Come certificare lo stato di disoccupazione

 In due post che abbiamo pubblicato in precedenza abbiamo approfondito due temi – che cosa si intende e a cosa serve la certificazione dello stato di disoccupazione e quali sono le caratteristiche che per la legge italiana contraddistinguono un disoccupato –  che ci saranno utili nella discussione che affronteremo in questo post, che sarà invece dedicato ad uno scopo pratico: quale iter burocratico è necessario seguire per certificare il proprio stato di disoccupazione? 

La definizione dello stato di disoccupazione

 Dopo aver chiarito che cosa è e a che cosa serve prevalentemente la certificazione  dello stato di disoccupazione in Italia, vediamo come è possibile ottenere questo certificato importante per godere e avere accesso a tutti i benefici e le agevolazioni del Welfare. 

La certificazione dello stato di disoccupazione

 Il problema della disoccupazione oggi in Italia è uno dei grandi nodi sociali che ancora deve essere risolto. L’ Italia, infatti, tra i Paesi dell’ Eurozona, è uno di quelli che possiede le più alte percentuali di cittadini di diverse età privi di una occupazione. Le ultime stime parlano di circa il 40% della popolazione, e solo una parte di questa percentuale rappresenta la disoccupazione giovanile.

La crescita di Svizzera e Giappone

 Due notizie molto importanti per gli investitori riguardano la Svizzera e il Giappone che di recente, in un clima generale di crisi economica, hanno raggiunto dei traguardi importanti, in termini di rating e successi finanziari. Iniziamo dal Giappone, sotto la lente d’ingrandimento economica per la politica monetaria scelta dalla banca nazionale.

La bilancia commerciale del Giappone ha mostrato dei risultati molto interessanti visto che sono aumentate di notevolmente le esportazioni. Il deficit, parallelamente è cresciuto dai 907,9 miliardi di yen del 2012 ai 993,9 miliardi di yen del 2013 e le esportazioni, soltanto nel mese di maggio 2013, sono aumentate del 10,1 per cento.

Nessun accordo tra Svizzera e USA

Gli analisti finanziari avevano previsto un aumento delle esportazioni praticamente del 5 per cento quindi il risultato ottenuto è stato di molto superiore alle attese. A livello speculativo, si è approfittato di questi buoni risultati per rilanciare la bontà del programma finanziario, della cosiddetta Abenomics che aveva barcollato sotto il peso della volatilità della borsa.

Il franco svizzero presto in calo

L’altra buona notizia riguarda la Svizzera che al momento è considerato tra i paesi più affidabili del mondo per gli investitori. A dirlo sono le agenzie di rating che nel 2012 si sono scatenate nell’eliminazione dei paesi più “ricchi” dall’insieme delle triple A mentre hanno confermato un rating “AAA” alla Svizzera annunciato anche un outlook “stabile”.

Si può risparmiare con la RAI

 Uno stato in crisi come la Grecia, per risparmiare ha deciso di chiudere la televisione pubblica. In realtà non lo fa per risparmio ma per mancanza di liquidità da investire in questo tipo di programma comunicativo. Adesso anche l’Italia ha deciso di andare a mettere le mani sulla TV di Stato per fare cassa.

La RAI non è in vendita

La privatizzazione della RAI, di cui si comincia o meglio si ricomincia a parlare, è una specie di tormentone periodico. Adesso però il dibattito è passato dalle scrivanie degli operatori dei media, alle aule della politica. Addirittura è stato elaborato un dossier che spiega che tipo di risparmio si può avere da un’operazione del genere.

Il documento è stato realizzato da Mediobanca Securities che parte dal presupposto che l’Italia ha bisogno di risparmiare e di trovare le risorse finanziarie da investire nell’occupazione. Per adempiere alla priorità della riforma del mercato del lavoro sono necessari svariati miliardi di euro.

La privatizzazione della RAI vale 2 miliardi

Dalla privatizzazione di potrebbero avere circa 2,1 miliardi. Una cifra importante se si considera che i potenziali acquirenti di mamma Rai si troverebbero davanti un debito netto da sanare che è aumentato anno dopo anno. Ma quanto costa la tv di stato? Una stima credibile parla di 2,47 miliardi di euro. A parte ci sono da considerare i debiti netti calcolati alla fine del 2012, altri 360 milioni. Si arriva quindi proprio ai 2,1 miliardi di cui sopra.

Perché per la Lettonia l’euro è un bene

 La Lettonia ha ottenuto il via libera dalla Commissione europea e dal gennaio del 2014 sarà il 18esimo paese ad entrare a far parte della zona euro. Un passo decisivo e radicale, motivato dal fatto che il paese ha voglia di togliersi di dosso l’immagine di paese “povero”.

La Lettonia sempre più vicina all’euro

Secondo il primo ministro lettone Valdis Dombrovskis l’entrata nell’euro sarà sicuramente di stimolo alla crescita economica del suo paese. L’opinione del management politico è radicalmente differente da quella della popolazione che non è sicura di voler entrare nello spazio economico del Vecchio Continente.

Il 35% degli intervistati rappresenta l’esiguo zoccolo duro del movimento pro-euro. Al contrario coloro che sono pronti ad opporsi a questa scelta del paese, sono in continuo aumento. Alle ultime elezioni locali hanno addirittura dimostrato di crescere vistosamente.

L’austerity blocca il PIL americano

Per capire se si tratta della scelta giusta è stata tirata in ballo la teoria economica dell’area monetaria ottimale, ovvero di quel territorio dove i vantaggi e gli svantaggi di aderire ad un medesimo sistema monetario si bilanciano.

La teoria delle aree valutarie ottimali è del 1961 e parte da una teoria “generale” ovvero che un paese che fa parte di un mercato monetario ha il vantaggio di ridurre i costi del commercio ma ha lo svantaggio di non poter gestire gli shock esterni.

Deutsche Bank tra i migliori variabili di giugno

 Chi intende comprare casa nel mese in corso, farà bene a dare una spulciata al sito della Deutsche Bank, nella sezione dedicata ai prodotti a tasso variabile. Il mutuo a tasso variabile di questa banca tedesca operante nel nostro paese è uno dei migliori del momento.

Qual è la situazione dei mutui e dei tassi

Considerando le richieste di mutuo d’importo pari a 140 mila euro e un tasso variabile indicizzato con l’Euribor e rimborsato in 25 anni, Deutsche Bank è addirittura il primo istituto di credito in classifica. Il TAEG proposto è del 3,20 per cento. Il tasso di partenza è del 3,06 per cento ed è la somma tra l’Euribor a 3 mesi e lo spread applicato dalla banca del 2,85%. Da considerare nelle spese anche i costi iniziali di 1090 euro. Non sono previste delle spese ricorrenti.

Deutsche Bank è il miglior mutuo variabile

Il mutuo pratico a tasso variabile, tra i vantaggi, presenta anche l’erogazione dell’importo richiesto all’atto di mutuo e la gratuità dell’assicurazione obbligatoria per scoppio e incendio. Analizzando nel dettaglio la scheda riassuntiva del prodotto offerta da Mutuisupermarket, scopriamo che nelle spese sostenute dall’aspirante mutuatario deve essere inserita l’imposta sostitutiva che è minimo di 350 euro, infatti è pari allo 0,25% dell’importo erogato per la prima casa e sale al 2 per cento dell’importo erogato per chi acquista la seconda casa.