Nuove notizie sull’evasione fiscale italiana

 Se c’è una cosa che incrina pesantemente la considerazione dell’Italia all’estero è senz’altro il fenomeno dell’evasione che seppure contrastato a livello governativo, resta una piaga importante per il nostro paese. Le Fiamme Gialle, infatti, nel rendere noto l’ultimo rapporto sull’argomento, spiegano che nei primi cinque mesi del 2013 l’evasione è rimasta a livelli molto alti.

Il Regno Unito se la prende con Google

Questo dipende da quello che sono capaci di fare i piccoli esercizi commerciali e soprattutto molto dipende dallo spostamento di denaro verso i paesi cosiddetti offshore. Secondo la Guardia di Finanza, per spiegare al meglio quel che succede in Italia, si deve completare il quadro facendo cenno agli sprechi della pubblica amministrazione che ammontano a circa 957 milioni di euro.

Lotta all’evasione fiscale ancora in alto mare

Il report effettuato dalle Fiamme Gialle è impietoso, infatti riporta una statistica allarmante: un esercizio commerciale ogni tre continua a non emettere scontrini e ricevute fiscali. Inoltre, ogni mese, circa un miliardo di euro, dal nostro paese, va a finire nelle banche estere. Si tratta di proventi che non sono tassati nello Stivale e sono addirittura nascosti al fisco.

Sono questi i numeri dell’assenza di legalità nel nostro paese. Tra spesa pubblica eccessiva, scontrini fiscali non effettuati ed evasione fiscale tramite lo spostamento dei capitali all’estero, la ripresa si allontana più dell’immaginabile.

Aiuti greci a rischio per via del FMI

 La Grecia sta per uscire dalla crisi e dopo aver passato il momento peggiore, adesso è pronta per tornare sui mercati, anche con anticipo rispetto alle previsioni. Se si pensa che anche il Fondo Monetario Internazionale ha riconosciuto gli errori compiuti nei confronti di Atene, si capisce che il paese europeo sull’orlo del default, ha fatto più di quanto fosse nelle sue capacità.

La Grecia reagisce al mea culpa del FMI

Adesso però, messe in un angolo le buone notizie, si torna a temere per una ricaduta dell’economia greca. A lanciare l’allarme sono ancora una volta i media americani. Sulle colonne del Financial Times, infatti, è venuto fuori il grido del Fondo Monetario che minaccia di non inviare più denaro in questa porzione di Europa.

In particolare il FMI ha spiegato che il mese prossimo sospenderà tutti i versamenti se i governi europei non riusciranno a coprire un nuovo buco venuto fuori dal piano di finanziamenti e consistente in circa 3-4 miliardi di euro.

Per la Grecia si parla di successo

Il piano di salvataggio di Atene potrebbe dunque subire una nuova interruzione che eviterebbe di portare a compimento il piano di finanziamenti complessivi di 172 miliardi di euro. Tutto si lega alla mancata attuazione di una serie di riforme concordate da tempo con il governo greco, per esempio le privatizzazioni e al rifiuto di alcune banche centrali di acquistare bond greci.

 

Il credit crunch cinese non piace all’Europa

 La Cina ha rallentato la crescita e questo particolare preoccupa soprattutto l’Europa che nel colosso asiatico esporta numerosi materiali. Le preoccupazioni maggiori, in tal senso, attanagliano la Germania che considera la Cina il maggiore recipiente dell’export del settore manifatturiero. Tecnicamente, per la Cina, si potrebbe parlare di default, ma la People’s Bank of China smentisce questa analisi.

La Cina e l’immobiliare tricolore

Si sa che quando un mercato è preso nella morsa della paura, i movimenti e i trend sono di difficile interpretazione e in più si rischia l’immobilità delle contrattazioni. Ecco per quale motivo se la Cina rallenta e la paura assale gli investitori europei c’è da preoccuparsi non poco.

La Cina influisce sui mercati europei

Il problema principale secondo gli operatori del Vecchio Continente, è nel credit crunch che ormai interessa la Repubblica Popolare cinese. L’economia reale potrebbe subirne le conseguenze. La situazione delle banche cinesi, tra l’altro, non sembra prossima alla soluzione.

Alcuni blogger hanno aggirato la censura della rete dicendo che il paese è finito in un default momentaneo visto che per una mezz’ora circa è sprofondato nell’assenza di liquidità. Le banche, in più, si dimostrano poco flessibili concedendo un numero inferiore di prestiti rispetto al passato e a tassi addirittura proibitivi. Risolvere il problema delle banche è dunque il primo passo da compiere.

Un secondo piano per il lavoro nei prossimi mesi

 Giovedì e venerdì prossimo avrà luogo a Bruxelles il Consiglio Europeo, nel corso del quale il Presidente del Consiglio Enrico Letta illustrerà il piano italiano per la lotta alla disoccupazione, ma, come ha avuto modo di dichiarare di persona, attraverso un discorso eminentemente politico, che punti alla crescita dell’ Europa. 

In Francia aumenta la disoccupazione

 La Francia, per molti analisti, è da considerare la bomba ad orologeria del Vecchio Continente perché pur essendo stata per molti anni l’unica alternativa allo strapotere tedesco, adesso subisce in modo anche pesante gli effetti della crisi, o meglio della recessione del Vecchio Continente.

La Francia vuole un governo dell’Eurozona

François Hollande, da quando è diventato presidente della Francia, ha cercato di risolvere i problemi strutturali del paese occupandosi della fiscalità e del mercato del lavoro, tanto che dopo il lancio del suo programma furono immediate le analogie con l’Italia e la sfida che i politici tricolore avrebbero dovuto affrontare.

Purtroppo a distanza di diversi mesi Hollande deve ripresentarsi davanti alla popolazione per un giudizio niente affatto positivo. Il presidente francese, infatti, aveva detto che presto ci sarebbe stato un calo del numero dei disoccupati e invece il tasso di disoccupazione è cresciuto arrivando a segnare un record storico. Il paese, in questo momento, considera sempre più faticosa e in salita la strada per allontanarsi dalla crisi.

La Francia ci prova con la supertassa per i calciatori

E’ stato così posticipato l’ingresso in un periodo migliore: del calo della disoccupazione, infatti, s’inizierà a parlare soltanto alla fine dell’anno. Più che una previsione, però, questa sembra un’altra illusione e a testimoniare che a pensar male non si fa peccato, come si direbbe nella tradizione popolare, arriva anche l’Istituto nazionale francese di statistica: il record nel tasso di disoccupazione sarà scritto proprio a dicembre.

 

Perché Huawei vuole la Nokia

 La compagnia finlandese di telefonia Nokia, per una serie di vicende societarie, è arrivata alla crisi ed ora sembra che l’unico modo per venirne fuori sia la vendita della società. In realtà, una volta sul mercato, la Nokia sarebbe da interpretare come un’opportunità piuttosto che come un’azienda in crisi.

L’hitech fa crescere l’Asia

In effetti il know how della Nokia è tale che se combinato in modo opportuno con altre aziende operanti nel comparto tecnologico, potrebbe arrivare alla sfida ad armi pari con altri colossi come Apple e Samsung. La vede proprio così il gruppo cinese Huawei che vorrebbe acquistare la società finlandese.

E questa non è soltanto un’indiscrezione visto che a parlare dell’argomento è il presidente della divisione business consumer di Huawei ai microfoni del Financial Times. Una fusione tecnologica, piuttosto che soltanto finanziaria e amministrativa, potrebbe portare la società cinese acquirente in posizione di leadership nel mercato degli smartphone.

Samsung promette di fare scintille

Sarebbe una notizia incredibile soprattutto se si considera che Apple sta per lanciare il nuovo iPhone e che Samsung sta cercando un accordo con Facebook per la fornitura di servizi ad hoc. La dichiarazione ufficiale, però, non lascia intravedere altro, nel senso che non ci sono ancora offerte economiche ufficiali già pronte sulle scrivanie della dirigenza finlandese.

 

Dole in vendita ed ecco l’offerta

 David Murdock ha 90 anni ed è uno degli imprenditori più importanti del mondo. In questo momento detiene il 40 per cento delle azioni della Dole Food Company ed è un riferimento per tutti coloro che vogliono lanciarsi nel business della produzione di frutta e verdura.

Grazie alla Pasqua la ripresa dei consumi

L’amministratore delegato della Dole Food Company, di recente, ha deciso di fare un’offerta per acquistare il 60 per cento delle azioni della società e raggiungere così il possesso pieno di questa realtà produttiva. Questa offerta d’acquisto è stata valutata dal New York Stock Exchange di New York in ben 1,5 miliardi dollari.

Bernanke parla della ripresa dell’America

Per Wall Street, questa è la notizia della settimana. La Dole, infatti, è un’azienda molto antica. La sua nascita risale al 1851 quando ci fu una collaborazione proficua tra la Castle&Cooke e la Hawaiian Pinapple Company che all’epoca apparteneva a James Sole.

Una volta creata, l’azienda, in pochissimo tempo, è diventata una delle più importanti produttrici di ananas anche se il suo settore d’intervento non era soltanto l’alimentare, poiché lavorava anche nei trasporti, nella produzione e nell’imballaggio, in particolare nella produzione di zucchero e nell’imballaggio dei frutti i mare.

Con le agevolazioni doganali sulla vendita dei prodotti agricoli, l’azienda ha iniziato a fare fortuna. Nel 2012, il fatturato di quella che poi è diventata la Dole Food Company, è stato di 4,2 miliardi di dollari.

Le strategie giuste per evitare i rischi

 Chi investe in opzioni binarie sa che con tali strumenti di trading è possibile avere un rendimento molto alto ma è anche facile che si corrano dei rischi “eccessivi”. Per tamponare l’emorragia di risparmi è sufficiente adottare delle strategie d’investimento e di copertura.

Il Decreto Sviluppo per gli opzionaristi tricolore

E’ facile immaginare come tutto dipenda dalla distribuzione degli investimenti, delle puntate, su più commodities. Per esempio, per evitare di correre troppi rischi si può sempre inserire uno stop loss legato alla posizione d’investimento in modo tale che se l’andamento del mercato è stato interpretato male, allora si possono contenere le perdite.

Lo stop loss è uno degli strumenti privilegiati nel campo delle opzioni binarie, per la gestione del rischio. Funziona in modo tale che superato il livello dello stop loss, l’ordine viene eseguito, ma per via dello slittamento del prezzo ci può essere comunque una perdita dell’investimento. In più, una volta effettuato l’ordine, è possibile che il mercato cambi direzione e torni nel rango delle previsioni.

La crescita di Svizzera e Giappone

Ecco perché è importante la copertura. Per esempio se si verifica una posizione stop lunga in acquisto, ci si può tutelare tramite l’acquisto di un’opzione put il cui prezzo coinciderà con il prezzo da pagare per eliminare il rischio della perdita.

 

Cos’è il bonus mobilità per gli studenti

 Il governo Letta ha reso operativo il Decreto fare che va a rivoluzionare il rapporto tra il possesso di un’abitazione e la pratica del pignoramento. In realtà questo decreto introduce moltissime altre novità. Per esempio il bonus maturità mobilità per gli studenti.

Si tratta di un’iniziativa molto apprezzata che in qualche modo si pone in antitesi al bonus maturità fortemente criticato. Il bonus mobilità non è altro che un sostegno economico per favorire la mobilità interregionale degli studenti universitari più meritevoli.

Abitazione principale e decreto fare

Per il biennio 2013-2014 è già pronto un budget di 10 milioni di euro da assegnare a tutti coloro che vogliono intraprendere o hanno intrapreso la carriera accademica e hanno già degli ottimi risultati. Il sostegno garantisce loro di iscriversi ai corsi di laurea triennale o magistrale, organizzati dalle università del Belpaese sia statali che non, localizzate in città diverse da quelle di residenza.

Guida al credito agevolato: prestiti d’onore

Non è possibile accedere al bonus mobilità se ci si iscrive ai corsi delle università telematiche. Il mondo accademico, nel prepararsi a questa novità, prende atto anche di altri provvedimenti: lo sblocco del turn over per le università e gli enti di ricerca; la flessibilità del sistema di finanziamento delle università con una semplificazione dell’attribuzione delle risorse tramite un unico fondo; l’introduzione di interventi straordinari a favore della ricerca.