Il Tesoro rassicura sui conti pubblici

 In seguito al grande polverone sollevato in queste ultime ore da una serie di articoli pubblicati su Repubblica e sul britannico Financial Times in cui si metteva in luce la possibilità che lo Stato italiano avesse contratto una perdita di circa 8 miliardi di euro nei conti pubblici attraverso la stipula di contratti derivati, da parte del Ministero dell’ Economia e delle Finanze di via XX Settembre non si è fatta attendere una breve, ma decisa replica.

La crisi di oltre 23 mila imprese italiane

 Ancora dati negativi per il mondo dell’ imprenditoria italiana. Il primo trimestre del 2013 ha fatto segnare un vero e proprio record nel numero delle imprese protestate, ovvero nel computo di quelle aziende che hanno avuto delle difficoltà nel saldare i debiti con i propri fornitori oppure hanno comunque allungato i tempi per il saldo delle fatture. 

Ritorno alla Lira: a quali difficoltà l’Italia andrebbe incontro per uscire dall’Euro

 Senza dubbio, non sarebbe facile uscire dall’Euro e tornare alla vecchia moneta nazionale. Il passaggio dall’Euro ad una Nuova Lira sarebbe alquanto doloroso.

Cambiare nuovamente moneta comporterebbe numerose conseguenze per lo Stato, nonché per le famiglie e per le aziende.

Ritorno alla Lira: gli ostacoli per lo Stato

Tutti i titoli di debito pubblico (BOT, BTP e affini) sono attualmente denominati in Euro. Un abbandono della moneta unica porterebbe lo Stato di fronte ad alcune scelte. Lo Stato, per dirne una, dovrebbe procedere ad una faticosa ridenominazione di tutti i titoli di debito nella nuova moneta. Una sorta di “default”. La nuova moneta, in altri termini, si svaluterebbe subito dal 30% al 50% rispetto a quella unica europea.

Ritorno alla Lira: gli ostacoli per le aziende

Pensiamo ai debiti contratti in Euro, specialmente con le Banche straniere. La conversione e successiva svalutazione della nuova lira farebbe si che ripagare i debiti in valuta “forte” (Euro) diventerebbe insostenibile. Il ritorno alla lira non favorirebbe la competività delle aziende, e in più provocherebbe fallimenti di massa.

Ritorno alla Lira: gli ostacoli per le famiglie.

In odore di conversione forzata dei depositi da euro in nuove monete nazionali, partirebbe la corsa agli sportelli delle banche per ritirare i propri risparmi in euro, metterli dentro una valigia e precipitarsi verso il più vicino paese ancora dell’area euro per versarli su un conto corrente. Ovviamente questa scelta “razionale” del risparmiatore verrebbe impedita dalle autorità con controlli molto stretti e severi alla frontiere.

Un altro esempio? Il potere di acquisto dell’italiano medio crollerebbe. Si avrebbe un’ingente perdita media del reddito per ogni cittadino dello Stato che abbandona l’Euro nel primo anno della nuovo/vecchio conio.

La sola politica monetaria non genera crescita

 Il Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, si è trovato in questi giorni a ribadire la posizione e l’ operato dell’ Eurotower nei confronti della crisi economica che ha investito l’ Europa. 

E se l’Italia uscisse dall’Euro?

 In molti auspicano un ritorno dell’Italia alla lira. Al momento è difficile prevederlo. Quello del ritorno alla lira è, tuttavia, un possibile scenario. A poco a poco si sta formando il partito del ‘bene’ e quello del ‘male’ in relazione a questo ritorno.

Forse, a lungo termine,a lungo termine uscire dall’Euro sarebbe un vantaggio. Non è dato, però, saperlo con certezza sin da ora. TUtto dipende anche dal nuovo panorama economico che va profilandosi e che si profilerà.

Uno dei possibili scenari è un’eventuale frammentazione dell’Ue (tutti i Paesi ritornerebbero alla propria vecchia moneta nazionale). Un altro verte su una prosecuzione in gruppo diversa nelle modalità.

L’Italia fuori dall’Euro cambierebbe in ogni caso il clima economico generale. I rapporti con gli Usa e con il resto d’Europa muterebbero.

Non mancherebbero i problemi: da quelli ‘tecnici’ (aumento delle tempistiche nei prelievi di denaro), a quelli ‘materiali’ (le banche resterebbero chiuse per qualche tempo)

Cambierebbe, inoltre, il nostro rapporto con il consumo:

– raddoppio dei prezzi dei prodotti esteri;

– rincaro dei prezzi dei prodotti interni.

Il rapporto tra euro e nuova lira non sarebbe sin da subito vantaggioso. La nuova lira, se confrontata alla vecchia, sarebbe una sorta di nuovo euro (tutto italiano), per intenderci.

Che cosa sono i derivati

 In questo post cercheremo di conoscere meglio un tipo di strumento finanziario che nelle ultime ore ha conquistato le prime pagine dei quotidiani italiani e non solo, a motivo di un potenziale buco da 8 miliardi di euro che sembra essersi aperto nel panorama dei conti pubblici italiani a causa della ristrutturazione di prodotti derivati stipulati dal Tesoro verso la fine degli anni ’90.

La Germania si protegge nel caso di ritorno alla lira

 A giudicare dai dati emersi da uno studio di Mediobanca, l’Italia dovrà ancora affrontare la vera tempesta. Lo studio evidenzia che le probabilità di un cambiamento dello scenario politico sono molte. La maggioranza stabile nel Paese è ancora in bilico. Ciò contempla più opzioni. Una di queste potrebbe scaturire in un ritorno alle urne a fine anno.

A ciò si aggiunga la possiiblità di un prestito di una sezione italiana dell’azienda tedesca Daimler (Mercedes Benz Financial Services Italia), la quale nei giorni scorsi ha erogato un prestito obbligazionario particolare. Tale prestito prevede infatti una clausola di protezione nel caso in cui l’Italia uscisse dall’Euro. Già, perchè c’è da tenere in considerazione anche questa prospettiva. La Faz (Frankfurter allgemeine zeitung) sostiene che al bond aziendale, per un importo di 150 milioni di euro, é stato dato dall’agenzia di rating Moody’s un valore “A3”, uguale a quello riservato all’azienda automobilistica tedesca.

Il titolo contempla un tasso di interesse variabile, con scadenza nel 2015. La clausola di emissione statuisce che, se entro la suddetta data il nostro Paese dovesse uscire dall’euro, gli interessi e l’ammortamento verrebbero versati nella valuta legale esistente in quel momento in Italia. In questo modo, stando a quanto scrive la Faz, diminuirebbe di gran lunga il rischio che l’affiliata italiana dell’azienda tedesca debba remunerare le proprie obbligazioni nel più caro euro nel caso in cui l’Italia dovesse abbandonare la moneta unica ed introducesse una nuova lira con un tasso di cambio più debole.

Ritorno alla lira: un possibile scenario

Ritorno alla Lira: un possibile scenario

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Si parla ormai sempre più spesso di un ritorno alla lira da parte dell’Italia. In molti, in particolar modo sul web, si augurano il ripristino della vecchia moneta, mentre altri provano a sottolineare le conseguenze negative che una rivoluzione del genere comporterebbe.

La proposta è partita, tra gli altri, da Silvio Berlusconi: “uscire dall’euro e tornare alla lira”. Una vera e propria presa di posizione o una semplice provocazione? Non è (ancora) dato saperlo. Certo è che si profilano comunque dei nuovi scenari. La situazione creatasi in Grecia fa e deve far riflettere. Se capitasse all’Italia? Cosa succederebbe?

Cosa farebbe l’Italia se uscisse dall’Euro? Come si affronta un eventuale ritorno alla lira?

Da una parte ciò costituirebbe un salto nel passato. Per altri versi sarebbe una sorta di ritorno al futuro. Non sono da ecludere disagi ed evenutali tensioni di natura sociale.

Uscire dall’Euro implicherebbe uscire dall’economia che conta. Con l’attenuante che non sappiamo per quanto ancora possa contare questa economia. Un ritorno alla vecchia moneta? A parole non è difficile. A fatti costituirebbe una uscita dalla moneta unica e un reset dell’economia.

Ciò crea uno scenario ricco di alternative sulle quali ragionare. Ci sarebbero numerosi problemi da risolvere, forse non proprio facilmente. L’idea, però, prende sempre più quota. Prima era una voce di corridoio, ora un’alternativa che potrebbe essere percorribile.

L’austerity, difatti, è alle porte e presto o tardi investirà come un ciclone anche il nostro Paese.

 

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