La BCE punta il dito sull’Italia

 La Banca Centrale Europea, in questi giorni, è nell’occhio del ciclone dopo la scelta della Germania di processare il suo piano d’acquisti che, secondo il management tedesco, andrebbe a tutto vantaggio dell’Italia e della Spagna. Eppure, il suo sguardo allo Stivale, l’Eurotower, non lo distoglie nemmeno un secondo.

La Germania contro l’euro ha effetto sulle borse

Arriva infatti al cuore del nostro paese, la promozione ottenuta da Mario Draghi e dal suo staff. Non abbiamo superato a pieni voti questo anno di crisi ma sicuramente il percorso fatto è buono. Roma, infatti, è riuscita a mantenere il deficit sotto il 3 per cento del PIL per tutto il 2012, ma adesso il livello del debito sta crescendo di nuovo e se anche la situazione globale macroeconomica è peggiorata rispetto alle previsioni, il risanamento risulta più lontano.

Se il Regno Unito avesse adottato l’euro

L’Italia, secondo Mario Draghi, deve continuare sulla strada intrapresa da Mario Monti: deve quindi moderare il disavanzo pubblico, aggiornando i dati al 2013. Il programma di stabilità previsto, inoltre, deve far sì che il disavanzo non superi il 3 per cento.

Insomma, un guanto di sfida lanciato all’indirizzo del nostro paese, ma soprattutto verso il nuovo governo Letta. L’Europa, in generale, dovrebbe concludere il 2013 in recessione: PIL al -0,6% per il secondo semestre, prima di ritrovare al verve e crescere dell’1,1 per cento nel 2014.

Grecia declassata a Paese emergente da MSCI

MSCI diminuisce il livello della Grecia, da Paese sviluppato a Paese emergente. Non si può più parlare di Paese sviluppato, dunque. La decisione non è stata presa per il fatto che il governo guidato da Samaras ha chiuso l’unica televisione di Stato. La Grecia non è un Paese sviluppato, poiché il suo mercato è in netto ribasso e non è più in grado di soddisfare l’offerta. Di conseguenza, il downgrade è stato declassato a mercato emergente.

Per un Paese che ha uno status di ‘avanzato’ si tratta di novità assoluta. La Grecia è il primo di questa fascia ad essere considerato ora un Paese con uno status di ‘emergente’. Colpa del crollo del suo indice azionario del -83% avvenuto dal 2007 ad oggi.

A prendere questa ‘importante’ decisione è stata la società newyorkese MSCI Inc, specializzata nello stilare indici azionari in tutto il mondo. La crisi economica attanaglia sempre di più il Paese e le misure di austerity non fanno che peggiorare la situazione. Prova ne é la sospensione delle trasmisioni della tv pubblica che comporta peraltro un licenziamento di 2800 dipendenti.

Piove sul bagnato, dunque, per Atene e per il Governo Samaras. Gli interventi in chiave europea dovranno tenere conto di quest’ennesima batosta.

Ciascun italiano paga 1000 euro di tasse al mese

 Circa mille euro al mese. Stando alla Cgia di Mestre ogni italiano, compresi i bimbi e gli anziani, versano tanto ogni mese in relazione a tasse, imposte e contributi.

La cifra contempla anche il carico fiscale pagato dalle imprese. Nonostante ciò, la semplificazione è necessaria al fine di dimostrare che complessivamente quest’anno arriveranno nelle casse pubbliche quasi 698 miliardi di euro. Si tratta di una somma imponente, che ahinoi è ancora insufficiente a coprire le uscite totali che ammonteranno (al lordo degli interessi sul debito pubblico) a 810,5 miliardi di euro. Nel giorno di liberazione fiscale – che quest’anno cade il 12 giugno – l’Associazione mestrina ha cercato di dimensionare il peso e i giorni di lavoro necessari per adempiere agli obblighi fiscali e contributivi riferiti al 2013. In particolare, sono state prese in esame due tipologie di contribuenti: un operaio con moglie e figlio a carico e un impiegato, sempre con moglie e figlio a carico.

L’operaio, che ha uno stipendio lordo annuo di oltre 21.700 euro (1.518 euro per 13 mensilità) tra imposte, tasse, tributi e contributi verserà complessivamente 9.188 euro, di cui 3.065 euro di Irpef totale (che include anche quella regionale e comunale), 2.069 euro di Iva e 1.048 euro tra accise sulla benzina, sull’energia elettrica e sul gas. All’operaio sono serviti 134 giorni di lavoro per assolvere agli obblighi fiscali. Il suo “Tax freedom day” è stato il 15 maggio scorso. L’impiegato, con uno stipendio lordo annuo di oltre 43.300 euro (2.459 euro per 13 mensilità) pagherà complessivamente 22.860 euro, di cui 12.020 euro di Irpef totale, 3.286 euro di Iva e 1.363 euro di accise. Sono stati necessari 172 giorni di lavoro per assolvere agli obblighi fiscali. Il suo “Tax freedom day” sarà il prossimo 22 giugno. “Per ciascuno di noi lo Stato italiano è diventato il socio di maggioranza – dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre –. Per quasi la metà di un anno ci chiede di lavorare per lui. È preciso, puntuale e intransigente quando deve incassare, ma lo è molto meno quando deve garantire livelli accettabili dei servizi offerti ai cittadini, sia in termini di qualità, sia in termini di quantità”.

Pronto il ‘Decreto del fare’

Il governo è pronto al varo del “decreto del fare” che avverrà prima del vertice europeo. Il provvedimento, stabilito nel corso della riunione di maggioranza tenutasi quest’oggi in mattinata a Palazzo Chigi, contemplerà misure fiscali, di semplificazione e liberalizzazioni, “incentrato sull’economia”.

Misure che saranno esposte in Europa. L’annuncio è giunto dal ministro dei Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, al termine del vertice a cui hanno presenziato anche il Presidente del Consiglio Enrico Letta, il vice Angelino Alfano e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi. Il ragionamento fatto nel corso del meeting verte su alcune misure che dovranno essere oggetto di provvedimenti del governo, in parte disegni di legge in parte un ‘decreto del fare.

Procedimenti che saranno da attuare prima del Consiglio europeo del 27-28 giugno.

Il decreto, il quale sarà illustrato alle Camere da Letta, contemplerà inoltre misure di decontribuzione e defiscalizzazione dei nuovi assunti. L’obiettivo è infatti quello di recuperare 500mila posti di lavoro persi per via della crisi nell’arco di due anni.

La riunione di oggi è stata anche necessaria al fine di parlare dell’aumento dell’Iva. Stando al capogruppo del Pdl, Renato Brunetta, “l’orientamento della maggioranza è di non farlo a luglio e procedere entro il 31 agosto alla cancellazione dell’Imu”. Brunetta ha dichiarato che “l’importante è che ci sia la cancellazione dell’aumento Iva, un semplice rinvio sarebbe un segnale negativo”. Ci sono due scadenze, stando a quanto a dichiarato Franceschini: la prima è fissata dal Parlamento che prevede che si intervenga sull’Imu entro il 31 agosto e una più ravvicinata per cui serve una decisione sull’Iva entro il 30 giugno: ci lavoreremo. È presto per dare delle risposte, poiché si necessita di risorse.

Tre facili strumenti per costruire la propria pensione integrativa

 Pensioni ridotte all’osso già da adesso e la previsione che, in futuro, continueranno ad abbassarsi, grazie alla Riforma Fornero che prevede il solo standard contributivo per il calcolo del rateo mensile. Età pensionabile sempre più alta e impossibilità di accedere alla pensione anticipata, se non con importanti tagli dell’assegno pensionistico.

Dagli ultimi calcoli, infatti, si prevede che le pensioni del futuro potranno essere anche la metà di quanto il lavoratore ha percepito mensilmente di stipendio negli ultimi anni della sua carriera.

► Cosa succede se si smette di versare i contributi del fondo pensione integrativo?

Diviene quindi necessario per tutti i lavoratori provvedere alla creazione di un piccolo gruzzolo per il futuro, iniziando già da adesso a mettere da parte e far fruttare almeno un po’ di quanto si percepisce ogni mese. Si deve ricorrere alla pensione integrativa, il cosiddetto secondo pilastro, che per gli italiani rimane ancora un qualcosa di poco conosciuto, in quanto più predisposti verso gli investimenti a breve termine e non, come serve in vista della pensione, su quelli a medio e lungo termine.

Secondo un recente sondaggio del gruppo di consulenza Accenture, infatti, anche se il 90% degli italiani pensa che sia necessario ricorrere ad investimenti a lungo termine in vista della vecchiaia, ben il 61% degli intervistati ha dichiarato di non avere sufficienti informazioni e competenze per potervi accedere.

Qui proponiamo tre delle soluzioni più semplici per avere la sicurezza di una rendita aggiuntiva alle pensioni pubbliche erogate dall’Inps.

► La proposta giapponese alla crisi della previdenza

Fondi Pensione o PIP (piani individuali pensionistici)

Uno dei modi più semplici per avere una pensione di scorta, è quella di aderire ad un piano individuale pensionistico. È uno strumento semplice che dà la possibilità a tutti i lavoratori – sia dipendenti che autonomi – di contribuire alla loro pensione con un versamento periodico (nel caso di lavoratori dipendenti questo versamento può essere costituito anche dal TFR, il trattamento di fine rapporto).

I soldi che il lavoratore accumula nel proprio piano pensione sono gestiti da professionisti del risparmio e dell’investimento, che li faranno fruttare, impiegandoli sui mercati finanziari secondo il profilo di rischio scelto dal risparmiatore.

Il capitale accumulato con i versamenti e i rendimenti che si maturano dagli investimenti sarà accessibile al momento del pensionamento del lavoratore, che però, in caso di necessità, può anche scegliere di riscattarlo prima, per una quota pari ad almeno il 75% fino ad arrivare al 100%.

Dopo 8 anni di versamenti periodici, il lavoratore può anche decidere di ritirare fino al 30% del capitale accumulato.

► La Riforma Fornero fa risparmiare, ma chi paga?

Buoni Fruttiferi Postali (BFP)

I Buoni Fruttiferi Postali sono distribuiti da Poste Italiane e gestiti dalla Cassa Depositi e Prestiti. Il lavoratore può acquistare i  buoni con versamenti, per ognuno di loro, di 250 euro, ed è proprio questo il primo pregio di questo strumento finanziario, ossia la sua economicità, anche perché sul capitale investito nell’acquisto di Buoni Fruttiferi Postali non sono previste commissioni di alcun tipo.

Da evidenziare, però, che i rendimenti da Buoni Fruttiferi Postali sono sottoposti ad una tassazione pari al 12,5%.

I migliori BFP per chi vuole un investimento a lungo termine sono i Bfp indicizzati all’inflazione che garantiscono un rendimento annuo che cresce parallelamente al costo della vita.

Titoli  Inflation Linked

Anche in questo caso, come per i Buoni Fruttiferi Postali, investendo parte del proprio reddito in BTPI (Buoni del Tesoro poliennali inflation linked) si avrà la sicurezza che il proprio rendimento sia al riparo dall’effetto dall’inflazione. In questo caso il punto di riferimento è il tasso di inflazione europeo Europa.

Al rendimento di mercato dei Buoni del Tesoro poliennali inflation linked, si deve anche aggiungere un rendimento fisso, calcolato con una percentuale tra il 2 e il 2,6% all’anno.

Diversamente dai BFP, poi, questi strumenti finanziari hanno un costo maggiore, in quanto per la loro sottoscrizione è necessario il versamento di un capitale minimo di 1000 euro.

Rimpiangeremo Equitalia?

 Ancora non si fa luce sulla ingarbugliata situazione che si è venuta a creare in molte amministrazioni comunali in seguito alla fuoriuscita di Equitalia, la S.p.a. addetta al recupero crediti che lavora in collaborazione con l’ Agenzia delle Entrate, dal suo ruolo di ente di riscossione dei Comuni.

Pronto il nuovo riccometro, arriverà a fine anno

 Entro la fine dell’anno potrebbe essere pronto il nuovo riccometro, altro strumento del quale il Governo si è dotato per andare alla ricerca di coloro che approfittano di agevolazioni e sconti pur non avendone diritto.

► Guida al redditometro

È il passo naturale dopo il Redditometro, entrato in vigore da pochissimi giorni. Si tratta del nuovo Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente delle famiglie, al quale il governo ha fatto un restauro per permettere una maggiore efficienza dei controlli sui furbetti del welfare.

Come al solito l’Isee permetterà, anche nella sua nuova versione, di misurare le capacità di reddito delle famiglie e dedurne, così, se e in che misura possono accedere alle agevolazioni previste per le prestazioni sociali e socio-sanitarie, grazie anche al fatto che i contribuenti dovranno dichiarare nel nuovo Isee anche i patrimoni mobiliari, il possesso di auto di lusso, moto di grossa cilindrata o yacht, che concorreranno alla formazione della situazione economica equivalente.

Se chi ne possiede lo comunicherà nell’Isee, l’esclusione dalle agevolazioni per i servizi socio-sanitari dovrebbe essere automatica.

► Le modifiche al nuovo “riccometro”

Altra novità del riccometro è anche la garanzia dell’autonomia delle regioni nella determinazione e applicazione dell’Isee ai fini dell’accesso alle prestazioni sociali agevolate.

Solo oggi il tax freedom day

 Solo oggi, 12 giugno, tutti i lavoratori hanno potuto “celebrare” in Italia il cosiddetto tax freedom day, il giorno in cui ufficialmente hanno smesso di lavorare per pagare la contribuzione richiesta dallo Stato, cioè tutti i soldi che in quanto cittadini devono all’ erario e al fisco attraverso tasse ed imposte – e hanno iniziato a guadagnare qualche cosa. 

La burocrazia italiana frena gli investimenti stranieri per le rinnovabili

 Con gli ultimi incentivi predisposti dal Governo per le energie rinnovabili si è assistito ad un iniziale boom di investimenti che sono andati man mano scemando fino all’esaurimento dei fondi messi a disposizione.

► Finiti i fondi per il fotovoltaico

Tanti gli italiani che ne hanno approfittato, ma pochissimi gli stranieri. Il problema? La regolamentazione italiana in materia che, secondo il decimo rapporto annuale Ernst & Young “Renewable energy country attractiveness index”, è troppo burocratica, costosa ed inaffidabile e, quindi, non attrattiva per i capitali esteri.

Dal terzo posto di tra anni fa all’11° del maggio di quest’anno: un tracollo imputabile ai costi aggiuntivi – burocrazia e regole inaffidabili – che rendono vani i finanziamenti e i sussidi. Ad abbassare ancora di più il livello di attrattività dell’Italia nel campo delle rinnovabili ci sono poi il del credit crunch, i requisiti di Basilea 3 e la rivisitazione dello schema degli incentivi.

► L’Ue vuole creare un unico mercato per l’energia

La situazione italiana, comunque, è in linea con quella europea: il vecchio continente continua a perdere centralità, con solo Germania e Gran Bretagna che continuano ad essere meta degli investitori, a favore di paesi come Stati Uniti e Cina che si sono imposti come leader del settore, seguiti da economie in crescita come Brasile, Giappone, Canada e India.