I rischi delle valute dei paesi emergenti

 I paesi emergenti sono da tempo protagonisti della rivoluzione in atto nel settore economico, finanziario e valutario globale. Adesso sono tirate in ballo le divise dei paesi emergenti che sembrano soffrire moltissimo della recessione generalizzata.

Nel primo semestre del 2013 questa sofferenza è stata ancora più evidente: le valute che fanno riferimento ai paesi emergenti, infatti, hanno perso parte del loro valore, in termini percentuali si parla di una flessione del 5 per cento rispetto al dollaro americano e all’euro.

Continua la discesa del prezzo dell’oro

Le ultime due valute citate, infatti, fanno il bello e il cattivo tempo. In fondo, proprio il dollaro è il riferimento per la maggior parte degli scambi delle commodities più diffuse. Le valute emergenti, dal canto loro, hanno sofferto sostanzialmente per la crisi economica e per altri due motivi: per il calo degli ordinativi di alcuni importanti prodotti caratteristici delle periferie del mondo, per la decisione della FED di ridurre gli stimoli monetari che ha mandato nel pallone parecchi investitori.

L’ascesa dei paesi emergenti è imbarazzante

Niente paura per chi ha comunque deciso di mettere i risparmi nel mondo Forex: si può puntare sul dollaro americano, ma anche sul renmimbi cinese e sul peso messicano come propone Morgan Stanely, oppure spostarsi al nord Europa, puntando sulle valute di Norvegia e Svezia.

Non sempre la ritenuta d’acconto è obbligatoria

 L’Agenzia delle Entrate con la risoluzione numero 49/E dell’11 luglio 2013, ha deciso di regolamentare la questione della ritenuta d’acconto. In pratica ha stabilito che non è sempre obbligatorio per il datore di lavoro pagare la ritenuta ai lavoratori. Tutto rientra nella volontà di semplificare la strada ormai da troppo tempo in salita per le aziende. A spiegare la novità ci ha pensato proprio il direttore dell’Erario Attilio Befera.

Qualche detrazione fiscale per lavoratori autonomi

La ritenuta d’acconto, secondo il nuovo sistema, non è da ritenersi obbligatoria per le prestazioni in cui sono previsti soltanto rimborsi per le spese di vitto, alloggio, viaggio e tutte le altre spese legate allo svolgimento della prestazione, nonché l’anticipo delle spese del committente.

In più si spiega che i redditi da lavoro autonomo non abituale sono stabiliti sulla base del collegamento tra scompenso e spesa sostenuta per conseguirlo tanto che il reddito diverso è arti a zero. Per questo, qualora si rientrasse nel caso esposto, la ritenuta è da non considerarsi obbligatoria. I rimborsi percepiti, tra l’altro, così come le spese corrispondenti, possono non essere inserite nella dichiarazione dei redditi.

I contribuenti obbligati all’UNICO

Una semplificazione che alleggerisce parecchio il lavoro delle imprese. La ritenuta d’acconto, invece, è obbligatoria quando il compenso, anche se si tratta di spese rimborsate o anticipate, va oltre le spese strettamente necessarie allo svolgimento dell’attività. A questo punto, infatti, l’attività non è più “gratuita”.

Il FT parla di una nuova crisi europea

 La crisi della zona euro, ormai, sembra irreversibile e questo è quanto mai evidente agli occhi degli investitori e degli analisti stranieri che vedono la recessione del Vecchio Continente, destinata ad inasprirsi fino allo scontro. Un commentatore del Financial Times offre un’immagine davvero interessante dell’Europa vista dagli Stati Uniti.

L’accordo commerciale tra USA e UE

L’analista in questione è Tony Barber che dalle colonne del Financial Times spiega che la crisi dell’Eurozona non è mai finita, anzi, si è soltanto trasformata in qualcosa di nuovo. Insomma, una nuova fase della crisi che potrebbe sfociare nella battaglia. La conclusione, quanto meno drammatica e poco auspicabile, si lega agli ultimi eventi di cronaca.

La guerra portoghese contro l’austerity

In Portogallo, per esempio, le dimissioni del Ministro delle Finanze stanno mandando in visibilio i mercati finanziari. Per la Grecia vale un discorso analogo visto che Atene finora è sopravvissuta grazie agli aiuti economi esterni e tutti minacciano di dare un taglio a questo effluvio di denaro. Da non sottovalutare, infine, anche l’ingresso nell’euro e in Europa di due nuovi paesi: la Lettonia che da tempo brama l’adozione della moneta unica e la Croazia che ha chiesto di entrare a far parte dell’UE.

Tutti i paesi citati e quelli esclusi dal riepilogo, ci tengono a tutelare le loro finanze. L’Italia stessa è praticamente sempre in vendita. La tensione che si accumula per via di queste circostanze potrebbe presto sfociare nella crisi.

In calo i prestiti per auto e moto

 Aumenta l’indebitamento degli italiani che si affidano ai piccoli prestiti per la rateizzazione delle spese nel tempo. Eppure il motivo che sta alla base di questa richiesta di denaro, è cambiato e secondo un recente studio del settore dei prestiti, non si chiedono più soldi per l’acquisto di auto e moto. I prestiti finalizzati all’acquisto di un mezzo di locomozione sono in calo.

Prestiti in calo, che fare?

Nel 2012, spiega l’Osservatorio sul credito, i prestiti personali sono apparsi in netto calo. Le famiglie tricolore, dunque, appaiono sempre più preoccupate dall’insistenza della crisi e invece di accendere un prestito per ammortizzare le spese nell’acquisto di una macchina o di una moto nuove, preferiscono non concludere affatto l’acquisto ed evitare l’accensione del prestito.

La rata bassotta per l’auto usata

Il trend negativo non lascia indifferenti le associazioni di settore, come Assofin, Crif e Prometeia che hanno contribuito alle rilevazioni del trend negativo evidenziato dal rapporto dell’Osservatorio. Nel 2012, quindi, rispetto all’anno precedente, rispetto al 2011, si è assistito ad un calo dei prestiti dell’11,7 per cento.

La flessione delle richieste ha interessato soprattutto i prestiti personali che sono in diminuzione del 15 per cento. In maniera rilevante scende la quota dei prestiti finalizzati all’acquisto dell’auto che calano del 18 per cento. Più lieve ma comunque consistente la flessione delle richieste di prestiti per le moto, che sono in calo del 4,4 per cento.

Guida al risparmio per le PMI – il peso della burocrazia

 In un post pubblicato in precedenza abbiamo visto come sia particolarmente oneroso, per le piccole e medie imprese italiane, far fronte a tutti gli oneri e a tutte le scadenze fiscali che il sistema di tassazione del nostro Paese prevede per le realtà imprenditoriali.

Guida al risparmio per le PMI – il peso della pressione fiscale

 Le Piccole e Medie ImpresePMI – svolgono un ruolo centrale nell’ economia italiana ed europea, che solo in minima parte è costituita dalle grande aziende multinazionali. Sebbene la loro salute e vitalità sia di fondamentale importanza per il mondo economico globale, queste ultime svolgono spesso la loro attività all’ ombra delle più grandi realtà imprenditoriali e, a causa della congiuntura negativa, stanno subendo i rovesci peggiori della crisi economica.

Continua la discesa del prezzo dell’oro

 L’oro continua a perdere terreno a dispetto di tutte le previsioni fatte alla fine dell’anno scorso. I risultati del primo trimestre del 2013 sono al quanto deludenti visto che non era stato proprio individuato il trend giusto. Il prezzo del metallo giallo, infatti, è in calo. L’oro, in tutto il 2013, fino a questo momento, ha perso esattamente il 25 per cento del suo valore ma questo non ha scoraggiato gli acquisti che restano ad un livello molto elevato.

La bolla oro ai minimi

In un anno e mezzo, dopo il boom delle quotazioni, il valore dell’oro ha subito una battuta d’arresto. Non è tutta colpa della crisi perché è cambiata proprio la considerazione di questa materia prima che sembra essere ormai fuori dall’alveo dei beni rifugio. Per mettere al sicuro i risparmi, adesso, dovranno essere sperimentate nuove strategie.

Questo non vuol dire che la domanda di oro sia in calo visto che anche nel 2013 i volumi relativi all’acquisto di oro, resteranno molto elevati, trainati dalle richieste dei paesi emergenti. Tutta questa situazione dipende dal fatto che le quotazioni dell’oro non seguono un andamento normale, ma sono contraddistinte da un’anomalia che le porta oltre la classica relazione domanda-offerta.

L’analisi di FT Alphaville sull’oro

Le ultime previsioni legate all’oro parlano comunque di una stabilizzazione del prezzo del metallo giallo, per il 2013, attorno al costo di 1250 dollari l’oncia.

La migliore carta prepagata dell’estate

 Immaginate di avere soltanto un conto corrente di base e di non aver mai pensato ad una carta per il pagamento dei vostri acquisti su internet, in Italia o all’estero. Se state per partire in vacanza o se volete prenotare una vacanza online, è chiaro che dovete avere dimestichezza con questi strumenti di pagamenti. Per l’estate sono in vista sconti e promozioni.

Chi usa la carta di credito in Italia

Viaggiare con una carta di credito prepagata piuttosto che con una carta di credito tradizionale, è sicuramente vantaggioso e sicuro, consente infatti di avere pochissimi soldi in contanti in tasca e allo stesso tempo di disporre di un piccolo gruzzoletto durante la vacanza.

Tra le migliori carte prepagate dell’estate troviamo al primo posto Enjoy di Ubi Banca, una carta prepagata che è anche una carta conto. In pratica ha un codice IBAN di riferimento  un costo annuale di 0,7 euro. Per il primo anno si dovrà corrispondere un canone di 2 euro, ma poi tutto diventa gratis. Le spese massime da fare con questa carta ammontano a 3500 euro.

Cos’è il diplay delle Mastercard

La seconda carta prepagata per convenienza è la Vincento di Kalixa che costa annualmente 1,7 euro. Ogni anno bisogna corrispondere un canone di 5 euro, ma si paga anche 1,75 euro il prelievo di contanti. Ogni mese, si possono invece spendere fino a 9000 euro.

La terza carta in questa speciale lista di convenienza è senz’altro la PostePay Standard. Si tratta di una carta prepagata che annualmente costa circa 1,7 euro. Il canone si paga soltanto il primo anno ed è di 5 euro. Non si possono caricare sulla carta più di 3000 euro e per tutti i prelievi si deve pagare una quota di un euro.