Un’impresa su tre chiude i battenti

 Se si dovesse giudicare la situazione dell’Italia a partire dalla condizione delle imprese potremmo dire di non navigare in buone acque visto che come sottolinea la CGIA di Mestre, oggi, un’impresa su tre abbassa le serrande per i debiti accumulati negli anni con la Pubblica Amministrazione.

La crisi di oltre 23 mila imprese italiane

I crediti che le aziende hanno maturato nei confronti dello Stato sono di circa 120 miliardi di euro. Al capitale finora accumulato si aggiunge il ritardo endemico nei pagamenti. Il bilancio di questo pessimo atteggiamento è così fatto: dal 2008 al 2012 più di 15.000 aziende sono state portate al fallimento.

Pagare entro il 2013 tutti i debiti della PA

Ad aggravare la situazione ci ha poi pensato la crisi che dura ormai da troppo tempo. A marzo la Banca d’Italia aveva effettuato un’audizione per tirare le somme sui debiti accumulati dalle PA. Allora il debito della Pubblica Amministrazione era di 91 miliardi di euro ma adesso sembra plausibile che sia cresciuto fino a 120 miliardi.

Nella prima fotografia scattata dai ricercatori di via Nazionale, tra l’altro, erano stati esclusi tutti gli imprenditori a capo di aziende con meno di 20 impiegati, vale a dire il 98 per cento del tessuto “industriale” italiano. Considerando tutti i tipi di imprese e considerando i debiti complessivi delle PA, non si può evitare di lanciare l’allarme.

I motivi del licenziamento per giusta causa: uso privato degli strumenti aziendali

 Licenziamento per giusta causa: uso della carta di credito aziendale per acquisti personali

Usare la carta di credito messa a disposizione del lavoratore per eventuali spese legate allo svolgimento del suo compito non è un reato, ma, dal momento che la carta di credito è uno strumento ‘delicato’, il fatto che il datore di lavoro la affidi ad un dipendente è un indicazione della fiducia che questi ripone in lui.

Quindi, usarla per un acquisto personale, vuol dire venire meno a quel tacito patto di fiducia che si è stretto con il datore di lavoro quando si ha accettato di utilizzarla. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza 6965/2010.

► Cos’è il licenziamento per giusta causa?

Licenziamento per giusta causa: cessione a terzi del computer aziendale

Gli strumenti che vengono messi a disposizione dal datore di lavoro per lo svolgimento della propria mansione, devono restare in mano del dipendente. Così ha decretato la Corte di Cassazione con l’ordinanza 2056/2011, nella quale ha ratificato il licenziamento per giusta causa di un dipendente licenziato perché ha ceduto il pc aziendale ad una terza persona.

La cessione del computer a terze persone estranee all’azienda, infatti, mette in mano di soggetti non autorizzati le informazioni riservate dell’azienda stessa, mettendone a rischio la sicurezza informatica.

I motivi del licenziamento per giusta causa

Rallentamento del lavoro

Infedeltà all’azienda e scarso rendimento

Mancata comunicazione delle assenze e falsi certificati

Irreperibilità e cumulo di impieghi

Rifiuto del trasferimento

Outsourcing e ridimensionamento

Comportamenti scorretti nei confronti del datore di lavoro

Uso privato degli strumenti aziendali

Eccessi nella condotta professionale e privata

Uso improprio del telefono privato e aziendale

Altri motivi di licenziamento per giusta causa

I motivi del licenziamento per giusta causa: comportamenti scorretti nei confronti del datore di lavoro

 Licenziamento per giusta causa: false denunce verso il datore di lavoro

Partendo dal presupposto che i lavoratori possono denunciare il loro datore di lavoro nel caso questi si renda responsabile di gravi inadempienze, la denuncia deve essere fatta solo se il lavoratore è in possesso di prove veritiere dell’accaduto.

Altrimenti, come accaduto ad un dipendente dell’inceneritore di Piacenza, potreste essere licenziati.

La Corte di Cassazione con la sentenza 7499/2013 ha infatti stabilito che le false denunce dei lavoratori – nel caso di specie avanzate in risposta a contestazioni per inadempienze fatte dal datore di lavoro – causa una lesione dell’immagine dell’azienda stessa e, quindi, apporta un danno agli interessi del datore di lavoro.

► Cos’è il licenziamento per giusta causa?

Licenziamento per giusta causa: insulti al capo

Il vostro capo ha avuto, secondo voi, un comportamento scorretto nei vostri confronti? Evitate di dire quello che pensate in una mail, soprattutto se sono presenti degli insulti.

O almeno evitate di esagerare: la sentenza della Suprema Corte n. 14995/12 ha dato ragione ad una azienda che aveva licenziato un dipendente a seguito di una mail inviata da questi al suo contenente espressioni, si legge nella sentenza, riconoscibili come diffamanti, quindi ben più gravi di quelle che potrebbero essere utilizzate anche in una situazione di stress o di disagio da parte del lavoratore.

I motivi del licenziamento per giusta causa

Rallentamento del lavoro

Infedeltà all’azienda e scarso rendimento

Mancata comunicazione delle assenze e falsi certificati

Irreperibilità e cumulo di impieghi

Rifiuto del trasferimento

Outsourcing e ridimensionamento

Comportamenti scorretti nei confronti del datore di lavoro

Uso privato degli strumenti aziendali

I motivi del licenziamento per giusta causa: outsourcing e ridimensionamento

 Licenziamento per giusta causa: outsourcing

Nel caso in cui un’azienda chiuda un’attività produttiva o decida di affidare a terzi il lavoro svolto da uno dei dipendenti, il lavoratore eccedente può essere licenziato, se all’interno dell’azienda non esistono altre posizioni adatte e/o vacanti.

Lo afferma la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6346/2013, in quanto, in un caso del genere, il licenziamento è legittimato da ragioni di organizzazione del lavoro. Il lavoratore, dal canto suo, può, per mantenere il suo posto, proporre al datore stesso le posizioni alternativa nelle quali essere ricollocato.

► Cos’è il licenziamento per giusta causa?

Licenziamento per giusta causa: scarso rendimento in seguito al demansionamento

Se l’azienda per la quale lavorate decide di spostarvi in un’altra posizione che prevede lo svolgimento di compiti considerabili di livello inferiore rispetto alle vostre qualifiche o compiti diversi da quelli stabiliti nel contratto, evitate di fare gli ‘schizzinosi’.

Infatti, come stabilito dalla Corte di Cassazione con la sentenza 2033/2013, se il datore di lavoro assolve a tutti gli altri obblighi contrattuali (pagamento dello stipendio e delle coperture assicurative e previdenziali) e voi, invece, vi opponete al trasferimento, potreste essere giustamente licenziati.

I motivi del licenziamento per giusta causa

Rallentamento del lavoro

Infedeltà all’azienda e scarso rendimento

Mancata comunicazione delle assenze e falsi certificati

Irreperibilità e cumulo di impieghi

Rifiuto del trasferimento

Outsourcing e ridimensionamento

Comportamenti scorretti nei confronti del datore di lavoro

Uso privato degli strumenti aziendali

Eccessi nella condotta professionale e privata

Uso improprio del telefono privato e aziendale

Altri motivi di licenziamento per giusta causa

I motivi del licenziamento per giusta causa: rifiuto del trasferimento

 Licenziamento per giusta causa: rifiuto del trasferimento per chiusura di unità produttiva

Se all’interno dell’azienda per la quale state lavorando, l’unità produttiva di vostra competenza viene chiusa e il datore di lavoro ritiene opportunità trasferirvi in un’altra unità, è meglio che  accettiate di buon grado il nuovo ruolo.

Altrimenti, come stabilito dalla sentenza n. 8843/2013 della Corte di Cassazione, il vostro capo può licenziarvi per giusta causa. La vicenda che ha dato vita a questa sentenza è piuttosto controversa, ma dal momento che le sentenze possono sempre rappresentare un precedente, se vi trovate in questa situazione fate attenzione alle vostre scelte.

► Cos’è il licenziamento per giusta causa?

Licenziamento per giusta causa: rifiuto del trasferimento ad altra sede

Nel caso in cui la sede in cui siete soliti andare a lavorare venga trasferita, non potete opporvi alla decisione presa, pena la possibilità di essere licenziati, come avvenuto ad una donna che per sette mesi non si è recata sul posto di lavoro, dopo che l’azienda per la quale lavorava era stata trasferita da
Vicenza a Treviso.

La donna è stata licenziata e, seppure il caso sia finito in tribunale, la dipendente non ha riavuto indietro il posto di lavoro. La sentenza n. 7045/2010 della Corte di Cassazione ha ritenuto il comportamento della donna come una insubordinazione, passibile della massima sanzione disciplinare, confermando il licenziamento.

I motivi del licenziamento per giusta causa

Rallentamento del lavoro

Infedeltà all’azienda e scarso rendimento

Mancata comunicazione delle assenze e falsi certificati

Irreperibilità e cumulo di impieghi

Rifiuto del trasferimento

Outsourcing e ridimensionamento

Comportamenti scorretti nei confronti del datore di lavoro

Uso privato degli strumenti aziendali

Eccessi nella condotta professionale e privata

Uso improprio del telefono privato e aziendale

Altri motivi di licenziamento per giusta causa

I motivi del licenziamento per giusta causa: irreperibilità e cumulo di impieghi

 Licenziamento per giusta causa: irreperibilità alle visite di controllo

Se avete mandato un certificato di malattia al vostro datore di lavoro, ma non siete nel luogo indicato quando arrivano le visite di controllo (le visite fiscali) e, in più, continuate a mandare certificati per prolungare il periodo di assenza giustificata, il vostro datore di lavoro ha tutto il diritto di licenziarvi, perché la vostra condotta è volontariamente tesa a non permettere al datore stesso di verificare l’effettivo stato di malattia.

Lo stabilisce la sentenza della Corte di Cassazione n.  2003/2012.

► Cos’è il licenziamento per giusta causa?

Licenziamento per giusta causa: cumulo di impieghi durante la malattia

Un fatto, questo scontato, ma che la Corte di Cassazione ha tenuto a ribadire con la sentenza n. 20857 /2012. Il caso riguardava un dipendente statale che, nei giorni di assenza previsti dal certificato medico inviato al datore di lavoro, ha prestato servizio come commessa presso il negozio della sorella.

La legge, e il buon senso, vieta ai dipendenti subordinati delle Pubbliche Amministrazioni di cumulare impieghi o incarichi di lavoro, quindi il licenziamento per giusta causa a carico della dipendente pubblica è stato confermato.

Le stesse regole, però, vigono anche in tutti gli altri lavori, come deciso Corte di Cassazione – sentenza n. 16375/2012 – licenziato perché nel periodo di congedo per malattia ha svolto attività di buttafuori.

I motivi del licenziamento per giusta causa

Rallentamento del lavoro

Infedeltà all’azienda e scarso rendimento

Mancata comunicazione delle assenze e falsi certificati

Irreperibilità e cumulo di impieghi

Rifiuto del trasferimento

Outsourcing e ridimensionamento

Comportamenti scorretti nei confronti del datore di lavoro

Uso privato degli strumenti aziendali

Eccessi nella condotta professionale e privata

Uso improprio del telefono privato e aziendale

Altri motivi di licenziamento per giusta causa