Presto arriverà il decreto per rendere più semplice il credito alle PMI

 È il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni a parlare del possibile arrivo di un decreto, entro breve tempo, che renda più agevole l’accesso al credito per le PMI, le piccole e medie imprese italiane.

► Per Bankitalia diminuiscono i flussi di credito

Il Ministro ha dichiarato, intervenendo questa mattina all’assemblea di Assonime, che il Governo sarebbe già al lavoro per stilare un testo nel quale si preveda una maggiore efficienza del Fondo Centrale di Garanzia che porterebbe una maggiore possibilità di avere a disposizione liquidi alle aziende in modo da sfruttare gli spazi di crescita imprenditoriale presenti nel paese.

Questo decreto sarebbe un ulteriore passo avanti per il progetto di rilancio dell’economia che sta portando a termine il Governo, le cui risorse arriveranno dalla riduzione della spesa pubblica, soprattutto nel settore della sanità, e dall’eliminazione dei sussidi a carico del bilancio.

Inoltre, il ministro dell’economia si è anche posto come garante di fronte delle amministrazioni pubbliche italiane di fronte alle imprese, dichiarando che si impegnerà personalmente nel monitoraggio delle amministrazioni, per far sì che le imprese possano vedersi restituito quanto dovuto.

► Nessuna cartella esattoriale per le imprese creditrici delle PA

Ultimo obiettivo del ministro Saccomanni è di fare in modo che non si ripresenti più un debito così alto delle amministrazioni pubbliche, facendo in modo che anche in Italia, come detta l’Unione Europea, le amministrazioni saldino i conti con le imprese in 30-60 giorni.

L’aumento dell’Iva potrebbe essere rinviato di tre mesi

 Il 1° luglio 2013 arriverà l’aumento di un punto percentuale dell’aliquota Iva. Un piccolo aumento percentuale che, trasformato in cifre ed euro, potrebbe rivelarsi un insopportabile aumento del costo della vita per le famiglie e dei costi delle imprese.

► La Confcommercio crede ancora nel blocco dell’ Iva

Quando il Ministro dello Sviluppo Economico ha dichiarato di non poter far nulla per evitare questo aumento, la platea composta dai rappresentanti della Confcommercio ha sonoramente protestato. Le ragioni della protesta sono note e sacrosante, tanto che oggi il ministro delle Finanze Fabrizio Saccomanni ha provato a sedare gli animi parlando di un possibile spostamento della fatidica data.

Il ministro non si è sbilanciato, ma ha comunque dichiarato che il Governo sta facendo tutto il possibile per ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese, soprattutto al fine di capire quante risorse servono per arrivare a questo obiettivo e dove sarà possibile reperirle (l’aumento dell’Iva serve proprio a generare le risorse necessarie).

► Ciascun italiano paga 1000 euro di tasse al mese

Secondo il ministro Saccomanni il Governo sta studiando delle vie alternative, ma se non si aumenta l’Iva sarà comunque necessario trovare 2 miliardi di euro subito da qualche altra parte e un finanziamento di 4 miliardi per ciascuno degli anni successivi, ma il Governo sta anche pensando alla possibilità di posticipare il balzello di tre mesi, o anche per un periodo maggiore, per monitorare la situazione economica generale e capire se sarà possibile evitare definitivamente questo balzello.

Nessuna emergenza per Alitalia

 Dopo le alterne vicende che hanno caratterizzato nell’ ultimo periodo la vita di Alitalia, arrivano infine le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Enrico Letta a calmare le acque su un possibile interesse dei russi di Aeroflot per la compagnia di bandiera italiana.

Come andrebbe riformato il Catasto?

 Questa mattina al Senato Alessandro Buoncompagni (Servizio Rapporti Fiscali) e Sandro Momigliano (Servizio Studi di Struttura economica e finanziaria) di Bankitalia hanno presentato il testo della relazione sull’Imu nel quale si parla della necessità di una riforma del Catasto italiano per evitare che dalla riforma dell’Imu si possano generare ulteriori fenomeni di iniquità sia orizzontale sia verticale, come sta accadendo in questo momento.

► Bankitalia: riformare il catasto e versare il gettito Imu ai comuni

Il rischio che si corre è quello di favorire i ricchi, perché il Catasto italiano non è aggiornato da più di venti anni e in questo periodo si è venuta a creare una forte discrepanza tra i valori catastali e di mercato degli immobili italiani, discrepanza che tende a crescere con l’età degli immobili: più bassa per quelli di più recente registrazione, prevalentemente edificati in aree periferiche, e gradualmente più alta con il crescere dell’età delle costruzioni che generalmente sono localizzate in aree più centrali.

Per questo motivo Bankitalia suggerisce che si provveda al più presto possibile ad una revisione delle tariffe d’estimo e dei principi di classamento. Nello specifico si dovrebbe provvedere a ridefinire gli ambiti territoriali del mercato immobiliare e, in base a questi, rilevare i prezzi di mercato e i canoni di locazione che dovranno essere poi utilizzati come punto di riferimento per stimare i valori patrimoniali e le rendite da iscrivere nel catasto.

► Drastico calo delle compravendite immobiliari

Si dovrebbe poi procedere a rideterminare la destinazione d’uso dei fabbricati e, soprattutto, utilizzare i metri quadri (o cubi nel caso di edifici ad uso pubblico) e non più i vani come unità di misura.

Drastico calo delle compravendite immobiliari

 L’ Istituto nazionale di StatisticaISTAT – ha recentemente pubblicato i dati relativi al numero di convenzioni per il trasferimento delle proprietà immobiliari che sono state siglate nel corso del 2012. E’  stato possibile così rilevare che negli ultimi anni le compravendite immobiliari in Italia hanno subito un calo progressivo che nel 2012 ha raggiunto livelli a dir poco drastici.

Bankitalia: riformare il catasto e versare il gettito Imu ai comuni

 Questa mattina in audizione al senato c’erano i rappresentanti della Banca d’Italia che hanno chiarito alcuni punti su quanto c’è da fare per avere una giusta tassazione sugli immobili.

► Acconto IMU in scadenza tra 5 giorni

In effetti l’Imu è stata un problema fin dalla sua entrata in vigore soprattutto perché la distribuzione della tassazione si basa sui dati degli immobili così come sono iscritti al catasto.

Ciò vuol dire che la tassa viene applicata in base a dati che risalgono al 1990 – anno dell’ultima riforma del catasto – che non tengono conto di come è evoluto il mercato immobiliare i questi ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda l’aumento generalizzato dei prezzi delle case e la differenza che si è venuta a creare tra i prezzi delle case ubicate nei centri città e quelle che, invece, si trovano nelle periferie.

Senza una riforma del catasto che tenga conto di questa evoluzione, dice la Banca d’Italia, è impossibile un ripensamento dell’Imu che garantisca una giusta distribuzione della tassazione.

► I motivi della riforma del catasto

In secondo luogo la Banca d’Italia ha espresso la necessità che il gettito derivante dall’Imu vada interamente alle amministrazioni comunali e non, come accade adesso, una parte ai comuni e una allo stato. Punto, questo, sul quale i comuni e l’Ance si sono dichiarati pronti ad aprire un tavolo di confronto con il governo.

I manager italiani sono i più pagati d’Europa

 L’autorevole testata economica The Economist ha pubblicato nei giorni scorsi un’interessante tabella dove sono riportati i livelli medi degli stipendi dei manager europei. Da questa classifica si evidenzia che i manager italiani, nonostante la crisi che si è abbattuta sull’Italia e tutti i problemi del mondo del lavoro nel nostro paese, sono tra i più pagati d’Europa, un gradino sotto solo ai manager rumeni, ucraini e russi.

► Il manager inglese più pagato è una donna

Oltre a questo dato dalla tabella si evince anche che la retribuzione oraria media per un Ceo aziendale italiano, senza tante differenziazioni tra settore pubblico e settore provato, è di 957 dollari ogni ora (praticamente quasi quanto un lavoratore ‘normale’ guadagna in un mese). In Germania questa cifra è praticamente dimezzata (546 dollari l’ora), come anche in Francia (551 dollari) e in Inghilterra (616).

La tabella dell’Economist è stata redatta in base alle medie retributive, quindi i dati potrebbero discostarsi un po’ da quelli reali, ma vale comunque per capire la distanza tra le retribuzioni delle due tipologie di lavoratori: in Italia la differenza è tra le più ampie, mentre si riduce quasi a zero in Norvegia e in Svizzera.

► Aggiornamenti sullo stipendio italiano

Questa interessante analisi dell’Economist non fa altro che suscitare ulteriori dubbi su quanto sia possibile fare in Italia per trovare una soluzione al problema della mancanza di lavoro: forse non si dovrebbe procedere solo ad una riduzione del costo del lavoro, ma sarebbe anche utile pesare ad una redistribuzione di questa ricchezza.

I ricchi stagisti di Google, Amazone Microsoft

 In Italia la maggior parte dei neo laureati, e non solo, possono ambire al massimo a guadagnare, almeno per i primi tempi, cifre che a malapena sfiorano i 500 euro al mese. Ma succede in Italia, dove sono anche servite delle apposite leggi per evitare che le aziende assumessero stagisti e tirocinanti senza alcun tipo di retribuzione.

► Classifica dei brand che valgono di più al mondo

In altre parti del mondo non funziona così, come ha evidenziato una ricerca del sito di lavoro Glassdoor. Secondo quanto riportato dal sito, infatti, gli stagisti che lavorano in posti come Google, Amazon o Microsoft sono pagati molto di più: i loro stipendi mensili, in base alle specializzazioni e al tipo di lavoro che sono chiamati a svolgere, vanno dai 5.800 ai 6.700 dollari al mese.

Impiegati per un periodo di tempo medio di tre mesi, riescono a guadagnare quello che un lavoratore italiano guadagna in circa un anno.

► Ecco quali aziende retribuiscono bene il lavoro

Qual è il motivo di questi stipendi da favola per giovani appena usciti dalle università? È molto semplice: accaparrarsi il meglio del mercato, riuscendo a battere la concorrenza delle altre grandi aziende che operano nello stesso settore – la competizione, infatti, si gioca tra Google, Amazon e Microsoft – e riuscire, così, ad avere in azienda i veri talenti del futuro.