BCE critica sull’atteggiamento tedesco

 Il fatto che l’euro non vada per niente bene sul mercato valutario non impensierisce soltanto i paesi che stanno affrontando delle difficoltà enormi a livello politico e finanziario, ma incide parecchio anche su quel che succede in Germania. Per via dell’euro, infatti, al baluardo della Merkel è stato assegnato un ruolo sempre più importante nello scacchiere UE.

I problemi monetari partono dalla BCE

Ora, se è vero che l’abbandono dell’euro da parte di uno solo dei paesi membri dell’Eurozona, può scatenare un effetto a catena disastroso, il discorso vale anche per la Germania che nelle ultime settimane ha messo a dura prova la BCE criticandola per l’atteggiamento accomodante verso i paesi in crisi.

Non si è fatta attendere poi molto la replica di Mario Draghi che dall’Eurotower ha cercato d’inviare un messaggio diretto alla Germania. Il numero uno della BCE ha spiegato che restare nell’euro non è una questione meramente economica o valutaria ma si tratta di un atto di responsabilità.

Bibow affronta il rapporto tra euro e Germania

In questo momento, infatti, il Vecchio Continente sta attraversando una fase di stabilizzazione e l’incertezza iniettata sui mercati dalle continue frecciatine di sfiducia, non fa certo bene all’Europa nel suo intero. Danneggiare l’euro vuol dire infatti danneggiare l’economia europea e il mercato interno del lavoro.

Rinviato l’aumento dell’IVA

 Nuove notizie in materia fiscale arrivano direttamente dal Ministro degli Affari Regionali Graziano Delrio che spiega come nel Consiglio dei ministri di mercoledì si vota soprattutto per il rinvio di tre mesi dell’aumento dell’IVA. In realtà questa decisione sembra aver ridotto nuovamente in frantumi la maggioranza.

Due scadenze dell’8 luglio prossimo

Nella compagine al governo, infatti, già nelle settimane scorse c’era stata parecchia tensione riguardo l’acquisto degli F35. Adesso si apprende invece che nel 99 per cento dei casi sarà approvato il rinvio dell’IVA e sarà tutto da rifare a settembre. In questo momento, infatti, il governo avverte la necessità di lavorare soprattutto sul rifacimento del sistema delle aliquote.

Prorogato il pagamento di alcuni UNICO

Il PdL, invece, non sembra d’accordo on l’accantonamento dell’aumento dell’IVA e vorrebbe invece congelare le aliquote fino alla fine dell’anno e ritoccare invece l’imposta sul valore aggiunto innalzandola ben oltre il 22 per cento.

Lo stesso Brunetta in radio era stato critico sulla sospensione dell’IVA per tre mesi prendendosela soprattutto con il ministro delle finanze. Le sue parole, riportate da diversi giornali, sono state le seguenti:

“Se Saccomanni propende per una sospensione dell’Iva per tre mesi, questo non va assolutamente bene. E’ una presa in giro. “

Adesso sui temi fiscali ci si aspetta un confronto duro in parlamento visto che Letta ha presentato alle Camere una relazione preliminare rispetto al Consiglio UE.

 

Anche l’economia USA pronta al rallentamento

 Wall Street teme la stretta cineseDopo l’annuncio di un rallentamento dell’economia asiatica, adesso, si cerca di capire quanto questa situazione contingente e grave possa influire sulle altre economie mondiali. Saxo Bank, in questo momento, teme soprattutto per quel che sta succedendo negli USA.

A Krugman non piace l’atteggiamento della FED perché secondo il premio Nobel americano, in questo momento, l’economia americana non è affatto sul viale della ripresa. E la pensa così anche Saxo Bank che prova a fornire una visione più ampia sulla condizione statunitense.

L’indice CFNAI, che sta per Chicago Fed National Activity Index, soltanto nel mese di maggio ha registrato una flessione di 0,30 punti mentre nel mese precedente c’era stata una flessione dello 0,52 per cento. Ad ogni modo, analizzando l’andamento trimestrale dell’indice si scopre che l’economia USA non crescerà come previsto, anzi resterà al di sotto delle aspettative.

Il fatto che l’indice CFNAI sia salito è sicuramente un segnale positivo ma questo non vuol dire che sia riuscito a soddisfare le aspettative degli analisti e degli investitori che invece si aspettavano una decrescita pari soltanto a 0,10 punti. Il miglioramento è reale ma in prospettiva la tendenza alla crescita dell’economia americana è molto ridotta.

Anche l’occupazione cresce sotto le attese, mandando nel panico le borse. Si preannuncia una settimana molto contrastata.

Wall Street teme la stretta cinese

 A rallentare non è più soltanto la Cina ma anche i paesi emergenti tra cui spicca il Brasile. Questo paese del Sudamerica, oggi teatro della Confederations Cup ha accolto la protesta della popolazione contro la scelte del governo che spenderà moltissimi soldi per finanziare la competizione sportiva in corso e poi anche i mondiali di calcio del prossimo anno.

A Krugman non piace l’atteggiamento della FED

Eppure le economie globali non dipendono tanto dai paesi emergenti quanto piuttosto dalla Cina che con il suo rallentamento annunciato ormai dieci giorni fa, sta tenendo con il fiato sospeso le maggiori borse su scala planetaria.

Wall Street è l’esempio lampante dell’interdipendenza delle borse mondiali dall’andamento di quella cinese. Ieri, infatti, le contrattazioni americane si sono chiuse in terreno negativo. L’indice azionario di riferimento, lo S&P 500 ha chiuso la giornata con una flessione dell’1,2 per cento sfiorando i 1.573,09 punti che sono il punto più basso mai toccato da due mesi a questa parte.

La Cina condiziona gli scambi

In flessione anche il Dow Jones che ha perso ben lo 0,94 per cento ed è arrivato fino a 14.659 punti. Non può mancare certo un riferimento al Nasdaq100 che è arrivato a 2.848,20 punti perdendo l’1,03 per cento. Sicuramente ha influito su questi cali anche la decisione della FED sul Quantitative Easing.

Esselunga cerca allievi direttori per i suoi punti vendita

 Esselunga è una delle realtà più attive sul territorio italiano nel settore della Grande Distribuzione Organizzata. Parte di Supermarkets Italiani S.p.A. i suoi punti vendita sono concentrati sopratutti nella parte centro settentrionale della penisola, con 140 negozi distribuiti tra Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Toscana.

Per i supermercati di queste regioni la Esselunga è alla ricerca di nuovo personale da formare alla carriera di direttore di negozio.

Il programma di formazione per Allievi alla Carriera Direttiva di Negozio consiste in una prima formazione in aula per poi passare a mettere in pratica le acquisite conoscenze teoriche sul campo, sotto la guida e la direzione del personale più esperto, fino al momento che saranno capaci di svolgere il ruolo di direttore di negozio in totale autonomia.

I requisiti richiesti da Esselunga per partecipare alle selezioni per Allievi Carriera Direttiva di Negozio sono:

Diploma preferibilmente di Istituto Tecnico Agrario, Tecnico Commerciale, Tecnico Industriale, Tecnico per Geometri, Tecnico per il Turismo, Tecnico Alberghiero, PACLE o di Liceo, o laurea in Scienze Politiche, Management d’Impresa, Scienze Motorie, Scienze Turistiche o ambito agroalimentare;

– Disponibilità a trasferte e trasferimenti;

– Ottime doti relazionali;

– Orientamento al cliente e doti di leadership.

Le sedi di lavoro nelle quali saranno inseriti gli Allievi Direttori di Negozio per Esselunga sono: Milano e Provincia, Monza e Brianza, Como e Provincia, Lecco e Provincia, Varese e Provincia, Pavia e Provincia, Cremona, Bergamo e Provincia, Brescia e Provincia, Modena e Provincia,Reggio Emilia, Piacenza, Parma, Bologna e Provincia, Asti, Biella e Provincia, Alessandria e Provincia, Provincia di Novara, Verbania, Massa e Carrara, Pisa, Lucca e Provincia, Prato, Pistoia e Provincia, Arezzo, Firenze e Provincia e La Spezia.

Per tutte le informazioni e per l’invio della propria candidatura, consultare la pagina dedicata alle Offerte di Lavoro del sito della Esselunga.

Decontribuzione e riforma della Legge Fornero

 L’Italia ha intenzione di recuperare terreno e credibilità a livello internazionale per questo, dopo aver scelto un premier, esponente della compagine di centro sinistra, si appresta a fare le riforme strutturali necessarie al paese. E non parliamo certo della sospensione del pagamento della prima rata dell’IMU perché, in effetti, pur avendo fatto tirare un sospiro di sollievo alle famiglie, non ha contribuito alla rimessa in ordine dei conti dello Stato.

I giovani credono nel lavoro in Italia

Il pacchetto lavoro, quello sì che è da considerare il grimaldello della ripresa. Abbiamo già visto Cosa ha pensato Letta per i giovani disoccupatiper coloro che non hanno ancora compiuto 30 anni ma se volessimo riassumere in due parole la proposta del governo dovremmo parlare di decontribuzione e di riforma della Legge Fornero. 

Per quanto riguarda la decontribuzione si fa riferimento agli sgravi previsti per le aziende che assumono giovani. In via sperimentale e nel documento in bozza, è previsto un aiuto di 650 euro per ogni lavoratore impiegato dall’azienda. Ci saranno però dei soldi anche per rifinanziare la social card, per aumentare i tirocini al Sud e per iniziare un’attività di stampo imprenditoriale.

Se invece si parla della riforma Fornero, sembra che si voglia tornare al limite di 10 giorni d’intervallo tra un contratto a termine un altro, al potenziamento della formazione tramite l’apprendistato e alla modifica dei contratti a chiamata.

Cosa ha pensato Letta per i giovani disoccupati

 L’Italia non ha soltanto bisogno di un governo di unità nazionale, di un patto per la crescita e via dicendo ma ha bisogno che la stabilità politica si traduca in riforme, in interventi strutturali per risollevare l’economia del paese. Senz’altro la scelta d’insistere sul mercato del lavoro dovrebbe premiare l’Italia.

La CIG in deroga non ancora finanziata

Il governo Letta, infatti, ha già dato il via ad una serie di misure per l’occupazione giovanile che già domani dovrebbero essere discusse nel Consiglio dei Ministri. I soldi a disposizione non sono tantissimi, visto che è stato pensato di mettere sul piatto della bilancia soltanto un miliardo di euro.

I giovani credono nel lavoro in Italia

Il fondo in questione, comunque, sarà sufficiente per alleggerire il peso della ripresa economica. Sul paese, infatti, gravano già i costi della cassa integrazione, l’immobilità delle aziende che assumono sempre meno personale, laddove non hanno provveduto alla razionalizzazione del personale e la persistenza dei salari molto bassi.

L’obiettivo, in termini pratici, è sfruttare questo “tesoro” per creare immediatamente 70 mila posti di lavoro per i giovani ed in particolare per coloro che non hanno ancora compiuto 30 anni. Ci saranno dunque 500 milioni di euro per defiscalizzare l’assunzione dei giovani, più 100 milioni di euro per finanziare l’autoimprenditorialità, più 200 milioni per chi offrirà stage e tirocini e infine 25 milioni di euro per le nuove cooperative formate da giovani e attive nei settori dei beni culturali e dei servizi alla persona.

Se la Merkel vincesse di nuovo in Germania

 Per avere un’idea chiara di quello che succederà in Europa a livello economico, è importante prevedere gli scenari post elettorali tedeschi. La situazione di crisi globale e nazionale è stata gestita fino a questo punto da Angela Merkel, ci si chiede quindi come potrebbe evolversi l’economia e la finanza nell’UE e in Germania se la Cancelliera fosse confermata alle urne.

Bibow affronta il rapporto tra euro e Germania

Ormai si può fare il conto alla rovescia visto che mancano soltanto tre mesi alle elezioni tedesche e Angela Merkel, nei dibattiti televisivi e non, continua a confermare la volontà d’insistere su certe direttrici. Per esempio, dalla Germania arriva il placet o meglio l’appoggio ai programmi di austerità, soprattutto se a metterli in pratica sono gli stati europee indebitati maggiormente.

Il credit crunch cinese non piace all’Europa

Insomma, se dovesse vincere di nuovo la Merkel e rafforzare il potere della Germania in Europa, ci sarebbe da temere per le condizioni dei paesi maggiormente in crisi. Secondo Brzeski ci sarebbe un continuum con quello che sta succedendo adesso.

Al contrario, una vittoria di una coalizione diversa, magari formata dal CDU e dall’opposizione di centro sinistra dell’SPD, allora si apre la strada al rafforzamento dell’integrazione, soprattutto di quella bancaria. Il problema, in questo secondo scenario, è che la Germania potrebbe avere delle difficoltà ad assorbire delle nuove linee guida.

Bibow affronta il rapporto tra euro e Germania

 In un documento molto complesso, elaborato da Jörg Bibow, un professore di economia dello Skidmore College ma anche ricercatore al Levy Economics Institute, si spiega il trilemma dell’euro che attanaglia la Germania. Da tempo, da quando l’Europa è in crisi, il tentativo di sciogliere il nodo del rapporto tra la moneta unica e le economie solide come quella tedesca, è il pallino di tutti gli analisti.

La Cina condiziona gli scambi

Il primo punto da considerare in questo rapporto è l’Europa inserita nel contesto globale dell’economia. La situazione finanziaria a livello mondiale, è precaria, soprattutto adesso che si parla del rallentamento dell’economia cinese e della possibile crescita ridotta anche per i paesi emergenti come il Brasile.

In Brasile si teme il crollo economico

Purtroppo l’Europa è diventata una specie di detonatore della crisi economica, in grado di trasmettere instabilità sotto il profilo economico e politico. In realtà questa è una falsa immagine del Vecchio Continente dove le nazioni che fanno parte dell’UE non si mostrano poi così povere.

Quello che è realmente successo in Europa è stato l’incremento del rapporto tra debito e PIL nel boom del biennio 2006-2007, per poi sprofondare nella crisi. E poi arriva la questione tedesca: l’euro ha finito per rendere sempre più forte e importante la Germania che adesso tiene sotto scacco l’economia europea e mondiale spiegando di essere diventata troppo grande per fallire.