccupare sul lungo periodo è l’immobilità registrata sulla riforma dei dati catastali. In questo momento, infatti, nel nostro paese a rischiare di più sono coloro che abitano nelle periferie e posseggono soltanto una prima casa. Tutto l’apparato catastale, infatti, poggia ancora su una normativa del 1939 che prendeva le mosse dai proprietari degli immobili senza grandi differenze tra chi abitava in centro e chi abitava nelle periferie.

Imu: modello def e istruzioni

Adesso invece, urge l’aggiornamento della legislazione alla situazione del paese. Il principio di riferimento è sempre lo stesso: fare in modo che chi ha di più, paghi di più. Chi possiede più case, deve pagare più tasse ma deve essere più equa anche la differenziazione delle imposte. Chi abita in centro non può pagare meno di chi abita, ad esempio in periferia.

L’IVA deve essere saldata prima di Natale

 Se l’Imposta sul valore aggiunto è saldata prima di Natale, allora non ci sono problemi con il fisco. In caso contrario, il contribuente deve sapere che entra in una posizione scomoda visto che si configura il reato di omesso versamento.

La notizia è stata data dalle pagine di FiscoOggi, il quotidiano digitale dell’Agenzia delle Entrate. Il cuore del discorso è in una sentenza della Corte di Cassazione dell’8 luglio 2013, la numero 28945. I porporati hanno spiegato che si configura il reato di omesso versamento dell’IVA anche senza la notifica dell’avviso di accertamento tributario. Infatti l’omesso versamento c’è se non si rispettano i termini di versamento del saldo.

Si ricomincia ad agosto con i pagamenti

Tutto il dovuto all’Erario deve essere pagato in base a quanto riportato nella dichiarazione annuale ed entro il termine tassativo del 27 dicembre dell’anno successivo a quello d’imposta.

Il fisco annuncia un boom del gettito locale

La precisazione nasce anche in questo caso da un fatto di cronaca finanziaria: una contribuente, accusata di omesso versamento. Per il reato in questione il GIP ha chiesto addirittura il sequestro preventivo dei beni per un ammontare corrispondente a quello dovuto all’Erario. La condanna è stata confermata dal riesame nonostante il ricorso del contribuente che dichiarava di non aver ricevuto l’avviso di accertamento dell’ufficio giudiziario.