I problemi monetari partono dalla BCE

 Gli investitori, in questi ultimi giorni, hanno riposto particolare attenzione alle parole e ai proclami della Federal Reserve degli Stati Uniti. La FED, infatti, ha spiegato di voler interrompere o meglio abbandonare progressivamente il piano di quantitative easing.

Di che si discute tra BCE e Germania

Secondo alcuni analisti del Financial Times, invece, l’attenzione a livello valutario non deve essere posta nelle parole della FED, quanto piuttosto nelle decisioni della BCE che deve intervenire in un’area molto delicata dove le cose, a livello economico, potrebbero mettersi male.

La BCE punta il dito sull’Italia

In più, mentre per quanto riguarda l’area americana, sia i banchieri che i politici sanno dove vogliono arrivare, è chiaro che non c’è una volontà univoca dei politici europei. In fondo, nel Vecchio Continente, non c’è un’immagine normale cui tendere. La Germania, in particolar modo, non vuole sottostare al funzionamento della moneta unica.

Lo stesso Jens Weidmann ha criticato fin dall’inizio il programma OMT portato avanti dalla Banca centrale europea, lo stesso programma che è stato sottoposto al pronunciamento della Corte Europea. Secondo il Financial Times, la BCE, in questo momento non può pensare né cercare di tornare in una condizione di normalità.

D’altronde è necessario che si risani il sistema bancario e che tutto torni a funzionare. Per farlo è importante che la Germania continui ad inviare dei flussi di capitali agli altri stati membri dell’Unione. Un particolare che proprio ai tedeschi non va a genio.

In Italia il cibo più caro dell’ Unione Europea

 Non solo sui prodotti finanziari. Il Belpaese può vantare l’ esistenza di uno spread, di un “differenziale” anche sui prodotti alimentari. Una recente ricerca condotta dalla Coldiretti ha infatti dimostrato come in Italia gli alimenti più consumati e diffusi, anche quelli di prima necessità, abbiano un prezzo medio più alto di quello che presentano negli altri Paesi europei.

Ancora in aumento il prezzo della benzina

 Una nuova ondata di aumenti sul prezzo dei carburanti è prevista entro la fine del 2013.

Un recente studio condotto dagli analisti della Cgia di Mestre ha infatti monitorato l’ andamento del prezzo della benzina dal 2010 ad oggi rilevando come, in soli due anni, si siano potuti registrare ben 217 euro di aumento all’ anno per ogni famiglia italiana. 

Guida alla dichiarazione di successione: la rinuncia all’eredità

 Cosa significa la rinuncia all’eredità

Anche se si è nominati come eredi dal defunto, non si è obbligati a ricevere la propria parte di eredità. Questo vuol dire che, nel caso venga effettuata regolare rinuncia, si sarà estranei a pieno titolo a quanto lasciato e, quindi, non si sarà soggetti, da un lato, al pagamento dei debiti ereditari ma, dall’altro, non si potrà esercitare alcuna azione ereditaria o acquistare alcun bene facente parte della successione.

La rinuncia è totale, quando la si fa non si possono porre condizioni né rinunciare ad una sola parte dell’eredità.

Come si effettua la rinuncia all’eredità?

Per rinunciare all’eredità si deve procedere tramite atto pubblico per mezzo di un notaio oppure con atto ricevuto dal cancelliere del Tribunale competente per territorio dove era stabilita l’ultima residenza anagrafica del defunto.

All’istanza deve essere allegato il codice fiscale del defunto e dell’erede che rinuncia. Per essere valida la rinuncia all’eredità deve essere presentata:

1. entro 90 giorni dal decesso se si è in possesso di beni ereditari

2. entro 10 anni (termine di prescrizione) se non si è in possesso di beni ereditari

Quanto costa fare la rinuncia all’eredità?

Il costo varia in base al metodo con il quale viene fatta la rinuncia stessa. Se fatta tramite notaio sarà egli stesso a richiedere il pagamento per il suo servizio. Se, invece, viene fatta tramite tribunale è necessario fare un versamento di 168 euro con il modello F23 ai fini della registrazione all’ufficio delle Entrate, completo di marca da bollo da 14,62 euro.

Per il ritiro della copia conforme della rinuncia all’eredità occorre una marca da bollo da 14,62 euro più marche per diritti di cancelleria.

Guida alla dichiarazione di successione

Chi e quando deve presentarla

Come si presenta 

Quando non si deve presentare e eventuali sanzioni

Le imposizioni fiscali da pagare prima e dopo la domanda di successione

Come si presenta la domanda di rinuncia all’eredità

Guida alla dichiarazione di successione: come si presenta

 Per la presentazione della domanda di successione, documento necessario a tutti gli eredi per subentrare nel possesso dei beni mobili e immobili lasciati dal defunto, è necessario utilizzare l’apposito modello fornito dall’Agenzia delle Entrate. Il modello in questione è il numero 04 e lo si può reperire esclusivamente on line dal sito dell’Agenzia o presso i suoi uffici.

Il modello, debitamente compilato in tutte le sue parti, deve poi essere presentato presso l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente per la circoscrizione dove era stabilita l’ultima residenza del defunto.

Nel caso in cui il defunto fosse residente all’estero, il modello deve essere presentato all’ufficio competente per la circoscrizione dove era stabilità l’ultima residenza italiana dell’estinto o all’ufficio territoriale ROMA 6 di Eur Torrino (Via Canton 20 – CAP 00144 Roma).

Come si compila il modello per la domanda di successione

Nel modello di domanda di successione devono essere presenti i dati anagrafici del defunto, l’albero genealogico (che indica la linea di discendenza del richiedente e quindi serve per determinare l’aliquota delle varie imposte) e devono essere compilati tutti i quadri.

Nello specifico, nel quadro A vanno inseriti i nominativi degli eredi e dei legatari, nel quadro B saranno inseriti i dati relativi all’attivo ereditario (immobili, azioni, titoli, aziende etc.); il quadro C è dedicato a donazioni e liberalità e, infine, il D prevede l’inserimento delle passività.

Guida alla dichiarazione di successione

Chi e quando deve presentarla

Come si presenta 

Quando non si deve presentare e eventuali sanzioni

Le imposizioni fiscali da pagare prima e dopo la domanda di successione

Come si presenta la domanda di rinuncia all’eredità

 

Guida alla dichiarazione di successione: le imposizioni fiscali da pagare prima e dopo la domanda di successione

 La domanda di successione deve essere presentata da tutti coloro che intendono subentrare nella disponibilità dei possedimenti del defunto.

Se la successione prevede anche la presenza di beni immobili, coloro che devono presentare la domanda di successione devono provvedere alla liquidazione di alcune imposizioni fiscali.

Queste imposizioni devono essere pagate prima della presentazione della domanda attraverso l’apposito modulo F23.

Le tasse da pagare prima di presentare la domanda di successione

Imposta ipotecaria: il valore è del 2% sul valore totale dei beni immobili, il codice tributo da inserire nel modello F23 è 649T;

Imposta catastale: 1% sul valore totale, il codice tributo è 737T;

Imposta di bollo: ha un valore fisso di 58,48 euro per ciascuna formalità di trascrizione, da inserire nel modello F23 con il codice tributo 456T;

Tassa ipotecaria: valore fisso di 35 euro per ciascuna trascrizione, il suo codice tributo è 778T;

Tributi speciali e tributi speciali catastali.

Le tasse da pagare dopo la presentazione della domanda di successione

Una volta che è stata presentata la domanda di successione, gli eredi devono pagare la tassa di successione, il cui importo verrà comunicato direttamente dall’Agenzia delle Entrate.

Il tempo massimo per provvedere al pagamento è di 60 giorni dalla comunicazione dell’Agenzia e le aliquote della tassa di successione sono variabili in base alla tipologia di erede (4% per il coniuge ed i parenti in linea retta per patrimoni superiori a € 1.000.000; 6% per fratelli, sorelle, parenti in linea collaterale fino al quarto grado e affini fino al terzo grado per patrimoni superiori a € 100.000, per tutti gli altri soggetti l’aliquota è all’8%).

Le novità del decreto semplificazioni in materia di eredità 

Il ddl semplificazioni del Governo prevede che la dichiarazione di successione non deve essere presentata nel caso che l’eredità sia devoluta al coniuge o ai parenti in linea retta, solo nel caso in cui il suo valore sia inferiore ai 75 miala euro e che non siano presenti immobili o diritti reali immobiliari.

Guida alla dichiarazione di successione

Chi e quando deve presentarla

Come si presenta 

Quando non si deve presentare e eventuali sanzioni

Le imposizioni fiscali da pagare prima e dopo la domanda di successione

Come si presenta la domanda di rinuncia all’eredità

Guida alla dichiarazione di successione: quando non si deve presentare e eventuali sanzioni

 La domanda di successione è una pratica burocratica che deve essere espletata da coloro che hanno diritto ad entrare in possesso di beni lasciati dal defunto.

È una pratica che prevede regole precise e molti adempimenti, qui c’è una piccola guida per capire come funziona e come comportarsi per essere in regola in questi casi.

Esistono casi in cui non è necessario presentare la domanda di successione?

Ci sono solo tre casi nei quali la presentazione della domanda di successione non è obbligatoria e sono:

– L’eredità è ad appannaggio del coniuge del defunto o dei parenti in linea diretta;

– L’eredità – comprensiva di beni mobili e immobili – ha un valore totale inferiore a  25.823 euro;

– L’eredità non include beni immobili.

Quali sono le sanzioni previste in caso di mancata presentazione della domanda di successione?

Sono previste due tipologie di sanzione per chi, pur avendo l’obbligo della presentazione della domanda di successione, omette di farlo.

Una prima sanzione, che va dai 258 euro a 1.032 euro, è prevista per le successioni che non sono sottoposte a imposte fiscali, mentre, nel caso la successione fiscale sia sottoposta alle imposte del fisco, la sanzione va calcolata sull’ammontare dell’imposta stessa variando dal 120% al 240% dell’imposta  stessa.

Guida alla dichiarazione di successione

Chi e quando deve presentarla

Come si presenta 

Quando non si deve presentare e eventuali sanzioni

Le imposizioni fiscali da pagare prima e dopo la domanda di successione

Come si presenta la domanda di rinuncia all’eredità

Guida alla dichiarazione di successione: chi e quando deve presentarla

 Quando viene a mancare un parente, gli eredi dello stesso, per poter entrare in possesso dei beni (mobili e immobili) che questi ha lasciato, devono provvedere alla domanda di successione. Si tratta di uno dei tanti adempimenti richiesti dalla burocrazia italiana che non sempre è di facile comprensione.

Qui proponiamo una guida che ha l’intento di semplificare la comprensione dei passaggi e degli adempimenti da effettuare per subentrare nella disponibilità dei possedimenti del defunto.

Chi deve presentare la domanda di successione?

La domanda di successione, necessaria per entrare in possesso dei beni, mobili e immobili, contenuti nel testamento di una persona deceduta, deve essere presentata dagli eredi del defunto, dai legatari e dai loro rappresentanti legali.

Oltre a queste figure, sono tenuti a presentare la domanda di successione anche gli amministratori dell’eredità, gli esecutori testamentari e i curatori delle eredità giacenti.

In caso di morte presunta o di assenza del defunto devono presentare la domanda di successione anche gli immessi in possesso dei beni.

Quando si deve presentare la domanda di successione?

La domanda di successione deve essere presentata entro un anno (12 mesi) dalla data di apertura delle pratiche di successione che solitamente coincide con la data del decesso. Dopo la presentazione della domanda di successione è necessario, entro il termine di trenta giorni, presentare anche la domanda di voltura degli immobili presenti nel testamento.

Guida alla dichiarazione di successione

Chi e quando deve presentarla

Come si presenta 

Quando non si deve presentare e eventuali sanzioni

Le imposizioni fiscali da pagare prima e dopo la domanda di successione

Come si presenta la domanda di rinuncia all’eredità

Risparmiare sul conto corrente aprendone uno nuovo

 A dirlo è la Banca d’Italia che ha presentato i dati sulle spese medie che affrontano gli italiani per la gestione del loro conto corrente: nel 2012 la spesa media è stata di circa 110 euro per ogni conto (che diventano 86,9 euro di spesa al netto delle tasse).

► Chiudere il conto corrente evitando le brutte sorprese

Ma in questa cifra rientrano sia i vecchi che i nuovi conto corrente bancari e, analizzando il dettaglio delle spese, si nota come questa cifra sia data dalla media dei 99,6 euro che spendono i correntisti possessori di un conto corrente di vecchia data e dei 60,5 euro che invece spendono i correntisti che hanno adottato un conto corrente di nuova generazione.

Il consiglio dato dal capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo al Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti è, quindi, di cambiare conto corrente (non necessariamente banca) in modo da poter risparmiare fino al 40% delle spese annue di gestione. 

Barbagallo ha invitato i clienti delle banche a tenersi sempre informati sulle offerte che gli istituti fanno regolarmente per attirare nuovi clienti alle quali, però, nella maggior parte dei casi, possono aderire anche i correntisti di vecchia data (i costi maggiori sono stati registrati dai correntisti che non cambiano il profilo del loro conto corrente da più di dieci anni).

► Come scoprire l’usura nel conto corrente

In tutto questo, poi, si deve aggiungere che la legislazione in materia garantisce ai clienti che vogliono cambiare conto un trasferimento veloce e senza particolari oneri per i clienti stessi.

La fiducia dei consumatori risale a giugno 2013

 Il mese di giugno sembra aver riservato delle piccole sorprese anche agli analisti dell’ ISTAT, l’ Istituto nazionale di Statistica, che hanno per la prima volta raccolto, nel corso di giugno 2013, dei dati positivi in merito alla fiducia dei consumatori italiani