I Comuni si organizzano per la Tares

 A partire da mercoledì scorso le amministrazioni comunali hanno iniziato ad organizzarsi per il futuro pagamento della Tares. E’ stato loro consentito l’ accesso, infatti, alle banche dati catastali, attraverso le quali gli amministratori locali potranno verificare la veridicità dei dati forniti dai contribuenti in merito alle metrature delle abitazioni. 

FiscOnline ti aiuta a compilare Unico 2013

 Sono in arrivo buone notizie per coloro che dovranno compilare il modello Unico 2013. La compilazione, infatti, la cui scadenza è fissata (salvo future ed eventuali proroghe) entro il 17 Giugno 2013, sarà molto più facile per coloro che sono registrati al servizio online dell’ Agenzia delle Entrate, FiscOnline.

Quasi 25 mila contratti attivati grazie al Fondo under 29

 Arriva in questi giorni una buona notizia per l’ occupazione italiana e per il mercato del lavoro in generale. Una nota del Ministero del lavoro ha infatti comunicato che, grazie al passato stanziamento di quei 232 milioni di euro del Fondo straordinario per l’ occupazione di giovani sotto i 30 anni e di donne di qualsiasi età, è stato possibile attivare un totale di quasi 25 mila contratti.

In arrivo il rating di Dagong per l’ UE

 Per il mondo finanziario internazionale sono in arrivo delle importanti novità a partire dal prossimo 13 giugno. In quella data, infatti, per la prima volta debutterà a livello europeo il rating di Dagong Europe, la società con sede a Milano sin dal 2012, che è stata recentemente autorizzata dall’ Esma ad emettere previsioni e stime a livello corporate sull’ universo economico europeo.

La produzione industriale perde il 4,6% ad aprile

 Ancora nessuna ripresa per la produzione industriale italiana. L’ Istat, nel suo ultimo rapporto, ha infatti rilevato come nel mese di aprile 2013 per quest’ ultima si sia potuto rilevare un calo dello 0,3% rispetto al mese di marzo e del 4,6% su base annuale.

Poste Italiane ha mutui convenienti a giugno

 Poste Italiane, a livello creditizio, finora non ha saputo offrire soluzioni convenienti ai mutuatari. Mentre sui prestiti ha adottato una pratica molto snella per l’analisi delle richieste e l’erogazione del credito, non si può dire lo stesso per i mutui.

Adesso, invece, e per tutto giugno, lo spread dei mutui di Poste Italiane, è calato sia per i prodotti a tasso fisso, sia per quelli a tasso misto e variabile. In più è offerta gratuitamente l’assicurazione obbligatoria per i casi d’incendio.

Tassi troppo alti per i prestiti su Postepay

Lo spread promozionale vale soltanto per il mese di giugno. Le famiglie che hanno in mente di accendere un mutuo, allora, possono rivolgersi anche a Poste Italiane, soprattutto se si ha bisogno di un mutuo ipotecario per l’acquisto o la ristrutturazione dell’immobile.

Prestito BancoPosta

Il mutuo BancoPosta è un prodotto conveniente anche perché è concesso in collaborazione con Deutsche Bank. Lo spread promozionale applicato ai mutui delle Poste Italiane sarà del 3,05% per i prodotti a tasso fisso e del 2,95% per le soluzioni a tasso variabile.

Certo è che non farà piacere a tutti sapere che il loan to value è del 70 per cento, a fronte della scelta di un piano d’ammortamento che duri non più di 25 anni. Per i mutui a tasso misto lo spread è del 2,95%.

 

Volvo inaugura un new deal

 Moltissime aziende tendono a delocalizzare la produzione in settore maggiormente convenienti, in paesi in cui la manodopera è a basso costo e c’è la possibilità di incrementare i profitti. Il futuro, dunque, è all’estero, nel caso dell’azienda Volvo, si sa che è in Cina.

FIAT Industrial ripensa ai suoi conti

In realtà, nel caso dell’impresa automobilistica in questione, non c’era molto da negoziare visto che Volvo appartiene ad un cinese e in Cina è stato aperto un nuovo stabilimento. L’avventura cinese è iniziata il 5 giugno quando a Chengdu, nel Sud-Ovest del paese, è stato aperto un nuovo stabilimento produttivo che in un anno dovrebbe immettere sul mercato circa 120 mila auto dando lavoro a ben 2500 persone.

Renault guadagnerà di più producendo in Francia

Volvo, infatti, ha deciso di espandersi e di farlo puntando sul mercato cinese dove, attualmente, è la quinta azienda automobilistica dopo BMW, Mercedes, Audi e Jaguar. Il riferimento  in questo caso è il mercato di lusso. Come dicevamo Volvo appartiene ad un cinese, l’imprenditore Li Shufu che è considerato anche uno degli uomini più ricchi del paese.

All’inizio il suo business era fatto dal gruppo automobilistico Geely, poi l’intuizione vincente con l’acquisto di Volvo, una casa automobilistica di origine svedese che al momento di entrare nelle mani di Shufu, apparteneva alla Ford americana ed è costata ben 1,8 miliardi di dollari.

Se il Regno Unito avesse adottato l’euro

 L’euro, in questo momento, è sicuramente una delle monete più bersagliate del mondo visto che anche la Germania è passata all’attacco rendendo il discorso valutario, lo sfondo “ideale” per la campagna elettorale. Dopo la querelle tra il gigante tedesco e la BCE che con l’acquisto di bond starebbe favorendo i paesi periferici come l’Italia e la Spagna, adesso i salotti della finanza sono interessati alla storia con i “se”.

Qualcosa sull’uscita della GB dall’Europa

Uno dei quesiti più ricorrenti è relativo alla sorte del Regno Unito: ci si chiede cosa sarebbe successo all’economia britannica se avesse soddisfatto i parametri richiesti da Maastricht, all’epoca, per entrare in Europa. L’UE era fortemente interessata a fagocitare la realtà inglese, tanto che avrebbe stiracchiato i requisiti d’ingresso nell’UE per consentire l’accesso inglese.

E se la Gran Bretagna uscisse dall’Europa?

Ma gli effetti di questa fusione quali sarebbero stati? Sicuramente, al di fuori del Regno Unito, avremmo assistito ad un boom creditizio accelerato che avrebbe portato più rapidamente alla crisi bancaria che comunque c’è stata. La crisi del settore del credito sarebbe stata più acre dell’attuale e sarebbe stata seguita dalla contrazione economica dei paesi Baltici.

I conti pubblici, sottoposti alla politica di austerity, sarebbero sprofondati sotto il peso della crisi e alla fine, in una situazione del genere, il Regno Unito avrebbe comunque lasciato l’euro.

Colpiti dalla crisi anche i più ricchi del mondo

 La crisi non risparmia nessuno e fare le spese della modifica delle condizioni economiche generali, ci sono anche gli uomini più ricchi del pianeta, il cui patrimonio, per quanto ingente, è stato di recente eroso dal perpetuarsi della recessione e dall’andamento delle quotazioni.

Burocrazia lenta e costosa, un peso troppo grande per le aziende

La crisi, alla fine, ha colpito anche i magnati ma su di loro, l’effetto, non è immediatamente evidente, nel senso che per quanto possano perdere terreno in ambito finanziario, non moriranno mai di fame e non dovranno certo trovare delle strategie alternative per sopravvivere.

Eppure, chi ha più soldi, ha iniziato a lamentarsi di quel che non ha più. L’indice Bloomberg Billionaires Index, per esempio, nel calcolare la somma della ricchezza presente nel mondo negli ultimi sette giorni, ha spiegato che i 200 uomini più ricchi della Terra hanno perso complessivamente 14 miliardi di dollari. Una cifra enorme soprattutto se si considera il breve lasso di tempo in cui è andata in fumo.

Dove vivono i più ricchi del mondo

Ma chi ha perso di più in termini economici? Il primo in questa speciale quanto triste classifica è sicuramente Carlos Slim che possiede il più grande operatore telefonico del mondo americano. Era il più ricco del mondo ma ha perso circa 8,3 miliardi di dollari ed ora, al collo, ha solo la medaglia d’argento, avendo dovuto lasciare il trono ad un grande ritorno: Bill Gates.

Valute e materie prime legate verso il ribasso

 Ci sono moltissime valute legate irrimediabilmente e storicamente allo scambio di materie prime specifiche. Queste valute variano sulla base della disponibilità di una materia e aumentano il numero di variabili che incidono sul Forex.

In questi giorni si prende atto che ci sono state delle quotazioni in forte decrescita legate all’andamento delle materie prime. In gergo, queste valute, si chiamano commodity currencies anche se fino a poco tempo fa, quando l’economia andava meglio, si era soliti chiamarle “valute privilegiate”.

L’oro ancora al ribasso va verso i livelli minimi

Le banche centrali, spesso, s’inserivano in questo flusso, attirando un gran quantitativo di denaro, tagliando i tassi fino a rasentare lo zero e via dicendo. Adesso, invece, in tempi di crisi, bisogna prendere atto di un bel po’ di cambiamenti.

Per esempio le materie prime, anche per effetto dei cambiamenti climatici, hanno perso valore e così hanno indotto con il loro comportamento, la diversificazione dei flussi di denaro degli investitori che hanno ritrovato interesse, soprattutto, per azioni e bond.

Allarme per carenza di elio

Alcune valute sono state al centro di una specie di bolla speculativa. Per esempio il dollaro australiano, il dollaro neozelandese, la corona norvegese, ma anche il rand sudafricano, il real brasiliano e il peso cileno, si sono adagiati troppo sui prezzi delle commodity.